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Lucio Cornelio Silla (138 a.C. – 78 a.C.).
Dalla storia romana apprendiamo che nel dicembre dell’82 a.C., essendo morti entrambi i consoli, Silla fu eletto dittatore a tempo indeterminato dai comizi centuriati con la Lex Valeria de Sulla dictatore: i suoi poteri comprendevano il diritto di vita e di morte, la possibilità di presentare leggi, di effettuare confische, di fondare città e colonie, di scegliere i magistrati.
Divenuto padrone assoluto della città, Silla instaurò un vero e proprio regno del terrore, mettendo al bando e dichiarando fuori legge tutti gli oppositori politici, offrendo ricompense a chi li avesse uccisi. I più colpiti furono i cavalieri, che erano sempre stati ostili a Silla e che presero potere grazie alla riforma del proletariato: ne furono uccisi 2.600 e i loro beni, messi all’asta a prezzi irrisori, finirono nelle tasche dei suoi seguaci.
Esempio pressoché unico tra i dittatori, nel 79 a.C Silla, sorprendendo tutti, decise di abbandonare la politica per rifugiarsi nella propria villa di campagna, con l’intento di accingersi a scrivere le proprie memorie e riflessioni.
Quando si ritirò a vita privata, pare che attraversando la folla sbigottita uno dei passanti si mise a ingiuriarlo. Silla si limitò a rispondergli, beffardo: «Avresti avuto lo stesso coraggio a dirmi queste cose quando ero al potere?». E alla fine, personaggio dall’indole spietata e ironica allo stesso tempo, confidò ad uno dei suoi amici:
«Imbecille! Dopo questo gesto, non ci sarà più alcun dittatore al mondo disposto ad abbandonare il potere» [le notizie storiche sono riprese da Wikipedia]
Il dittatore a volte prende il potere silenziosamente; a volte, in modo violento. Approfitta di un qualche malessere socio-economico e in modo subdolo fa balenare alla popolazione che lui, come un dio, porterà benessere e felicità. Il più delle volte è accaduto e accade che effettivamente la maggioranza della popolazione trova, in origine, un qualche giovamento anche perché è come una persona convalescente che esce fuori da una grave malattia. Piano piano si rimette in forze e scalpita come i puledri vogliosi di correre. E infatti corre. Ma non tutti. C’è, infatti, sempre qualcuno che non riesce a risollevarsi perché per lui quella cura non è efficace. Il dittatore, allora, poiché deve dimostrare a tutti che la sua cura universalmente funziona, cerca di nascondere quelle persone. Le spinge nell’ombra e le opprime e sopprime. Costringe tutti ad andare a votare (per lo più in modo palese) per dargli legittimità. Chi non lo fa, viene guardato con sospetto perché è come se non approvasse ciò che fa il dittatore e deve necessariamente giustificarsi.
Tale legge da noi è rimasta fin dopo il fascismo. Tant’è che mio padre, vecchio e malato, ricevette una lettera da parte della prefettura che gli ingiungeva di giustificarsi perché non era andato a votare.
Il tempo intanto corre e tutto cambia. Il dittatore no. Non può cambiare perché:
a) rimane ancorato per sempre alle sue idee anche quando queste sono oramai vecchie ma soprattutto incancrenite;
b) la sua cerchia è formata da persone vecchie di mente e di corpo come lui. Quelle lo spingono a non cambiare per sete di potere;
c) ha radicato sul territorio interessi economici che difficilmente possono essere sradicati;
d) non rimane più al passo con i tempi;
e) comincia a vedere ombre perché è divenuto cieco.
Insomma non riesce o non vuole capire che il suo tempo è finito perché ognuno di noi ha un suo tempo. Perciò, il più delle volte, rimane arroccato come vecchio maniero su un cucuzzolo di montagna e per spazzarlo via ci vogliono soltanto le… cannonate. Cioè la forza interna ma anche, purtroppo, quella esterna.
La rivoluzione francese spazzò via, dall’interno “l’ancien regime”. Per spazzare via Hitler e Mussolini, invece, ci vollero forze esterne con milioni di morti da ambo le parti.
È sempre comunque una faccenda di… sangue! Ma tanto! In una democrazia anche imperfetta, gli uomini vengono cambiati (ed è un bene) perché portano idee differenti da quelle precedenti. Penso, ad esempio, a F.D. Roosevelt che portò una nuova ventata nell’asfittica economia statunitense.
Oso pensare: come in una sorta di ribaltone, non è più la persona che deve rinunciare al mandato (perché a volte o spesso alle persone piace rimanere “ incollati alla poltrona” quanto più a lungo possibile, pertanto si rimangiano quanto detto in precedenza come è successo in precedenza ed ora al Movimento cinque stelle) ma al contrario dovrebbe essere il popolo obbligato, per legge e costituzione, a votare un candidato solo e soltanto per pochissimi mandati.
Il dittatore si erge quindi al di sopra di tutti. Come nell’antichità le statue degli dei erano colossali ed anche i loro attributi, perché erano numi celesti, così il tiranno eleva statue colossali per sé o fa elevare o sono altri che lo fanno per servilismo. Fa bella mostra di sé dappertutto: manifesti e murales. Oggi lo potremmo vedere anche in cielo sui droni ed in… camera da letto. Lo si vede con la mano tesa verso un chissà quale orizzonte.
Proiettato, quindi, più verso l’esterno che verso l’interno.
Come per dire vi guiderò verso o oltre l’orizzonte. Ma oltre l’orizzonte c’è un’altra realtà contro cui spesso va a cozzare. E allora? Non può nascere che un conflitto. Specialmente quando la sua spinta al suo interno è esaurita.
Di esempi ce ne sono a iosa. Solo per citarne alcuni: i colonnelli in Grecia caddero quando ci fu la guerra a Cipro così i generali in Argentina quando furono sconfitti nella guerra delle Falkland. Si comincia con l’addentare un bocconcino, poi uno più grosso ed infine, poiché si ha sempre più fame perché lo stomaco si è dilatato, si cerca di addentare bocconi enormi. Alcuni tiranni muoiono in patria ma di morte violenta. Pochissimi furono gli imperatori romani che morirono di morte naturale. Francisco Franco fu uno degli ultimi dittatori a morire nel suo letto. Ma quanto più ci si gonfia tanto più, nel momento in cui scoppia, fa rumore. Fa rumore anche se cerca di starsene buono buono seminascosto agli occhi di tutti in attesa di eventi. Quando cade, il rumore è talmente forte da far sgranare gli occhi a tutti anche a quelli che hanno fatto finta di non vedere. Sentono anche i… sordi. I quali prima e più di tutti “si meravigliano” e gridano allo scandalo per ciò che appare nelle carceri buie e/o sottoterra.
Così sono stati tutti i tiranni così ancora oggi lo sono. Nella sostanza non sono mai cambiati e non cambiano. Inoltre non se ne vogliono andare con le buone e, se anche lo volessero fare, non possono per ciò che ho scritto all’inizio di queste riflessioni. Rimangono essi stessi impigliati nella tela da loro stessi ordita per tantissimi anni o, come il cervo alla fonte, rimangono impigliati con le corna nei rami oppure, se vogliamo scendere tra gli uomini, come Assalonne che rimase impigliato ai rami di un albero a causa dei suoi lunghissimi capelli. Metafore di vanagloria e di ambizione di potere!
Immagine di copertina. A morte il tiranno. Di Cavezzali-Costantini