di Franco De Luca
Gli anni, i nostri anni, ci hanno resi amici, incosciamente. Poi i ricordi, anch’essi ci si sono messi a intessere i nostri sentimenti. E così, involontariamente, sono gli stessi.
Anche se non prossimi, anche se non vicini, il cammino percorso è stato lo stesso.
E quanti ne ritroviamo accanto, con lo stesso spirito: c’è Enzo, c’è Mimma, c’è anche Martina, che procede spedita, un po’ più avanti perché lei è ansiosa di svelare il passato; noi soltanto di guardarlo da lontano.
Da lontano, perché ne valutiamo la lontananza e la apprezziamo.
Ponza sta svanendo in un’atmosfera di indolenza: soffusa, corposa, inevitabile.
I cronisti delle vicende odierne sono animosi, sono corrivi, perché la dimensione dell’irreversibilità li incattivisce. Si è superato il punto critico, e l’irreversabilità è scattata.
Spero che sia una errata valutazione quella mia, ma non posso tacere quello che mi appare evidente: l’aleatorietà ricopre e avvolge ogni proposito che guardi la dimensione “cittadina” dei Ponzesi.
Non di Ponza ma dei Ponzesi.
L’isola di Ponza è un’espressione geografica che sottosta alle leggi fisiche più che a quelle umane. I Ponzesi, ossia noi, diamo vita ad un’espressione sociale, più sensibile e soggiacente alle leggi umane.
Ponza racconta oggi attesta il mio convincimento: l’aleatorietà ci sovrasta. Rapporti sociali frugali, fragili e sospettosi; scambi commerciali privi di valore dell’onestà; incontri religiosi viziati di spettacolarità; intese politiche nessuna; intese amministrative inconsistenti.
Un clima cittadino “interno” sfilacciato e diffidente, senza valenza comunitaria.
Diverso, caro Pasquale, da quello che tu decanti come espressione del passato. Diverso.
Ma la realtà è questa, scivola sui basolati della “piazza”e li consuma, e si perde nel mare. Non riesce ad aggrumarsi intorno a nessun valore. Noi non riusciamo a stringerci intorno ad un ideale che ci unisca. Così è ora.
Perciò i tuoi limpidi trasporti negli anni ’50 e ’60 sono tonificanti. Per questo “cuore ponzese” che batte: per te, per Silverio Lamonica, per Lino e per altri che attraverso questo sito si ri-affratellano.
I tuoi ricordi sono un collante tremendo.
Te ne ringrazio.
Francesco De Luca
Pasquale
2 Gennaio 2013 at 13:30
Caro Franco
Lo so: oggi avviene ciò che tu chiaramente scrivi. Oggi, inoltre, si tende piuttosto a galleggiare come il sughero o la pietra pomice o qualche altra cosa, che scendere in profondità:l’apparire, tra l’altro, è la cosa più importante. Ma, lo sai, galleggiando, si corrono vari pericoli. Il primo è quello di essere trasportati dalle correnti, ora di qua ora di là, e quindi di andare a sbattere contro qualche scoglio, visibile o seminascosto, e frantumarsi se si è fragili; il secondo, non meno grave, è quello di essere divorati, se si è commestibili e appetitosi, un po’ da tutti: dagli uccelli “ neri”( come dice il Carducci in una celebre poesia) o da qualche predatore che sale improvvisamente dai fondali.
Noi apparteniamo ad una generazione che, giocoforza, si è fatta “ le ossa” in tutti i sensi. Ogni cosa, si può dire, l’abbiamo anche conquistata sulla nostra pelle. Erano i tempi e non ce ne siamo accorti. Nell’ambito scolastico, ad esempio, abbiamo dovuto subire mille pressioni fin da quando eravamo bambini. Ricordi, infatti, il primo esamino che dovemmo sopportare per passare dal primo ciclo delle elementari al secondo e poi due, dico due, esami al termine della quinta elementare se si voleva accedere alle scuole medie, di cui uno, quello di ammissione, davanti ad una commissione del tutto sconosciuta? Questi ostacoli li abbiamo affrontati e superati con le nostre “mani”. A causa, infatti, del luogo natìo,delle circostanze e dei tempi, pochi erano gli aiuti validi che i nostri genitori potevano darci. E così avveniva in altri settori della vita quotidiana. Lungi da me come da te, penso, il ritorno al passato così com’era: non è possibile e, se fosse, sarebbe una iattura. La storia, si sa, non si ferma mai,non può,prosegue il suo cammino, divora i giorni e gli anni; qualche volta, però, nel suo incessante movimento, torna indietro anche se non allo stesso livello del passato. Chi non è preparato a questa inversione di tendenza potrebbe essere inesorabilmente spazzato via, per cui, penso, sia buona cosa indurre i giovani prima alla conoscenza ( senza la quale, a mio parere, non si può seriamente discutere di nulla) e poi, di conseguenza, alla riflessione. Ma la conoscenza presuppone comunque un impegno serio e costante che, purtroppo, molti non vogliono, non possono e soprattutto non sanno affrontare. Molte volte, infatti, questo avviene non per loro colpa ma perché irretiti da tutto ciò che li circonda e si sa l’uomo tende, per sua natura, a scegliere la strada più comoda che non sempre coincide, però, con quella più sicura e affidabile.
Ogni cosa, anche quella che sembra la più banale perché usuale, ci viene dal passato e ci è stato insegnato. Anche questo spesso, si cerca di far dimenticare. Come i cinesi insegnano ai loro bimbi ad usare le bacchette per mangiare il riso, e gli altri popoli i loro usi e costumi, così a noi, i nostri genitori, hanno insegnato, con le buone ed anche con le cattive e con il loro ed il nostro impegno costante, qualsiasi atto della vita quotidiana. Però non ricordiamo più lo sforzo profuso. A molti giovani, pertanto, sembra che il mondo sia stato sempre così come lo vedono,che hanno imparato ogni cosa da soli e soprattutto senza sforzo , per cui corrono avanti senza mai fermarsi, cercando tutto e subito, possibilmente senza sforzo. Assolutamente, proprio perché giovani, devono correre ed andare avanti ( l’abbiamo fatto anche noi), ma ogni tanto, secondo me, devono fermarsi un pochino e possibilmente voltarsi. Auspico e tendo affinché, pur guardando avanti, ogni tanto essi si voltino indietro e osservino, sottolineo osservino, ciò che accade o è accaduto alle loro spalle. Sicuramente troveranno qualche “ sorpresa” che li stimoli vieppiù a proseguire nel percorso della vita e li aiuti a superare le difficoltà che inevitabilmente si frapporranno nel loro cammino! Forza, che ce la si può fare! Con questi auspici auguro a te e a tutti un felicissimo anno nuovo – Ti abbraccio con affetto – Pasquale