Ambiente e Natura

A Franco. Sul nome di ‘Ponza’

di Pasquale Scarpati

 

Caro Franco

Seguo con interesse ciò che  scrivi. Mi sarebbe piaciuto ascoltarti di persona. Spero vivamente di poterlo fare quanto prima. Sono rimasto un po’ perplesso dall’ultimo intervento a proposito del nome della nostra cara Isola (leggi qui).
Forse perché io, come al solito, sono ancorato alle vecchie cose, prima di accettare quello che molti dicono (forse per fare qualche scoop) ci ragiono un po’ su. Mi sembra strano, infatti, che il nome Ponza possa derivare da Penta (cinque) e non da Ponto (mare). Lo stesso dicasi di Pandataria (Ventotene) che a ben vedere vuol dire “donatrice di tutto” (forse perché, pur nel suo piccolo, la piccola isola riusciva a soddisfare le non troppe esigenze di coloro che vi approdavano) per cui gli stessi rimanevano meravigliati di ciò che trovavano.
Orbene coloro che si avventuravano nel vasto mare (detto “pontus” anche dai Latini) più che contare, davano il toponimo da ciò che trovavano o dall’impressione che il luogo dava. Penso pertanto che, come ho avuto già modo di scrivere, colui o coloro che arrivarono sull’Isola certamente non la conoscevano. Andando a caccia o alla ricerca di legname o di altre cose, sicuramente saranno arrivati sulla Guardia dove, verso sud-ovest non si vede che il mare aperto, per cui ai greci sarà sembrato di giungere ai confini delle terre, non vedendo altro che un’unica isola (Palmarola) e poi il mare sconfinato. La Sardegna era “territorio” dei Phoeni).

Quei pochi che si avventurarono nelle paludi prospicienti il mare di Pontia o più probabilmente altri provenienti da “Pontos”, poi, chiamarono quelle terre “Ager Pontinum” (quasi a voler dire che vi erano buoni rapporti con quelle terre; non dimentichiamo, poi, che questi rapporti ci sono stati fin dalla preistoria). Nelle giornate limpide  lo sguardo abbraccia quasi tutte le isole compreso Ischia ed anche Procida che appartengono, oggi, all’arcipelago napoletano, per cui mi sembra strano che si sia fatta una netta divisione tra queste ultime isole e tutte le altre; né, procedendo verso occidente, Ponza è l’ultima delle cinque (escludendo Gavi) isole, bensì Palmarola.
Un’ultima considerazione. Non bisogna pensare all’Isola così come la vediamo adesso. Non porto borbonico, non strada (quella per intenderci che chiamiamo, per l’appunto, “via nuova”).
Faccio un esempio: alcune persone mi hanno raccontato che, agli inizi del secolo scorso, ‘S. Antonio’ non era così come la vediamo oggi (vi era solo spiaggia “ la rena”), né esistevano i tunnel per cui le strade che congiungevano ‘i Conti’ e ‘S. Maria’ al porto erano quelle che passavano e passano al di sopra del tunnel di S. Maria e poi si passava al di sopra di ‘Giancos’ e si scendeva (giocoforza) a S. Antonio per la strada detta ‘della S. Croce’.

Penso che, quando non esisteva il porto borbonico, qualche strada (se così si può chiamare e se esisteva) doveva passare al di sotto di quella zona che poi sarà chiamata ‘gli Scotti’ (lo stesso dicasi per ‘Le Forna’).

A S. Maria esistevano altre “strade” che si inerpicavano verso la “grotta del Serpente” e grotte dove, in seguito, saranno nascoste (in mezzo alla paglia) le giovani fanciulle ed i “tesori” quando vi era l’attacco dei Saraceni.

D’altronde anche noi siamo stati testimoni di modifiche al territorio e di un avanzamento nel mare (mi riferisco alla costruzione della “banchina nuova”).
Immagino quindi un’isola dove, da una parte, il mare era padrone e signore del tutto ma l’uomo dall’alto – perché, una volta tirata a secco la nave o a oriente o a occidente, bisognava per forza inerpicarsi su per i costoni di roccia – (per evitare questo saliscendi, i Romani, in seguito, costruirono il tunnel di Chiaia di Luna) – sembrava, lui, il dominus poiché il suo sguardo spaziava sulla sua infinità.

 

Un’idea: non sarebbe il caso che si attuasse un progetto anche a livello scolastico intitolato: “Alla scoperta degli antichi sentieri”? Con tutti gli annessi e connessi (storia, misure, foto, visure, come, eventualmente, intervenire per ristrutturare, come si vorrebbe che fosse ecc.)?

Un abbraccio, Pasquale

1 Comment

1 Comments

  1. arturogallia

    11 Febbraio 2013 at 14:47

    La questione dell’origine del nome è stata affrontata da più autori, tra cui Tricoli, Apollonj Ghetti, Baldacci ed altri. Ciò che è certo è che in alcune carte di fine 500 – inizio 600 Ponza era denominata “Isola di Pontio”, altre volte il riferimento è all’arcipelago: “Isole di Pontio”.
    Altre volte si trova il termine “Pontia”. Tuttavia, il termine “Ponza” e “Isole Ponze” era già in uso allora.

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