di Pier Guagnetti
La sera del 24 gennaio 1975, cinquanta anni fa, senza un piano preordinato si verificò un vero miracolo.
In verità più che un piano, mancò un pianoforte.
Quella sera il pianista che avrebbe dovuto suonare sul palco del teatro dell’Opera di Colonia aveva chiesto un pianoforte Steinway che non fu trovato. L’artista, notoriamente scontroso, minacciò di sospendere il concerto se non si fosse suonato con il suo strumento preferito. Si trovò un compromesso, si decise di posizionare sul palco uno dei due Bosendorfer presenti in sala.
Capita che quando una serata va storta una volta succede di mandarla storta due volte: e infatti sul palco arrivò il Bosendorfer sbagliato.
Il pianista scontroso si rassegnò a suonare comunque, e il concerto iniziò con un notevole ritardo.
Le prime note furono un tormento, il pianista picchiava i tasti senza capire cosa stesse uscendo dallo strumento, il pubblico era dubbioso, gli acuti erano striduli e i bassi inascoltabili. Il pianista meditò di chiudere il coperchio del piano e salutare tutti, il pubblico meditò di chiedere il rimborso del biglietto.
Ma i miracoli sono tali solo quando non te li aspetti e il Jazz è l’arte dell’improvvisazione e il miracolo appare all’improvviso.
E poi il pianista si chiamava Keith Jarrett e la musica a volte ti prende le mani e ti porta dove non avresti mai pensato di andare.
Jarrett suonò divinamente, accompagnò le note con mugolii impensabili, il piede picchiò sul pedale, gli accordi si arrotolarono su se stessi, complicati e dolci contemporaneamente. Le emozioni salivano, scendevano, correvano, rallentavano. “Ma come sta suonando, ma che meraviglia è?”
Nella sala di Colonia a tarda serata suonarono tutte le musiche, il jazz, la classica, il blues, il gospel, la new age, il rag.
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Quel concerto è diventato The Köln Concert, una registrazione pubblicata poi dall’etichetta ECM, il più famoso album di jazz solo.
Dopo l’uscita dell’album fu chiesto a Jarrett di pubblicare una trascrizione della musica (il concerto era totalmente improvvisato); l’artista inizialmente si rifiutò di farlo ma poi si convinse a trascriverlo, anche se alcune parti erano impossibili da trascrivere.
Nanni Moretti ha utilizzato l’inizio del concerto in una scena del suo film CARO DIARIO quando, a bordo di una vespa, attraverso i quartieri di una Roma estiva e deserta, si reca ad Ostia sul luogo dell’uccisione di Pier Paolo Pasolini.
Sono passati cinquant’anni e il miracolo del concerto del pianoforte sbagliato si rivive ogni volta che si vuole, basta ascoltare.