Racconti

Isolaitudine, ancora (3)

di Francesco De Luca

Giornate come questa fanno emergere con prepotenza l’isolaitudine.

E’ domenica (12 gennaio) e l’isola, assediata com’è dal tempaccio, sembra possedere la consapevolezza della sua essenza. Che è luogo dove la vita si epura delle sovrastrutture con cui gli uomini ammantano il loro esistere. Strutture economiche, religiose, ideologiche. Paluda la sua dimora esistenziale di logorroiche dissertazioni, e vanta possessi, o credenze, o ideali. Mentre nell’essenza, in giornate come questa, l’uomo è senso e sentimento.

L’isolano non può che annichilirsi di fronte al mare che da lontano assedia con i suoi guerrieri bianchi le rocce, che l’isola innalza a difesa. A difesa della sua consistenza fisica e, ancor più, della sua consistenza psicologica. La mente non ce la fa a metter in campo la razionalità perché il sentimento lo desola.
L’animo fa forza a concepire che nessuna nave riuscirà a solcare il tratto di mare Formia-Ponza. Si è in balìa del vento che impone il suo imperio. Che è grigio, cupo, come il colore del cielo in trambusto.

A singhiozzi dalle nuvole si scarica la pioggia. A rendere ancor più desolato lo spirito. Rintanato in casa e qui inabissato nei ricordi, nel passato, nelle vicende in cui sei stato attore, o complice, o comparsa.
Non è la morte quella che si insedia, no… sono piuttosto le figure di quelli con cui hai giocato, di quelli che hai amato, porgendo loro la mano fiducioso. Figure evanescenti, senza più sorriso. Quello che oggi, in questo turbinìo di perdizione, sollecitano i passeri. Ci hai pensato a loro… e hai messo briciole sul muretto… e i passerotti, sballottolati dal vento, con le piume in disordine, scendono dall’albero e vengono a beccare.
Lo fanno per ringraziarti… no, no… vengono con grande disagio per rinnovare con te il legame d’affetto.
Così ti illudi tu. E nell’illusione il sorriso brilla nel viso, e l’amore riprende vigore.

In giornate come questa ringrazi il Caso che l’isola sia stata la tua culla e gli isolani i tuoi vicini. Freddi nei gesti e generosi nelle opere. Ridenti in questo esercizio di ruvida complicità con la visione del mare, che oggi sembra maledire e invece rassicura il ciclo naturale che nessun uomo lo stravolgerà, perché la natura non la si intrappola.

E scorre la pioggia lungo le pareti delle case. Si avvia nei canali e precipita a mare. Che tutto accoglie, tutto ingloba. Oggi inquieto, e domani, sei sicuro, sarà invitante. Così come è la vita: ammaliatrice e carnefice. Levatrice e boia.

 

NdR: la foto di copertina è di Silveria Aroma

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