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Ma non sono solo le piante ad attrarre l’attenzione e la fantasia: la wet forest è ricchissima di vita. I sensi vengono attivati tutti insieme a recepirne odori e rumori, colori e brezze. La vita che si dispiega negli esseri striscianti al suolo, nelle piante erbacee per tappeto, per l’intrico delle liane e dei rami, fino agli uccelli tra gli alberi e in cielo; con i particolari adattamenti che la rendono particolare e affascinante. Uno di questi aspetti è il mimetismo, di cui sono esempio ed epitome i camaleonti, comunissimi in Madagascar in varie taglie, forme e colori. Ma non solo loro…
Il mimetismo è un altro dei meccanismi adattativi considerati da Darwin, in grado di assicurare un lieve ma definito vantaggio agli individui che per mutazione casuale l’hanno sviluppato. Nel lungo periodo la caratteristica si trasmette e si diffonde, fino a diventare generale, grazie alla maggior sopravivenza – e quindi capacità riproduttiva – degli individui portatori.
Tre immagini di camaleonti (dal greco chamai – leon: ‘leone di terra’), rettili del sottordine dei Sauri, prevalentemente insettivori, dalla lunga e veloce lingua retrattile. Sono considerati di cattivo auspicio nel Nord del Madagascar. Nel particolare: gli occhi, capaci di ruotare con un’ampia escursione e in modo indipendente l’uno dall’altro
Altro esempio di mimetismo: una colonia di piccole cimici color fucsia (Phromnia rosea) raggruppate su uno stelo a simulare un fiore. Nella foto sottostante, gli stessi insetti nella fase giovanile di ninfe e un particolare dell’aspetto da adulti
Due varietà di insetto-foglia (Phillium giganteum – Fam. Phylliidae – Ordine Fasmidi, dal greco phasma ‘fantasma’), mostrano le capacità mimetiche tra le più straordinarie del mondo animale
Due immagini del coleottero-giraffa (Giraffe-necked weevil – Trachelophorus giraffa), tra cui è solo il maschio ad avere allungato il collo, non perché la femmina non gli si concede (!), bensì per un adattamento legato alla costruzione del nido: il maschio arrotola e assicura ad una particolare pianta una foglia a forma di sigaro, dentro il quale la femmina deposita un unico uovo
Vari lemuri, si vedono nella foresta, qualcuno rannicchiato nel cavo di un albero, a dormire durante il giorno. E a proposito dei lemuri… Il loro nemico naturale è un carnivoro di cui quasi nessuno – fuori dal Madagascar – ha mai sentito parlare; anche se, a ripensarci, ‘i cattivi’ del (già citato) film Madagascar 1 erano proprio loro: i ‘fossa’!
La guida li conosce bene e racconta che da loro le mamme li evocano per spaventare i bambini… Come dire, invece che ‘viene il lupo’ (a Ponza: Mò vène Pagliarino!): – ‘Fa’ il bravo, se no viene il fossa’..!
Sono degli animali di aspetto simile ai gatti selvatici, ma appartengono ad una famiglia diversa; non ai felini, ma ai ‘viverridi’, come le manguste. Così un po’ di curiosità è venuta, di vederli, ma niente! Pare che siano più diffusi in altre riserve – l’Ankarafantsika National Park, sempre nel nord-ovest o nella Kiridy forest, zona centrale dell’isola a ovest, dalle parti di Morondava – ma soprattutto hanno abitudini notturne. Non solo; sono -come i lemuri – esclusivi del Madagascar e sono inclusi tra le cento specie a maggior rischio di estinzione, per la progressiva riduzione delle foreste in cui vivono. Si è già parlato, qualche volta, di animali che giungono all’estinzione senza che l’uomo li abbia mai neanche conosciuti. Cominciano ad essere tanti, gli esseri viventi da far vedere ai bambini prima che scompaiano…
Due varietà di fossa (v. testo); ilCryptoprocta ferox(nome locale:fosa) piu grande e raro; e il Fossa fossana (fanaloka), chiamato anche zibetto del Madagascar, di abitudini notturne, di aspetto simile a una volpe (foto dal web)
Nella seconda parte del viaggio al Nord, si è toccata la ‘Réserve Spéciale de l’Ankàrana’, a circa 100 Km da Diego Suarez, caratterizzata da una foresta semi-arida e da una notevole varietà geologica – grotte, fiumi, canyon – e da quelle singolari formazioni rocciose che sono i ‘tsinghy’: rocce calcaree dal profilo frastagliato e tagliente, corrose dal tempo, dall’acqua e dai venti.
– Perché si chiamano così? – si chiede di solito alla guida. Allora lei batte con forza un dito sul bordo di una roccia, che emette un rumore quasi metallico, come se fosse fatta di ferro.
– Senti!? …Il suono che fa è proprio ‘tsinghy’! – dice.
Bah! Serve un po’ di fantasia; ma viene raccontata più o meno in questo modo!
Da un punto di vista naturalistico ed estetico è molto affascinante l’associazione tra il severo grigio delle rocce – ma ci sono anche dei tsinghy rossicci – e le macchie di colore della vegetazione; anche da ammirare sono i tentativi di sopravvivenza delle piante in condizioni molto dure: terreno inospitale, scarse precipitazioni, sole infuocato.
Le piante sono appunto quelle dei terreni difficili; succulente, o con un tronco rigonfio, a bottiglia, per la necessità di fare riserva d’acqua.
Una veduta d’insieme delle formazioni rocciose dette ‘tsinghy’ nel parco ‘Réserve spécial de l’Ankàrana’
I fiori di una pianta di Aloe, genere di piante succulente della Fam. delle Asphodelaceae, in primo piano rispetto ad un Adenium obesum (o albero bottiglia – Fam. Apocynaceae) – (Foto dal web, di Ton Smits)
Foto della pianta e particolare dei fiori di Pachypodium gracilius (Fam. Apocynaceae), caratterizzato da un fusto bombato, rigonfio, con evidente funzione di accumulo di acqua
Nelle due immagini di sin.: Pachypodium rutenbergianum – Fam. Apocynaceae (‘pachipodium’, letteralm.: pianta dal grosso piede). Qui a confronto con Euphorbia pachypodioides – Fam. Euphorbiaceae (immagine di destra). Sono la conferma di un’altra intuizione di Darwin, che piante di famiglie diverse, nello stesso ambiente, sviluppano caratteri adattativi simili
Cactus dal fiore rosso davanti ad un tipico tsinghy
Adenium fioriti visti dall’alto, tra le rocce affilate dei tsinghy
Il fiore rosa di un’euforbia spinosa (Euphorbia horombensis – Fam. Euphorbiaceae) endemica del Madagascar nei luoghi aridi e rocciosi. Somiglia alla Euphorbia milii (detta E. spina di Cristo) comune da noi ma originaria del Madagascar
Lo spirito di Darwin ha aleggiato nel corso di questo viaggio in molte momenti e per diverse ragioni: per il viaggio in sé, per la notevole biodiversità incontrata – un laboratorio evolutivo che sembrava dispiegarsi in tutta evidenza sotto i miei occhi -; per i continui rimandi delle diverse forme di vita dall’una all’altra. Tra l’altro – rimuginavo – Darwin non era neanche passato per il Madagascar! La sua nave aveva solo fatto tappa alle isole Mauritius nel viaggio di ritorno.
Ero nel pieno di una realtà fantasticata…
Per comprendere, bisogna risalire alla mia formazione adolescenziale. Passata la fase in cui volevo essere Tex Willer e poi Nembo Kid (che però ancora non si chiamava Superman), più o meno ai tempi del liceo – mentre la metà dei cuori della classe palpitava per Leopardi e l’altra metà per il Che Guevara – fui a lungo indeciso tra Linneo e Darwin, decidendo alla fine per quest’ultimo perché era quello che aveva più viaggiato.
Per quel viaggio di formazione – e di ampliamento della visione, per se stesso e per l’umanità intera – Darwin partì convinto creazionista nel 1831 con il veliero H.M.S. Beagle, per una missione cartografica lungo le coste del sud-America (che avrebbe implicato il periplo del globo); ne ritornò, cinque anni dopo, pronto a gettare le basi della teoria evoluzionista che ha completamente sovvertito il modo dell’uomo di vedere se stesso in relazione alle altre creature. Teoria peraltro pienamente confermata dalle successive scoperte sulla trasmissione genetica dei caratteri ereditari.
Ma ritorniamo al privato. Ora – molti lustri passati e molte cose viste e vissute dai tempi del liceo – torno da un viaggio ‘darwiniano’ e cosa trovo a Roma? Una affascinante e ricca Mostra su Darwin, al Palazzo delle Esposizioni, che celebra il bicentenario della nascita dello scienziato…
Libro-Catalogo della mostra su Darwin, in corso proprio in questi giorni al Palazzo delle Esposizioni di Roma (12 febbraio – 3 maggio), in occasione del bicentenario della nascita: 1809-2009. La Mostra è curata da Niles Eldredge, Telmo Pievani e Ian Tattersall.
Tutte le puntate del viaggio:
Il mio viaggio in Madagascar nel segno di Darwin (1). Piante e animali di Lemuria
Il mio viaggio in Madagascar nel segno di Darwin (2). Le tartarughe, le associazioni mentali…
Il mio viaggio in Madagascar nel segno di Darwin (3). Da Nosy-Be a Diego Suarez
Il mio viaggio in Madagascar (4). Wet forest, tsinghy e lo spirito di Darwin