proposto da Antonello Feola
in memoria di mio nonno, in occasione della ricorrenza del 5 marzo
dal libro di Mons. Dies
“… Erano le 17; alle 18 precise nel vento e nel mare procelloso una nave bianca… Che cos’è? Sogniamo? Sento dei colpi poderosi alla porta della chiesa, come in un lampo di luce si rischiara il panorama affogato nelle tenebre della tempesta, tutto cambia. Non sentiamo più vento nè mare…
Le campane della parrocchia e di S. Maria gridano nel cielo la nostra gioia, tutti corrono in Chiesa, S. Silverio di Ponza ci vede stretti al suo simulacro: non sappiamo che piangere e diciamo a Dio l’inno ambrosiano: Te Deum laudamus…
Gesù ci benedice di nuovo e al cuore ci ripete: habete fidem Deo.
S. Silverio ci aveva liberati dalla morte… Ma come?
Ecco il mirabile.
Giunto il nostro telegramma al Governatore d’Ischia, fu ordinato il trasbordo della farina e delle patate per Ponza dal M/V Maria della Salvazione di De Luca, su un vapore inglese, al comando di Lord Simpson, fratello della famosa signora Simpson d’Inghilterra.
Ma l’uscita dal porto d’Ischia era impossibile. Il sabato il temporale persisteva e la domenica, volendo proprio sfidare l’uragano, il vapore uscì dal porto. Era a bordo un nostro paesano, il Cap. e Arm. Antonio Feola d’Evangelista, animatore d’ogni iniziativa di bene in favore dell’isola, l’unico che aveva messo a disposizione del Comune e del popolo, come prima ancora dell’ampliamento della chiesa i suoi bastimenti, e suoi denari, egli che aveva invitato gli alleati e portato il primo pane, che dette in seguito i danari per costituire il monte di pietà di S. Silverio, che io stesso ho fondato e gestito senza interesse per le somme e senza limite di scadenza per i pegni e che in fine donò alla chiesa le 170.000 lire del fondo pegni.
Costui retribuito poi con la nomina di Sindaco, impreparato ai maneggi dell’amministrazione, pagò con lungo processo i suoi sacrifici, ma si vide finalmente assolto dalle gravi imputazioni per il bene che aveva sempre fatto ai suoi fratelli.
Era dunque a bordo allorché vide in imbarazzo il capitano Simpson che temeva seriamente di navigare.
Sturò allora sul ponte una bottiglia di whisky e porgendola al frigido inglese, con motti d’augurio in lingua francese ne calmò le apprensioni, e allora l’interna eccitazione dell’alcol, superò quella esterna dei venti e del mare, fino a che, nella crescente euforia, il capitano non si sdraiò sul sofà…
Il vapore s’inabissava e risaliva sui vortici paurosi, era pazzia proseguire, ma bisognava arrivare a Ponza e… finalmente si giunse… solo per volontà di Dio e per l’ardimento del Ponzese rotto a ogni tempesta e sicuro della protezione di S. Silverio.
Il giorno seguente ogni sacerdote celebrò in canto e al termine delle messe concludemmo con messa solenne e l’offerta d’un cero votivo al santo in ricordo della grazia ottenuta. Offerta che col triduo, Ponza ripete ogni anno, memore della grande protezione alla nostra richiesta di soccorso.
Quel 5 Marzo sembrava il dì di Pasqua.
D’allora quella ricorrenza è diventata la solennità del patrocinio di S. Silverio su Ponza e sui Ponzesi.”