per lo scritto precedente, della stessa serie, leggi qui
Riprendo il flusso dei pensieri iniziato giorni fa con Isolaitudine, di nuovo.
Preferisco frazionare gli interventi, con lo stesso titolo, per facilitare (così credo) l’accoglienza nei lettori.
Orbene, riallacciandomi a quanto scritto, dico che il sentimento dei ponzesi, che ho chiamato isolaitudine è fortemente legato alla presenza dei compaesani. Quelli che condividono la residenza sull’isola con ostinazione per l’intero arco dell’anno.
La descrizione presentata nel precedente articolo ha i colori e i tratti dell’inverno. Che è il periodo più triste dell’anno. Perché l’isola è deserta, perché la comunità tende a chiudersi nei confini delle età: i bambini vivono nei loro impegni, così i ragazzi, come i giovani, come i maturi, e gli anziani. Ogni gruppo sociale chiuso in sé: nei luoghi e nelle abitudini. Con rare opportunità di condivisione.
Spiego sommariamente: in chiesa (sabato o domenica); ai negozi (al mattino); a scuola; agli attracchi delle barche e all’arrivo della nave. Per il resto: ognuno a casa per sé. Una comunità che comunica a gesti, con mugugni, senza sorriso. Il tutto come sotto la cappa della ‘necessità’. In sintonia con il vento, sempre presente e inquieto; col grigio del cielo e del mare, anch’esso assillante.
Eppure… ad un tratto un brivido di vento fa girare il capo di istinto. Il gheppio (Falco tinninculus) a caccia si è tuffato nel baratro e il fruscìo è un brivido d’aria, Che, nonostante il grigiore, riesce a prendere colore, allorquando il sole si insinua fra il nuvolame ed evidenzia le falesie: gialle, bianche, brune, in faccia a Frontone, a Cala Gaetana e… ancor più lontano a Piana Incenso.
Pure la mattinata scorre serena. Patalano (85 anni ) è in pensiero per la barca che deve gettare a mare dopo la pausa invernale. I rutunne, questi pesciolini, vanto dei ponzesi che in inverno se ne saziavano a buon mercato, a Formia non sanno cosa siano, e così a Terracina, e invece sono pesci gustosi che nel popolo e nella sua frugalità trovavano esaltazione. Anche con ricette su misura per loro.
Oggi non si prendono più. “No – corregge Patalano – oggi non si pescano più”. Sono poco redditizi. Tanto lavoro e poco guadagno.
Così impone il sistema mercantilistico. Quello inventato in America, esportato dovunque nel mondo, e radicato con qualche modifica in Cina. Il paese che, per la sua esplosiva popolazione, era ieri il mercato ambito dalle multinazionali occidentali, oggi è diventato l’esportatore più temibile. Perché ? Perché produce molto, di tutto, al di fuori della sostenibilità ambientale. La sua economia interna non è legiferata dal libero mercato ma dalla opportunità decisa dal governo, e quella estera da una politica imperialistica. Senza sindacato, senza democrazia, con una burocrazia suddita ed efficace. Fa paura a tutti. Tanto che tutti ne vogliono copiare la struttura (politica) portante. Un potere oligarchico, piramidale, minimi diritti, decisionismo senza vincoli. Con un popolo soddisfatto del minimo, ubbidiente e supino.
Come Trump vuole che faccia l’America.
E l’Europa ?
Noi europei stiamo a guardare a chi vince.
Gheppio, posizione in volo detta a “Spirito Santo”, durante il quale si mantiene totalmente fermo in aria, con piccoli battiti delle ali e tenendo la coda aperta a ventaglio, sfruttando il vento per mantenersi stabile e osservare il suolo in cerca di prede.