di Giuseppe Mazzella di Rurillo
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La scoperta dell’Europa per un ragazzino di 15 anni negli anni 60 del 900 avvenne a scuola. Non per l’insegnante di Geografia. Ma per quello di francese. Il nostro prof di francese al primo anno 1963/64 del corso b di ragioneria all’Istituto Tecnico “Enrico Mattei” di Casamicciola si chiamava Biagio Lauro. Era laureato in Giurisprudenza ed abilitato all’insegnamento in francese. Lo aveva appreso in Francia ed aveva sposato una francese. Il suo metodo di insegnamento non era tradizionale. Potevamo passare un mese sulla stessa lettura dalla quale ci insegnava la grammatica e la fonetica con quelli accenti dappertutto che ci facevamo impazzire. Abbiamo avuto noi – quelli del corso B di ragioneria dal 1963 al 1968 – il prof. Lauro di francese per 4 anni. Ci lasciò in quinta perché arrivò un professore ordinario con più titoli di lui. Insegnamento classico che ci sconvolse. Eravamo abituati ad un Maestro che ci faceva amare il francese e la Francia. Ci portava in classe il giornale “Le Monde” che usciva per l’estero in una edizione “ebdomadaire” cioè settimanale. Ci spiegava “la Francia”: la sua storia, i successi ed i fallimenti, la sua organizzazione politica dei tempi moderni e le sue cinque Repubblica e quella di allora la quinta diretta dal generale Charles de Gaulle. Ero il più attento della classe. Mi dava entusiasmo la lingua, la storia ed i personaggi così a 15-16 anni compravo “Le Monde” o “Le Figaro” per leggere in francese col massimo sforzo e l’aiuto del vocabolario le “conferences de presse” di de Gaulle. Erano solo due all’anno. Ed erano le occasioni in cui de Gaulle faceva grandi annunci. Dai giornali arrivai al libro. Lessi le “Memorie di guerra” del generale de Gaulle. Capii cosa era la “grandeur” cioè la grandezza della Francia che questo uomo alto due metri con un enorme naso, bersaglio prediletto della satira politica, voleva imporre ad un mondo diviso in due sfera di potere: gli Usa da un lato e l’Urss dall’altro.
Questo de Gaulle voleva imporre un suo tempo di “grandeur” della “grande nazione” al mondo intero cioè a Kennedy degli USA ed a Krusciov dell’Urss. Aveva una concezione di un’Europa di popoli non di stati. Era assolutamente scettico sulle volontà degli stati d’Europa di riunirsi in uno solo. Ma avvertiva la necessita storica di un’Europa “terza forza” nel mondo che dopo il 1945 ed il 1949, cioè con la Cina, era obbligata ad essere una “terza potenza mondiale” perché da almeno 500 anni la storia del mondo andava così
Le memorie ‘di speranza’
De Gaulle – salvatore della Francia nel 1944 poiché fondatore della “France libre” nel 1940 – ritorna al governo nel 1958 e per undici anni governa la Francia. Chiama le sue memorie: Memorie di guerra e memorie di speranza – Mémoires de guerre et mémoires d’espoir. Le ho lette. Sono inconcluse.
Muore nel 1970 senza aver avuto il tempo di finirle.
Credo che la vita e l’opera di de Gaulle dovrebbero essere studiate nelle scuole. Oggi più di ieri. Studiare non come una Bibbia ma come un percorso di un uomo di Stato che decide in storici momenti. Come Churchill in Gran Bretagna.
Da queste esperienze dobbiamo trarne l’insegnamento per governare gli scenari politici mondiali di oggi. Tra Trump e Putin dove deve andare la “vecchia Europa”? Dobbiamo fare una unità politica, nella misura possibile, ma é chiaro che la Francia e la Germania hanno l’onere maggiore. Rispetto al 1945 l’Europa non è alla fame. È questo che non capisce il rozzo Trump. Saprà trovare una volontà unitaria perché ha capito in 70 anni che non ha alternativa alla forza in sé stessa in un mondo dove appare sempre un despota di turno.
Parigi e Berlino.
Ho visto Parigi a vent’anni anni nel 1970 e lo stesso anno Berlino ovest, allora c’erano tre Germanie non una sola, ed allora sono diventato “europeo”. Sono italiano, francese e tedesco e voglio essere anche inglese. Sono europeo di pace e di cultura ma mi inserisco negli europei dell’azione con la teoria. Vengo da Stuart Mills. Per questo sarò a 75 anni a Roma il 15 marzo.
