Racconti

L’isola EÈA esiste ancora

di Bixio

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Nell’ampia vallata tra Santa Maria e I Conti, viveva la maga, e lì operava i suoi artifizi. Come ben descritto da Omero nell’Odissea è lì approdarono il prode Eèo /Ulisse e il suo logoro equipaggio di naufraghi, nel fiordo di mare che ancora oggi chiamiamo mar’e coppa (mare di sopra), che dalla spiaggia attuale si insinuava fino alla zona dei Conti. Ora il mare non c’è più, interrato dai detriti portati dal lavo nel corso dei secoli e anche l’accesso si è insabbiato.
La reggia di Circe, ora coperta dall’abitato di Santa Maria nei pressi della chiesa, era situata proprio sull’ingresso del fiordo e da quella posizione certo non passò inosservato l’approdo di Ulisse.
Circa un anno, passò.
Il Fato, padrone degli umani sentimenti, usò il suo canto ammaliatore e la maga i suoi incantesimi per trattenerlo, ma a nulla valsero le magie. Egli volle andare via, volle fuggire da quell’isola meravigliosa e incantata. Il richiamo di Itaca, della moglie Penelope, del figlio Telemaco era troppo antico e sofferto per resistere, eppure… Eppure anche all’epoca Ponza lasciava tracce nei cuori dei naviganti, infatti Ulisse prima di morire chiese al figlio di riportarlo sull’isola Eèa per esservi sepolto.

Alle prime ombre della sera l’imbarcazione appariva come un punto lontano sull’orizzonte fuori l’attuale punta della Guardia; si avvicinava faticosamente a vela con il vento contrario fino a raggiungere con i lunghi remi una piccola insenatura a ridosso, il piccolo anfiteatro marino dell’attuale “Bagno vecchio”. Appena la prua sfiorò la battigia, alcuni uomini saltarono sulla spiaggia e iniziarono ad armeggiare con una lunga tavola che dalla murata fungeva da passerella verso l’arenile ghiaioso.


Nelle ombre della sera ormai avanzata si distingueva la sagoma del natante; doveva essere una trireme di fabbricazione ellenica, proveniente da coste lontane. Iniziò a scendere tra le pietre una parte dell’equipaggio, le fiaccole accese per illuminare il cammino. Nel silenzio dell’insenatura lamenti luttuosi e preghiere accompagnavano il feretro di Ulisse portato a spalla dalla ciurma per un malagevole sentiero intagliato nella roccia, fino alla sommità del ciglio. Illuminate dalle fiaccole, iniziarono le operazioni della sepoltura, che fu eseguita nella roccia di tufo, chiudendo poi il loculo con grosse pietre.
Poi i marinai ridiscesero alla spiaggia, tra preghiere e canti di addio al loro Re. Infine, in silenzio spinsero l’imbarcazione nel centro della piccola baia e ripresero il largo verso il mare aperto. Itaca era lontana!

Nel periodo tra gennaio e febbraio tempeste di vento ed uragani percuotono l’isola con tutta la loro forza. I marosi si scagliano sulla riva, come per ghermirti; il vento ti trascina. Lotti con accanimento anche solo per rimanere fermo. Il vento salmastro ti sferza il volto e fa bruciare gli occhi, piegandoti, cercando di strapparti da sopra quel promontorio… Come osi sfidarlo? Chi sei tu piccolo uomo che ti arroghi la follia di risalire il tempo e vedere cose che non devono essere viste da persona mortale? Tu avverti il freddo del sangue che scorre, ma scorre e diventa fuoco nelle vene, facendoti sentire l’unico essere sulla faccia della terra.


Note

La necropoli dei Guarini, sopra Chiaia di Luna è di epoca romana, mentre quella del Bagno vecchio è più antica, risalente al periodo tardo/fenicio, o ancora precedente, del periodo Miceneo, come le nicchie a conchiglia delle tombe del Bagno vecchio testimoniano. È in quell’area che bisogna cercare il sepolcreto di Ulisse! Le tracce, la testimonianza sono ancora in quel luogo che aspetta, nella necropoli del Bagno vecchio. Da sempre la ferocia del paesaggio, la natura inospitale difendono quei luoghi. Questi luoghi… bisogna amarli veramente per resistere, fino a far parte di essi, fino a farli parlare.

Da mio cugino Emilio Iodice studioso, già ambasciatore Usa in molti paesi, una testimonianza dell’interesse archeologico per Ponza come terra di approdo di Ulisse. Leggi qui: https://www.ponzaracconta.it/2018/05/09/quando-ulisse-giunse-a-ponza/

Sull’immagine notturna del Bagno vecchio, cliccare per ingrandire

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