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Me ne andavo un mattino a spigolare…

di Sandro Russo

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«Eran trecento, eran giovani e forti,
e sono morti!
Me ne andava al mattino a spigolare
quando ho visto una barca in mezzo al mare:
era una barca che andava a vapore,
e alzava una bandiera tricolore.
All’isola di Ponza si è fermata,
è stata un poco e poi si è ritornata;
…   …   …

[da: La spigolatrice di Sapri, di Giovanni Mercantini; 1858]

 

Potenza delle associazioni… Mi sono trovato a scegliere una figura che raffigurasse il mondo contadino per l’ultimo articolo di Bixio, e sono stato sopraffatto da una moltitudine di immagini.
Che mi fa piacere partecipare ai lettori. A partire dalle spigolatrici. Figure mitiche, scomparse dall’immaginario moderno. Se non fosse per quella poesia, – non so se ancora si fa alla Medie – come potrebbe un giovane di oggi sapere che esistevano queste persone che ripassavano sui campi a raccogliere quel che era sfuggito alla mietitura e successiva raccolta? (2).


Qualche notizia – serenamente ripresa da Wikipedia (3) – sul dipinto Le spigolatrici.
Sul web c’è tutto lo scibile umano (è questo lo straordinario, grandioso merito di Wikipedia)
Il mondo rurale è da sempre stato uno dei temi più amati da Jean-François Millet, pittore impegnato socialmente, che nel 1857 lo traspose su pittura in un’opera intitolata appunto Des glaneuses dit aussi Les glaneuses [‘Alcune spigolatrici’ detto anche ‘Le spigolatrici’].
Il dipinto fu presentato al Salon di Parigi dello stesso anno, dove diede scandalo e suscitò l’animosità dell’Ottocento borghese che, essendo ricco, mal gradiva la rappresentazione della povertà che era, indirettamente, un atto di accusa nei loro confronti. Ad essere accusate, oltre al contenuto spiccatamente polemico, furono anche l’audacia di Millet, che per raffigurare una scena contadina si servì di dimensioni in genere riservate alla pittura storica, e l’aspetto dimesso delle tre spigolatrici, che valse al dipinto lo sprezzante appellativo de «le tre grazie dei poveri».
Le spigolatrici, con l’immediatezza di un’istantanea fotografica, raffigura tre contadine chine a terra e con la schiena ricurva intente a raccogliere le spighe di grano disperse nei campi dopo la mietitura; le donne sono poste in modo tale da riprodurre i movimenti imposti dalla spigolatura, ovvero il chinarsi, il raccoglimento delle spighe, ed il rialzarsi. L’occhio indagatore di Millet analizza fino in fondo le tre figure, mettendone a nudo ogni dettaglio: pur nascondendone i visi, infatti, ne mette in rilievo i lineamenti grossolani, le mani arrossate e gonfie per la durezza del lavoro, gli abiti frusti, la pelle ustionata dal sole cocente alle loro spalle. Le spigolatrici, pur essendo indubbiamente di bassa estrazione sociale, non sono però prive di dignità: l’opera, infatti, è permeata da un respiro epico che si manifesta nel loro gesto immobilizzato e nella loro plastica monumentalità.

Le donne, in questo modo, indicano il simbolo del proletariato rurale, la cui sussistenza era legata proprio a questo tipo di sostegni comunitari, quali l’autorizzazione a spigolare per i campi. Il raccolto poverissimo delle tre contadine ed il loro atteggiamento sottomesso si contrappongono alla moltitudine di fasci e covoni alle loro spalle ed al clima frenetico e festoso che anima l’apposito gruppo di mietitori; in lontananza, isolato dagli altri assembramenti, si scorge anche un uomo a cavallo, che probabilmente sovrintende sia gli operai addetti alla mietitura che le spigolatrici, vigilando affinché quest’ultime svolgano regolarmente il loro lavoro. L’uomo a cavallo è anche un emblema delle disparità sociali che intercorrono tra i diversi gruppi di lavoratori, tutti alle dipendenze (più o meno indirettamente) del proprietario-latifondista di queste terre, del quale egli è l’emanazione.

Al margine dell’opera, in alto a destra, uno stormo di uccelli si libra lontanissimo in cielo, portando avanti quei valori di libertà e speranza che sembrano essere contestati alle tre spigolatrici, indissolubilmente legate alla dimensione terrena.

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Di associazione in associazione, mi sono passate per la mente altre immagini, del mondo rurale e contadino. Anche in Italia abbiamo avuto un pittore attento attratto da queste tematiche, nativo delle montagne del Trentino – Giovanni Segantini (Arco (prov. di Trento), 1858 – monte Schafberg (Svizzera), 1899) – morto giovane, per una una peritonite insorta in seguito a un attacco di appendicite in Svizzera

Giovanni Segantini. Zampognari in Brianza. 1883

Segantini. Alla stanga.. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna

Segantini. Le due madri, 1889

Giovanni Segantini. La Natura 1898-1899; uno dei suoi ultimi quadri

Il nome e la fama di Giovanni Segantini sono legati indissolubilmente all’Engadina, non solo perché la valle svizzera lo ospitò nei suoi ultimi anni e più volte il pittore ne ritrasse i panorami alpini nelle sue opere, ma anche perché in Engadina si sono conservati i più importanti segni della presenza e dell’arte del pittore, visitabili dal pubblico.
A Maloja, il villaggio alpino che lo ospitò dal 1894 fino alla morte, i luoghi che il pittore frequentava, verso i quali passeggiava e nei quali traeva l’ispirazione per le sue opere sono oggi uniti da un percorso commemorativo in 12 tappe, il “Segantini Weg”: percorrendolo (è una semplice escursione di circa 2 ore), si può visitare il cosiddetto Atelier, riproduzione in legno e in scala ridotta di quello che doveva essere il padiglione engadinese all’Esposizione Universale di Parigi del 1900, nonché il piccolo cimitero nel quale il pittore venne sepolto.
St. Moritz, il centro più importante dell’Engadina, ospita invece il Museo Segantini, a tutt’oggi la più grande raccolta di opere del pittore italiano

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E non possiamo dimenticare un grandissimo, Vincent Willem van Gogh (Zundert, 1853 – Auvers-sur-Oise, 1890) è stato un pittore olandese, anche lui scomparso giovane, in circostanze non del tutto chiare. Con una certa sovrapposizione temporale con i due pittori presentati sopra

I mangiatori di patate (De Aardappeleters), realizzato nel 1885 e conservato al Museo Van Gogh di Amsterdam.

I mangiatori di patate è considerato il primo quadro importante di van Gogh. L’artista decise a 32 anni di rappresentare la vita dei poveri contadini dell’Olanda. Probabilmente fu determinante in questa sua scelta l’attività di predicatore protestante professata dal padre. Una delle contadine sedute al tavolo è Gordina de Groot che compare in un celebre ritratto.
Una modesta famiglia di contadini è riunita intorno al tavolo di sera. Una debole luce proviene dalla lanterna appesa al soffitto. Illumina i loro volti e il cibo sul tavolo di legno. Le loro fisionomie sono rocciose e quasi deformi. Anche le mani sono nodose. Le nocche descrivono il peso delle loro fatiche. Infine, un’espressione stanca e priva di speranza è dipinta sui loro volti.

Notizie e immagini da Wikipedia

Note

(1) Immagine di copertina. Sapri. Una veduta dallo scoglio denominato Scialandro sul quale è stata posta la statua raffigurante la nota “Spigolatrice di Sapri” (Sapri è un comune italiano di 6 344 abitanti della provincia di Salerno in Campania, situato nel golfo di Policastro (foto Riccardo Pesce, da Wikipedia).
La poesia di Mercantini non c’è sul sito, ho controllato. Abbiamo le polemiche innescate dall’inaugurazione di una statua (con Berlusconi!) ma non la poesia.
La spigolatrice di Sapri è una poesia di Luigi Mercantini, scritta nel 1858 e ispirata alla fallita spedizione di Sapri guidata da Carlo Pisacane (1857), che avrebbe avuto lo scopo di innescare una rivoluzione nel Regno delle Due Sicilie
La riporto qui di seguito. La trovo bella, anche se retorica e manierata (cliccare per ingrandire).

(2) – A Ponza, di significato analogo, anche se in un altro campo delle attività contadine, anche rappulia’ (da grappolo, come se fosse “grappolare”), un lavoro/gioco di solito riservato ai bambini di passare dopo i vendemmiatori per raccogliere i grappoli d’uva lasciati indietro perché nascosti dalle foglie.

(3) Sul web c’è tutto lo scibile umano (è questo lo straordinario, grandioso merito di Wikipedia), ma proprio questa facilità a portata di mano rischia di indurre noncuranza, se non si isola la notizia e ci si appunta l’attenzione.

 

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