segnalato dalla Redazione da il Corriere della Sera
Per la prima parte, leggi qui
Luca Marinelli: «Mussolini? Quando entro in un personaggio sospendo il giudizio, ma è stato un dolore forte. Il presente? Alcune cose mi lasciano attonito»
di Walter Veltroni – Da Il Corriere della Sera del 6 gennaio 2024
M Il Figlio del Secolo- dal premio Strega a Sky, la serie su Mussolini che fotografa l’Italia © ANSA
(continuazione dalla prima parte)
Lei ha raccontato la fragilità di Mussolini, nei mesi precedenti il discorso sull’assassinio Matteotti.
«In quel periodo Mussolini era sicuramente agitato da varie emozioni, devastato dall’ulcera, indeciso su come uscire dall’omicidio Matteotti. Essendo stato un essere umano avrà avuto anche i suoi momenti di debolezza, che noi abbiamo descritto, però poi i risultati dei passaggi attraverso queste emozioni sono sempre stati scelte criminali, come vediamo dalla storia e dalla serie».
Il tono dominante delle immagini del vostro lavoro è il buio. Non c’è quasi mai il sole, in questo film.
«Sì, non c’è mai il sole. Visitiamo proprio le parti oscure dell’essere umano. Mi vengono in mente poche scene con il sole, momenti che poi M distruggerà con l’oscurità che lo abita, con il suo malessere interno e con la sua violenza. Quindi sì, è vero, c’è poca luce».
Mussolini alla Camera rivendica la responsabilità dell’assassinio di Matteotti e così registra il massimo della popolarità. Lei si è chiesto, nel ruolo, come sia potuto accadere?
«Davanti al libro di Antonio, poi all’osservazione della storia, mi sono sempre fatto delle domande. Mi è sempre sembrato tutto così assurdo: la sua fulminante ascesa, la marcia su Roma, il deflagrare della democrazia, il comportamento del re. All’inizio c’è stata una grande sottovalutazione della figura di questo criminale. Dopo, sicuramente per colpa dell’impero di violenza che lui si era costruito attorno, pronto a scatenare l’inferno appena avesse dato via libera, Mussolini è riuscito a tenere comunque sotto scacco le persone dell’epoca. Un popolo che prima aveva sbagliato sottovalutandolo e poi si è ritrovato chiuso in una dittatura soffocante. Ci sono state naturalmente delle meravigliose eccezioni. Noi, nella nostra serie, racchiudiamo tutto nella figura di Matteotti, un vero eroe del suo tempo. Ma ci sono state anche altre figure che, per questioni drammaturgiche, non si è potuto inserire. È stato scelto di identificare i coraggiosi che avevano intuito l’esito del regime nella figura di Matteotti, accanito oppositore di Mussolini e del regime».
E se è accaduto, può succedere di nuovo?
«Vedo tanti parallelismi, ma spero che le persone sappiano, stavolta, essere presenti alla storia, presenti nel momento presente, nel tempo presente. È molto difficile, perché la vita è complessa e piena di problemi, anche personali, e ci porta talvolta a non percepire, a perdere il fuoco sul quadro generale nel quale viviamo. Vedo tanti parallelismi e sono preoccupato perché, studiando semplicemente quei sei anni di storia, si capisce che tutto può degenerare rapidamente e la libertà ci può essere tolta in un tempo molto breve. Quindi non so se le cose possano ripetersi nella esatta stessa maniera. In alcune parti del mondo oggi ci sono delle dittature. E sono troppe, questo assolutamente sì. Quello che faccio è un invito a me personalmente, l’invito a essere sempre presente. A chi vedrà la serie, di leggerla come il racconto di ciò che è stato, ma anche di ciò che possiamo evitare si ripresenti».
Lei, nella parte di Mussolini, pronuncia due frasi: la prima è l’elogio della sfrontatezza come superamento dei confini, come inviolabile violato. La seconda: «La democrazia dà molte possibilità, anche quella di distruggerla». Sembrano attuali.
«Sì, assolutamente. Mussolini, nella serie, anche grazie alla rimozione della quarta parete, parla al presente, parla quasi come se sapesse quello che sta succedendo nel mondo, ora. Lo dichiariamo all’inizio: “Siamo ancora tra voi, non vi affannate, perché siamo ancora tra voi”».
Più volte Mussolini disprezza gli esseri umani, il popolo in nome del quale vuole essere il Duce degli italiani.
«C’era sicuramente disprezzo, e una grande voglia di comando. Nel momento in cui ti metti nella posizione di comando, penso che ti convinca da solo che tutti intorno a te siano persone che devono solo obbedire. Sicuramente ci si posiziona dall’alto verso il basso. Sono cose alle quali sono arrivato avvicinandomi al personaggio, comprendendo che quello di M è certamente un impero, ma di dolore e tristezza. Ho dovuto indossare le vesti di chi disprezzava l’umanità. Un sentimento orrendo che ho vissuto per sette mesi, durante le ore del set».
Quel finale così emblematico, con Mussolini che guarda in macchina dopo il discorso del gennaio 1925, cosa vuol dire?
«L’idea ci è venuta durante le prove, quando abbiamo sentito il grande silenzio nella sala prove. Sono stati anche i silenzi a consentire la tragedia del fascismo, della dittatura, della guerra. Quelli del re, della chiesa, dei politici… Tranne quei pochi eroi che citavamo prima. I silenzi sono il concime di ogni dittatura».
Dio, patria e famiglia, è una triade che torna. Però nella serie si racconta come Dio, attraverso i suoi interpreti in terra, trattasse brutalmente per affari terreni, come la famiglia di Mussolini non fosse, diciamo così, armonica, come la patria venisse trascinata in guerra e lasciata poi in mano alle Ss. In realtà, tre grandi inganni.
«Sì, sono tre grandi inganni, lo vediamo nella serie. Mussolini non crede in Dio, anzi lo provoca: durante un comizio disse “Signore fulminami adesso, ti do solo un minuto” e cominciò a guardare l’orologio. Dio non è qualcosa che lui prendesse in considerazione. La famiglia la vediamo, lui ha amanti da tutte le parti, figli non riconosciuti ovunque. Patria? Mussolini ha un disprezzo totale per le persone, sono solo un mezzo, questa patria declamata è solo uno strumento, reso passivo, per arrivare a qualcosa che ha a che fare con la propria affermazione personale. Il potere come fine. Tre grandi inganni usati dalla politica. Ieri come oggi».
Matteotti è stato probabilmente il leader della sinistra più lungimirante. Che idea si è fatto del suo ruolo in quel passaggio storico?
«Matteotti ha dedicato la sua vita a combattere qualcosa che lui già aveva capito avrebbe portato a una dittatura, alla distruzione della dignità della politica. È un personaggio eroico del tempo e mi sono emozionato tantissimo quando è stato nominato dalla nostra senatrice a vita Liliana Segre durante il discorso all’apertura del Parlamento. Di Matteotti purtroppo si parla poco. Nella nostra serie lo raccontiamo come era: l’oppositore che in Parlamento usa il suo coraggio e urla in faccia tutti i crimini e gli orrori che il partito di Mussolini sta mettendo in atto. Mi commuovo sempre, quando lui si accascia sul banco dopo aver pronunciato il celebre intervento contro le elezioni manipolate e dice ai suoi compagni la frase storica: “Io il mio discorso l’ho fatto, adesso voi preparate la mia omelia”».
Sua nonna ha superato la contrarietà alla sua scelta di interpretare Mussolini, si è tranquillizzata?
«Il mio obiettivo era farle vedere la serie prima che uscisse in televisione per tranquillizzarmi anch’io. Mi hanno regalato una proiezione a Cinecittà dove sono riuscito a portare mia madre, mio padre e lei. Nonna era molto contenta, e alla fine e mi ha detto “Hai fatto bene” e questo mi ha rincuorato».
Voi siete una famiglia antifascista da sempre?
«So che le persone che mi sono state accanto dalla mia nascita fino ad oggi mi hanno trasmesso questo valore, una delle tante cose giuste che mi hanno insegnato a crescere».
Lei teme che si possa tornare a sistemi autoritari?
«Ho una preoccupazione, sicuramente. Vedo già tante cose che mi sembrano indicare quella deriva… La preoccupazione c’è perché avverto una tendenza, anche dell’opinione pubblica. Accadono cose che mi lasciano attonito e mi angosciano. Ho una grande stima dell’essere umano, una grandissima stima. Penso che non siamo ciò che viene rappresentato. Non siamo l’odio, non siamo la violenza. Nessuno sta bene nell’odio, nessuno sta bene nella violenza. Quindi non capisco cosa sta accadendo, non lo capisco proprio. Ma credo molto nelle persone. Credo soprattutto nelle persone più giovani di me, perché sento che ci stanno portando verso grandi cambiamenti, verso dei bellissimi cambiamenti, verso un futuro più accogliente, più capace di libertà individuali e collettive. Vivo di questa speranza e sento che questo, in qualche maniera, può accadere. E accadrà».
Mussolini nella nuova serie su Sky. Intervista a Luca Marinelli (2) – Continua
Nota della Redazione
Il trittico si concluderà con l’intervista -da la Repubblica del 6.01.2025 – a Barbara Chichiarelli, l’attrice che nella serie Sky interpreta Margherita Sarfatti (prossimamente)