di Roberta Pomella
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Il viaggio in Marocco con il gruppo de La Scrittura del Viaggio è stato ricco di esperienze e di stimoli alla scrittura; nella suggestione del titolo di un libro di Marquez: Vivere per raccontarla (Vivir para contarla, 2002). Otto persone condotte da un guru che ha un nome – lo scopriremo solo leggendo – e da una Pratica Locale (PiElle, da qui in poi, come Passaggio a Livello), preziosa e insostituibile ‘guida galattica’ per realizzare la nostra ambizione di essere più viaggiatori che turisti.
Abbiamo già proposto sul sito alcuni scritti su questo viaggio – leggi qui e qui -, non precisamente racconti di viaggio, ma testimonianze di un modo di viaggiare. Attività peraltro molto frequentata dai ponzesi, già gente di mare e di terra, che finita la loro stagione turistica, volentieri sciamano per il ‘globo terracqueo’.
Stay tuned, restate sintonizzati
Sandrorusso
L’arte della contrattazione
di Roberta Pomella
Lo sguardo percorre tutta la merce esposta nel negozio del mercato e poi si ferma su alcune scatole tondeggianti, lì in basso, proprio ai miei piedi. Subito si avvicina un giovane venditore, alto, magro, bruno, vestito all’occidentale, dall’aspetto anonimo. Pur essendo una principiante nell’arte della contrattazione, apprezzo che non appaia aggressivo e invadente, ma attento alle mie indicazioni. Apre la scatola con un gesto lento e sicuro, io non avrei saputo come fare, me ne mostra l’interno: – Radica! – dice con tono sommesso.
– Di che legno?
– Tuia, tuia!
– Aaah… – annuisco fingendo di intendermene – Quanto costa?
– 250 dirham.
Dopo un rapido calcolo, come mi hanno insegnato, rilancio – 100! -, ma subito abbandono la contrattazione e sposto lo sguardo su scatole più grandi.
– E queste? – Lui silenzioso ripete la dimostrazione e me ne consegna una.
Mi piace la sensazione di liscio e lucido all’esterno in contrasto all’interno scabro e opaco, ne immagino già il contenuto.
– Quanto costa?
– 350
– 150 – 300… 200 – 250… sono le cifre che rimbalzano, fino a: – Va bene 250! – chiudo, determinata ad ottenere la mia scatola.
Sono soddisfatta, lui invece sembra voler chiudere in fretta la contrattazione con un certo disinteresse. Anche lui alle prime armi? Pago in contanti, lui a fatica racimola il resto: banconote stropicciate, “vissute”, piegate su se stesse. Un resto di poco valore in cambio delle mie banconote nuove ricevute dal cambio. La scatola però è un piccolo tesoro. Sono soddisfatta, ma subito sento un retrogusto amaro: anche il commerciante sembra al suo esordio, insomma un mezzo successo.
Rinfrancata dall’esito positivo della mia prima contrattazione, mi avvio inconsapevole a un nuovo confronto. Seguo la mia amica nel negozio accanto, convinta di assistere da spettatrice alla sua contrattazione. Il commerciante ha l’aria più scafata, avanti negli anni, il viso tondo, un po’ sdentato, tono di voce mellifluo, prodigo negli abbracci. Indossa abiti occidentali un po’ dimessi, ma sembra il capo. Gli anelli esposti nelle vetrinette attirano fatalmente la mia attenzione, senza intenzione, così per passare il tempo.
Il commerciante fiuta il mio interesse: – Cosa preferisce? Con pietre o senza pietre? -commetto l’errore di specificare le mie preferenze, ormai è fatta! Provo alcuni anelli, troppo piccoli.
– Posso adattarli in poco tempo, non è un problema! – mi rassicura e con gesto deciso li ripone su un ripiano a parte. Sento che sta prendendo il controllo. Mi sposto su nuovi set di anelli, ma lui segue il mio sguardo implacabile. Vorrei guardare senza essere vista, gli occhiali scuri non nascondono abbastanza i miei occhi. All’improvviso ecco il mio anello! Etnico quanto basta e la misura è perfetta.
– Ah è molto bello, è un disegno berbero! – ne intesse le lodi alzando il tono di voce.
– Quanto costa? – chiedo timidamente.
– 900 dirham – sentenzia sicuro. Rilancio: – 550!
– No, madame, è argento! – aggiunge irremovibile. Mi sento costretta ad alzare sempre di più il prezzo. L’anello mi piace e lui l’ha capito benissimo. Arriviamo a un accordo non molto lontano dalla cifra che ha stabilito all’inizio. Mi abbraccia e mi stampa un bacio sulla guancia: sono infastidita ma ce l’ho fatta, almeno così penso, ho il mio anello e ho eseguito discretamente il compito. Quando però controllo la ricevuta scopro con stupore che il prezzo è maggiore di quello concordato.
– Ma avevamo detto 700! – esclamo arrabbiata. Lui, con un sorriso sornione: – È quello concordato, Madame, non ha sentito bene, 800!
La mia fastidio si spegne di fronte alla sua eleganza, al suo sorriso a bocca chiusa che nasconde la brutta dentatura. Mi sento disarmata e sorrido a mia volta. È un vero commerciante marocchino!
E la sera al telefono con il mio compagno mi becco un’altra lezione:
– Non sai proprio contrattare, io lo faccio tutti i giorni! -, seguita da una spiegazione che mi fa sentire piccola e inesperta.
Per tutta risposta gli invio una foto del mio anello.
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