segnalato da Sylvie Morra
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Quasi una Spoon river a quattro zampe (a volte anche due) questo racconto comparso su la Repubblica di fine anno, che riprendiamo con l’attenzione che abbiamo sempre riservato agli animali (1).
Il cane Argo a Pompei (ansa) – Dall’articolo su la Repubblica
Il racconto: L’assemblea degli animali scomparsi
di Filelfo – da la Repubblica del 30 dicembre 2024
Celebriamo i piccoli eroi non umani che ci hanno lasciato, che hanno impresso il loro ricordo nelle cronache e le loro figure nella memoria
Dove se ne è andato Max, che amava il mare e tra due mari ha reso l’anima? «Nelle vie di Taras rotolavo per gioco la mia pietra come un Sisifo felice. Nonostante le molte ingiustizie subite, le Parche mi colsero in pace, a settembre. “Simbolo di tutti gli animali di nessuno”: così mi piansero».
Dov’è Pati, evirato e torturato a morte in piazza come l’eretico Dolcino? «Ero ancora cucciolo, da tutti amato. Tra i vicoli di Signorello fu la furia di tre assassini a massacrarmi una notte di maggio. A nessun dio chiedo giustizia, ma venga quella dell’uomo».
Dov’è l’anziano Argo, custode del riposo degli eterni abitanti di Pompei? «Per due decenni ho guidato i passi degli stranieri tra le rovine della città dei morti, alle pendici del Grande Vulcano. Tu passante che vieni e vedi, ricordati di me, e che sarai cenere».
Dov’è Biondo l’anarchico, che si è spento vegliando l’antico Serapeo? «Sono stato fedele al dio, custode del suo tempio nei Campi Flegrei, alla Bocca dell’Ade. Dopo vent’anni, era tempo che nell’Averno, pagato il mio debito, calassi anch’io».
Stanno tutti, tutti dormendo sulla collina, Max, Pati, Argo, Biondo e con loro Artù, il re ghiottone di Porcari, e Dollarina, fucilata in un centro commerciale a Tempio, e Geppetto, nato, vissuto e morto libero a Modica, e le migliaia di altre anime che in quest’anno arrivato alla fine hanno lasciato cucce e ciotole vuote, piazze e aie silenziose, corde e catene finalmente sciolte. Abbaiano al novilunio mentre raggiungono la muta di Orione, che risplende nel cielo notturno, e lungo i secoli inseguono felici la grande Lepre nella giostra dello zodiaco.
Dov’è Kuma, candidato sindaco onorario di Cordignano, seppellito con il picchetto? «A sei anni avevo speso sei vite, ai fucili dell’uomo sacrificato uno dei miei occhi d’ambra. Ma non potevo resistere all’amore dei suoi cuccioli dalla lingua squillante, così diversa da quella del mio popolo. A scuola giravo tra i banchi. Sotto la pioggia, in una stradina di campagna, hanno ritrovato il manto di tigre della mia settima vita confuso con le foglie dell’autunno».
Dov’è Caracas, legato alle rotaie del Mandrione, ucciso da uomini della stessa razza dei tanti che lo amavano? «Nell’innocenza della giovinezza mi fidai della mano dell’uomo. Per la mia stirpe la vita è gioco, per loro lo è stato la mia morte, arrivata in un rombo di tuono».
Dov’è Boss, il senzatetto, il girovago, il boemio di Borgaro? «Voi che passate accanto al Palazzo di Città chiedete di me e della mia vita felice. Non possedevo nulla e fui il signore, che ognuno era onorato di servire».
Dov’è Coco, principe povero di Zevio, fucilato alla schiena in una notte senza luna? «Andavo di casa in casa, appartenevo al popolo e il popolo mi riconosceva. Non fu lui il mio nemico. Mi sia lieve la terra».
E dove se ne è andata Schizza, regina di Bagnaia, cui servirono un pasto avvelenato? «Tu, uomo che uccidi con l’inganno! Da poco madre, la fame mia e dei miei figli mi fu fatale. Con la schiuma alla bocca guardai l’ultimo cielo di agosto, azzurro come i loro occhi».
Stanno tutti, tutti dormendo sulla collina, fanno le fusa Kuma, Caracas, Boss, Coco, Schizza e con loro Ugo, ucciso a pallettoni a Montefranco, e Pippo, custode del cimitero di Vasto, gettato in un cassonetto, e il resto di quel coro di felini di cui freme l’anima del mondo, da un divano o da una finestra, da un vicolo o da un tetto, dal ramo di un albero o dal ciglio di una strada. Ma non sosteranno a lungo perché i gatti, sta scritto, giungeranno presto nel cuore di Brahma, conoscendo il vuoto, a differenza degli uomini, ed essendone grati. Salteranno vibrando nel grembo della Dea Bianca, che è loro signora.
Così come, a una a una, sono saltate di là dal mondo visibile le venticinque caprette del Monte Solaro di Capri, bandite dalla vetta che Pan aveva concesso loro in dote e sterminate a luglio da mani ignote, o a pochi note, immolate non al loro dio, in un falso sacrificio. E anche Adelina e Margherita, le oche cittadine di Riccione, colpite sul Marano da un flagello senza nome. Lo stesso veleno umano che ha ucciso i cigni di Castelnuovo di Modena, roteanti nell’agonia come dervisci, i lunghi colli ritorti nella paura e nel dolore, sulle acque del Rio.
Stanno tutti, tutti lassù, nella grande danza del cielo stellato. Scorrendo lo sguardo attraverso la caccia di Orione, nelle prime ore delle sere di tramontana, lasciando a est i Gemelli e a ovest Perseo, fissando l’Auriga celeste troveremo Capella, la Capretta. E alzando ancora gli occhi a cercare l’abbagliante luce di Vega, fissandoli su Deneb vedremo il Cigno, in volo con le ali spalancate. Ed ecco a nord le vaghe stelle dell’Orsa maggiore dov’è andata Caterina, morta di vecchiaia a luglio nel parco della Maiella, più fortunata di KJ1, che quello stesso mese condannammo per il suo agire da orsa, e di M90, che giustiziammo a gennaio con la stessa accusa, ospiti accolti nei nostri umani parchi e ostracizzati nel sangue. A queste sigle carcerarie sostituiamo nomi di stelle — Alkaid, Mizar, Alioth — più adatti a quelle anime viventi. E alla nostra.
Il cielo stellato sopra di noi, gli animali in noi. Da quando l’uomo alzò gli occhi all’abisso del cosmo vi indovinò, insieme ai suoi tragici eroi, mitiche forme animali. Con la stessa antica angoscia celebriamo oggi i piccoli eroi non umani che ci hanno lasciato quest’anno, che hanno impresso il loro ricordo nelle cronache quotidiane e le loro figure nella memoria dei luoghi. Nell’ultima notte dell’anno alziamo i calici anche a loro, a questi amici assenti.
L’autore ha pubblicato L’assemblea degli animali (Einaudi)
Note
Sul sito da leggere gli articoli di Serenella Iovino sui rapporti tra gli uomini e gli animali, tra “Ambiente&Natura e Letteratura
Qui un suo articolo, dell’agosto 2022: Il dolore per la perdita degli animali estinti