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Le cose, e noi. Le ‘suggestioni’ di Vincenzo Padiglione (1)

proposto da Sandro Russo per una suggestione di Vincenzo Padiglione –

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Conosco Vincenzo Padiglione da una vita, più di quarant’anni, quando lui era giovane assistente presso la cattedra di Antropologia culturale tenuta da Armando Catemario e io giovane medico universitario. Abbiamo fatto anche cose un po’ matte insieme; è stato lui che mi ha introdotto alla passione e al mondo dell’organetto o qualche volta ci è capitato di suonare in gruppo per le strade di san Lorenzo, tutta la banda degli organetti per il 1° Maggio.
Ma poi, come qualche volta succede – non si riesce a tenere agganciato tutto nella vita, succede con le persone, con le cose, perfino con gli amori… – Insomma, c0m’è stato, come non è stato, ci siamo persi!
E’ ritornato, prima come un’eco, un dejà entendu, moltissimi anni dopo, quando a Ponza si è cominciato a parlare di un antropologo esperto in realizzazioni museali per il ‘famoso’ Museo, trattative iniziate già con l’amministrazione Ferraiuolo, poi proseguite – e concluse con un nulla di fatto – con Vigorelli.
– Ma io questo Padiglione l’ho già sentito nominare! Vuoi vedere che è Vincenzo!?
Anche qui la storia sarebbe troppo lunga da raccontare… 
Ancora una volta, il Museo di Ponza – ircocervo, entità ormai mitologica – è stato rimandato a tempi migliori (!?), ma il primo a rimanerci male-malissimo è stato lui, il ‘curatore promesso’, per progettualità e tempo persi (forse anche con risvolti economici, non ho seguito bene).
Ma una cosa positiva almeno è accaduta: che ci siamo sentiti, prima per una eventuale partecipazione di Ponzaracconta al Progetto Museo, poi di persona, più volte e su altri temi: progetti, amici e interessi comuni. Abbiamo anche fatto insieme lo stage di “Scrittura del Viaggio”, una settimana di vacanza-studio a Cefalonia, in Grecia, lo scorso settembre. Con reciproco gradimento.
Ma questa presentazione di Vincenzo ha un altro fine.
Per quel poco che posso dire di conoscerlo non è uno scrittore maniacale. Di quelli, per dirla con Marquez,  che “vivono per raccontarla”; che appuntano ogni minima cosa per farne un uso, un giorno chissà. Vincenzo è di poche parole, dette o scritte che siano, anche se poi a vedere la sua bibliografia, ha scritti tanti libri, ma saggi antropologici più che altro.
Il suo modo di esprimersi consta di altri mezzi, diversi dalle parole. Soprattutto nel ruolo di curatore museale lavora sulle cose, sugli oggetti e sulle associazioni tra loro.
In  un modo che non so spiegare – e forse neanche lui lo saprebbe – Vincenzo fa venire le idee, induce negli altri associazioni.
Quali sono gli strumenti che utilizza per esprimere questa capacità?
Non le parole, come fanno molti (tra cui anche io), ma le cose. Cose quotidiane o anche meno usuali che prendono significati complessi dall’associazione tra loro.
E qui il discorso si sposta su “le cose”: termine quanto mai generico – quella cosa… lì – ma irta di significati. Oggetti d’uso, che sono stati con noi per una vita, l’orsacchiotto con cui dormivamo da bambini, per esempio, o la tazza della colazione regalata chissà da chi, che provoca un vero dolore quando ci cade e si rompe. Non a caso i giapponesi, la cultura zen annettono grande importanza agli oggetti riparati, alcuni impreziositi con filo d’oro.
E non solo cose di uso quotidiano, ma anche oggetti strani, inusuali… quelli che hanno arricchito le “Camere delle Meraviglie” (Wünderkammer, titolo di un’altra esposizione di Vincenzo Padiglione).

Forse è a causa di questa sua renitenza alla scrittura che Vincenzo accetta più volentieri che gli altri scrivano di lui, come è successo per una pubblicazione del 2023 in cui quaranta autori riflettono sui rapporti tra arte e antropologia, tra museo e comunicazione visiva, tra ricerca e creatività a partire dalla storia e dall’esempio di Vincenzo Padiglione comune amico, collega, Maestro. Lo hanno fatto attraverso un filo conduttore comune, gestito con libertà, che è stato definito “barocco povero” o “barocco demo-etno-antropologico”, che connette oggetti, pratiche, azioni in rappresentazioni e stili.

Le cose sono importanti, non hanno un’anima, ma per altri versi hanno molta influenza sull’animo umano…
Nella seconda parte di questo scritto, tra le parole che i collaboratori /amici di Vincenzo hanno trovato per commentare le sue istallazioni, ho isolato tre poesie che parlano delle cose.

[Le cose, e noi. Le ‘suggestioni’ di Vincenzo Padiglione (1) – Continua]

 

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