di Enzo Di Fazio
Settimana di tregua quella che ci siamo appena lasciati alle spalle. Tregua per il numero di articoli pubblicati, “appena” 25, contenuto rispetto alla media dei 35 cui ci eravamo abituati nelle ultime settimane.
Tregua è comunque una parola che ci piace in un’epoca fatta di contrasti, guerre, battaglie non solo condotte con le armi ma anche con l’abuso delle parole.
Ci piace ma non ci mette tranquilli perché etimologicamente tregua, prendendo a prestito quanto scrive la Treccani, vuol dire sospensione delle ostilità in un teatro di guerra per raccogliere feriti, seppellire morti, prendere misure igieniche, o chiedere ordini e istruzioni per agevolare trattative, cessazione temporanea da una lotta, da rivendicazioni, anche tra fazioni o partiti politici… Significa tutto questo ma non fine delle ostilità.
La parola tregua la vorremmo vedere coniugata con la parola Pace ove questa prenda il sopravvento per riempire la prima di significato buono e di valore.
E non saranno mai abbastanza gli sforzi perché questo avvenga visto quello che sta accadendo nel panorama internazionale.
Non possono non preoccupare le decisioni assunte recentemente dalla politica americana nei confronti di un’organizzazione umanitaria come l’agenzia UsAid o quelle di politica estera nei confronti della crisi medio-orientale, sponsorizzata quasi come un’operazione d’investimento immobiliare.
C’è la diffusa ambizione dei potenti della terra di allargare i propri confini, presi come sono da ostentate manie imperialistiche, senza alcuna considerazione dei valori democratici, della dignità dei popoli e dei legami che questi hanno con le proprie terre e con la propria storia.
L’annessione avviene prima con le parole cambiando il nome dei luoghi attraverso una pressante propaganda per raccogliere consensi, il giusto terreno per andare oltre.
Scrive Paolo Rumiz che il vero potere si nasconde nelle mappe. La propaganda è talmente amplificata al punto da assumere le sembianze della verità e le carte geografiche ne diventano il luogo ricettivo. Così sulle mappe, con la manipolazione dei nomi e dei colori, avremo ciò che i potenti hanno nella testa ancor prima che il potere abusato lo realizzi sul terreno. È un po’ la ’tecnica’, per descriverla alla maniera nostra, dell’usucapione, pratica molto nota nel nostro mondo isolano.
A metà settimana abbiamo festeggiato il 14° compleanno. Siamo nell’età adolescenziale – dice Luisa. L’età che prelude alla giovinezza, delicata fase di passaggio tra l’infanzia e l’età adulta con i cambiamenti fisici e psicologici che comporta. Quell’età, però, non rispecchia le risorse umane che sono alla guida del sito dove non basta la presenza di Martina, che consideriamo sempre la nostra mascotte, ad abbassare la media anagrafica.
Si va avanti con gli acciacchi che procedono allo stesso ritmo del tempo che passa senza vedere gente all’orizzonte disposta a raccogliere il testimone.
In occasione di questo compleanno ci saremmo aspettati qualche augurio in più. Se non fosse stato per Gabriella Nardacci, sensibile protagonista di alcune bellissime pagine della nostra storia (per leggerle basta andare nella ricerca per Autori), non avremmo saputo con chi condividere la torta.
La ringrazio per il sostegno che ci dà e che non ci ha fatto mai mancare, un motivo per proseguire per la nostra strada fin quando ce la faremo.
Le porte del sito sono sempre aperte.
Ne approfitta intanto un lettore per chiederci notizie su Franco Feola, uno dei fondatori della centrale elettrica di Ponza. Qualcosa abbiamo recuperato, confidiamo di poter dare altri dettagli.
Con gli scritti di Franco De Luca registriamo i momenti intimi dell’isola che la stagione invernale esalta e fa uscire allo scoperto, come avviene attraverso la bella chiacchierata con Vecienzo finefine. C’è tanta sensibilità e tanta esperienza nelle singole persone che, se accomunate, possono fare la differenza ed essere la chiave di svolta del vivere insieme. Come è avvenuto con il bell’evento Serata di lettura ad alta voce, di cui si è fatto promotore Gino Usai e di cui Franco ha raccontato alcuni momenti (1), (2) e (3), un’occasione di aggregazione e di socialità che ha reso viva l’isola, a dispetto del vento, del freddo e del mare grosso.
Una raffigurazione della comunità isolana questa, però, molto diversa da quella che descrive Enzo Di Giovanni nella sua interessante analisi dell’isola migrante. Tra i tanti temi affrontanti in questo pezzo fa riflettere come residenzialità e desertificazione siano problemi comuni a molte realtà isolate e non solo isolane. Il fattore identitario ha la sua importanza ma da solo non basta a legare l’uomo alla terra d’origine in un’epoca in cui le problematiche della vita e l’esigenza di soddisfarle scompongono le famiglie. Così, per quanto riguarda la realtà ponzese, per molti Formia è diventata la terra di frontiera – come la chiama Enzo – e il porto il cordone ombelicale con l’isola.
L’isola intanto esprime la sua esperienza amministrativa che sicuramente ha un’influenza determinante sulle scelte della comunità come sulle condizioni di vita. Un po’ di cose le apprendiamo dalla stampa quotidiana.
Ci sono interventi attinenti a problematiche di cui Ponza soffre da tempo, come la raccolta rifiuti, l’assistenza medica d’urgenza attraverso l’eliambulanza e l’impegno, anche finanziario, per la fruibilità di Cala Fonte.
Conforta il ripristino del Giudice di Pace a Gaeta così come la destinazione di un nuovo parroco alla comunità fornese, vista l’impossibilità di trattenere l’amato Don Francesco. Apprendiamo, infine, che il Comune ha aggiornato la toponomastica dotandosi di un nuovo stradario, tema – ricordo – molto dibattuto negli anni passati.
Sempre dalla stampa un nutrito numero di articoli sul discusso progetto di collegare Ventotene a Santo Stefano con una funivia, opera che secondo i sostenitori dovrebbe portare sulle due isole turisti per 365 (!) giorni all’anno.
Mettere d’accordo ambientalisti, comunità locale, Commissario di governo e amministrazione comunale non è facile. L’importante è che si tenga conto che ci troviamo in un’area protetta e che Santo Stefano, con il recupero del suo carcere, vuole essere la realizzazione di un polo culturale, con un Museo ed una Scuola di alta formazione, fruibile sì da tutti ma non da chi intende andarci per scattare dei selfie con il carcere alle spalle.
E passiamo a tutto il resto che il sito ha proposto nella settimana.
Di mare e di pesca avventurosa, da far pensare a Moby Dick, l’enorme balena bianca di leggendaria astuzia e ferocia creata dalla fantasia di Melville, ci parla Tonino Impagliazzo nel suo racconto sulla pesca del pesce spada e l’odore del sangue.
Fantasioso ma non distante dalla realtà, il breve toccante scritto sull’anonimo soldato di Bixio, uno dei tanti soldati che, ieri come oggi, muoiono senza sapere perché e senza nemmeno avere una degna sepoltura.
E vittima delle ingiustizie della guerra è stata sicuramente Mirella Romano che nell’affondamento del piroscafo Santa Lucia ha perso, in tenera età, il proprio padre. Mirella Romano che è stata protagonista a Formia, portando la propria testimonianza, in un incontro con gli studenti del Liceo Cicerone in occasione della presentazione del libro “Figli” di Silvana Severino.
Giuseppe ci ha proposto invece un interessante e simpatico excursus su come si sono evoluti nei secoli i tributi a partire dall’antichità. Dalla lettura dell’articolo Le imposte bizzarre nei secoli emerge che si è sempre cercato di tassare di tutto, anche le cose più strane come il celibato e la sterilità. La vera ricchezza, però, è sempre stata solo sfiorata e il più forte e potente ha sempre dominato sul più debole.
Insomma, non è che sia cambiato molto rispetto ai tempi attuali dove il divario tra ricchi e poveri, espresso in cifre, denuncia dati scandalosi ed allarmanti: il 10% della popolazione mondiale più ricca possiede il 76% della ricchezza globale mentre il 50% della popolazione più povera ne possiede solo il 2% (dal 54° incontro annuale del World Economic Forum di Davos).
C’è poi l’intervista in due puntate (leggi qui e qui) a Giuseppe Mazzella di Rurillo, dalle quali emergono, come peraltro in tutti i suoi scritti, la sofferenza per quanto accaduto, con il terremoto prima e l’alluvione dopo, alla sua Casamicciola e l’impegno di tenere costantemente vivi i bisogni e i problemi che ne sono scaturiti. Nella chiacchierata si parla di progetti da realizzare intorno a strutture come il Pio Monte che potrebbe diventare un polo universitario, o come Villa Mennella che, abbandonata, potrebbe essere recuperata per farne una biblioteca e un luogo di aggregazione che a Casamicciola mancano.
Confesso che nel leggere l’amico di Ischia ho pensato a Ponza e a come simili siano tante situazioni. Anche nella nostra isola non c’è ancora un museo, una biblioteca, un funzionale luogo di incontro e di aggregazione.
Il nostro redattore, corrispondente estero, questa volta ci scrive dal Marocco, un viaggio studio di cui sicuramente ci parlerà al ritorno.
Per ora godiamoci le anticipazioni condite dei pensieri e delle battute del giorno della partenza e delle sensazioni e curiosità del secondo giorno.
A chiusura di settimana il ricordo di Giuseppe Andreozzi, stimato avvocato e politico di Cagliari con nel sangue origini ponzesi. Da me a dalla redazione le condoglianze alla famiglia.
E siamo giunti alla fine. Le previsioni del tempo dicono che continuano a spirare venti da Sud/Sudest con mare ancora molto mosso. Passerà e verrà il bel tempo. Intanto, godiamoci le foto che la Redazione ci propone a corredo.
Nella stesura di questa epicrisi mi ha fatto compagnia la musica di Keith Jarrett, il concerto con il pianoforte sbagliato che abbiamo proposto, come canzone per la domenica. Messa, come colonna sonora, a basso tono è stata discreta e conciliante, oserei dire terapeutica.
Ve la consiglio e, assieme, vi auguro buona domenica.
Immagine di copertina: vignetta di Mauro Biani da la Repubblica
![](https://www.ponzaracconta.it/wp-content/uploads/2024/11/home_ponzaracconta.jpg)