segnalato dalla Redazione
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Il numero 12/24 di Limes si intitola “Musk o Trump, America al bivio” e sarà disponibile dal 31 dicembre in edicola e in libreria.
Al riguardo proponiamo un articolo di Lucio Caracciolo – fondatore e direttore di Limes, rivista italiana di geopolitica – da la Repubblica di ieri, 31 dicembre e dal web, l’indice di Limes 12/24
Limes
L’America al bivio
di Lucio Caracciolo – Da la Repubblica del 31 dic. 2024
L’America come la conoscevamo non è in crisi. È finita. Con essa il mondo americano. L’umanità non è né sarà a stelle e strisce.
Ma l’America ha ancora le risorse per restare in testa al gruppo. O per immaginarsi di esserlo. Per intendere, obbligatorio ripartire dallo zenit del progetto America per scivolare verso il nadir, ammesso che la superpotenza abbia davvero toccato il fondo. E noi altri occidentali con essa.
Il regime semiglobale che dopo la Seconda guerra mondiale gli Stati Uniti avevano modellato su sé stessi non comprendeva solo l’Occidente. Includeva il nemico sovietico, che si legittimava in quanto antiamericano.
L’Unione Sovietica era ricompresa dagli Usa nella medesima equazione mondiale, espressa nel contenimento reciproco dei due troppo asimmetrici rivali, all’ombra della loro unica simmetria, la bomba.
A Washington vigeva il postulato di Eisenhower: niente di peggio che sfidare l’Urss nell’ennesima guerra per finire tutte le guerre perché ne usciremmo comunque sconfitti. Soprattutto se vincessimo. Dovremmo assimilare uno spazio immenso che finirebbe per assimilare noi. Fine del jeffersoniano “impero della libertà” o fine del mondo. Non un’alternativa invidiabile.
Il suicidio sovietico, che George H. Bush cercò di sventare, sembra dare ragione a Eisenhower. Oggi auscultando il cuore depresso del potere washingtoniano assediato dal vendicativo ritorno di Trump scopriamo che tende alla tachicardia. Sintomi di pensiero disperato che invita a giocarsi il tutto per tutto.
Finale degno di Stranamore. Se però ai tempi della Guerra fredda ci si poteva scherzare sopra, ora l’apocalisse non suscita ironie. La terza guerra mondiale è argomento di conversazione al desco familiare, senza We’ll Meet Again, melodia consolatoria scelta da Kubrick quale sigillo del suo capolavoro.
L’America in partenza per Marte sta atterrando su Terra. Nata per raddrizzare il legno storto dell’umanità, dimentica del monito kantiano per cui da noi umani nulla si può trarre di perfettamente dritto, si sta adattando al fallimento delle sue utopie. Con dolore. Senza avere il coraggio di ammetterselo, ha avviato le manovre di rientro dal cielo stellato alla polvere terrestre, nostra sostanza.
Dall’ipermorale dell’impero del bene al nichilismo pragmatico che trasforma i mezzi in fine. Come spiega Fabrizio Maronta, l’America reale si congeda dall’ideale: constatiamo “il divorzio della sua forza bruta — ancora temibile — dall’obbligo morale”.
L’America aurea, entro le cui braccia siamo finiti per tre generazioni, non è più tra noi. Assistiamo al doloroso parto di un’America che non le assomiglierà. Segnata dall’intreccio fra mutazioni socio-culturali e strategiche che si condizionano a vicenda e disegnano sentieri finora interrotti verso nuovi orizzonti.
Dalla liberaldemocrazia alla governanza via fusione di Stato e società civile. Dalla pulsione globalista al nazional-protezionismo.
Dall’America mondiale a quella “marziana”. Le virgolette marcano il pragmatismo inscritto nel delirio multiplanetario degli hippo-cosmisti à la Musk: miriamo altissimo perché se stiamo fermi precipitiamo in basso. Non vorremmo che per non finire assassinati dai robot in rivolta dimenticassimo che cavalcare il caos ci porta dritti alla guerra atomica.
Si va su Marte come Colombo verso le Indie. Quale America scopriremo non lo sa nemmeno Musk.
[Di Lucio Caracciolo – Da la Repubblica del 31 dic. 2024]
Di cosa tratta – www.limesonline.com
La rielezione di Donald Trump è uno spartiacque storico: un paese stanco, diviso e disorientato si lascia sedurre dal mito dell’età dell’oro, da recuperare per salvare ciò che resta di un sogno americano consumato da sovraesposizione esterna, diseguaglianze interne e perdita di un ethos condiviso.
Per farlo si affida a un personaggio eversivo, il cui progetto di restaurazione della grandezza perduta passa per la guerra a vasti settori dello Stato e ai vincoli che le loro burocrazie pongono al potere esecutivo. In questa battaglia Trump è affiancato da Elon Musk, la cui ascesa alle stanze del potere incarna plasticamente il momento dell’America: il peso dei nuovi poteri economico-tecnologici, il carattere fortemente plutocratico della politica elettiva, le “utopie distopiche” prodotte dalla rivoluzione informatica e dalle sue onnipresenti ramificazioni.
Queste dinamiche sono destinate a produrre effetti profondi sulla traiettoria geopolitica degli Stati Uniti, sul loro impegno estero, sull’uso del loro temibile strumento militare, sul rapporto con gli alleati – asiatici ed europei – e con gli avversari – su tutti Cina, Iran e Russia.
L’ultimo numero di Limes del 2024 indaga cause e implicazioni, interne ed esterne, di questo terremoto che promette di marcare il crepuscolo del “secolo americano” come lo abbiamo sin qui sperimentato. Lo fa tracciando, come sempre, un bilancio assolutamente provvisorio, ma quantomai necessario. Buona lettura!
Copertina Limes 12-24. Di Laura Canali (particolare)
Il sommario
Ci incontreremo ancora – Editoriale
Parte 1 – Stelle rosse
Nell’occhio della rivolta – Federico Petroni
Da Ronald a Donald, la parabola del secolo americano – Fabrizio Maronta
La PayPal Mafia diventa deep State – Alessandro Aresu
Nella testa di Elon Musk – Giuseppe De Ruvo
Musk contro America First? – Chris Griswold
Sostituire lo Stato profondo – Giacomo Mariotto
Musk chiuderà la Nasa? – Marcello Spagnulo
Usi e abusi di Tucidide – Luca Iori
La fine dell’America globale – John Florio
Trumpismo, frutto avvelenato del neoliberismo – Giovanni La Torre
BlackRock & Co. Motori immobili d’America – Marco D’Eramo
La solitudine come malattia di classe – Daniel A. Cox e Sam Pressler
A scuola di tribalizzazione – Elio Cirillo
Il Tribunale della storia – Lorenzo Novellini
Parte 2 – I fronti di Trump
La strategia inconsapevole – Scott Smitson
Le Sirie dopo al-Asad – Lorenzo Trombetta
‘Trump e Israele hanno interessi diversi sull’Iran’ – Eldad Shavit
La guerra allargata può dividere Mosca e Teheran – George Friedman
Mosca e le lacrime – Orietta Moscatelli
Come e perché chiudere la guerra d’Ucraina – Dominick Sansone
Manifesto della Nato moderata – Andrew A. Latham
Le Cine giocano Trump – Giorgio Cuscito
‘La Cina tenderà di nuovo la mano a Washington’ – Wang Zichen
Parte 3 – L’occasione
‘Come negoziare con Trump’ – Piero Benassi
L’Italia deve diventare adulta – Germano Dottori
Trieste, porta europea della nuova via dell’oro – Kaush Arha e Carlos Roa
L’America riscopre Trieste, Trieste riscoprirà l’America? – Diego D’Amelio e Giovanni Tomasin
Autori
La storia in carte a cura di Edoardo Boria