Emigrazione

L’emigrazione dei ponzesi in Usa negli anni ’20. Mio nonno Biagio

di Biagio Vitiello

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Dell’emigrazione dei ponzesi in USA negli anni ’20 del secolo scorso, si parla poco o per niente, sebbene abbia causato molte sofferenze.
Traendo spunto dai precedenti articoli che hanno avuto per oggetto la nostra emigrazione ponzese, venendo da una famiglia di emigranti (mia mamma Lucia Scotti ha avuto tre sorelle e tre fratelli negli USA, una sorella in Argentina, una sorella in Francia) voglio raccontare di mio nonno, di cui porto il nome: Biagio Vitiello, nato a Ponza il 30/03/1874, morto a Ponza 28 marzo 1963.

Mio nonno era figlio di Vitiello Filippo (1831 di Le Forna) e Maria Scotti (1843 di Ponza), aveva due fratelli “fanalisti”, il più grande Francesco e il più piccolo Silverio e due sorelle.

Una pagina del documento di identità

All’inizio degli anni Venti, in Italia e soprattutto nella Ponza di allora (con un surplus di popolazione) la crisi di lavoro era molto evidente, il che spinse molte persone a tentare la fortuna nel “sogno americano”, per portare il pane in famiglia.
Intanto l’Italia usciva con le “ossa rotte” dal primo conflitto mondiale (sebbene vittoriosa); questa crisi portò poi all’avvento del Fascismo nel 1923.

Mio nonno che come qualifica lavorativa era ‘marittimo’, partì per l’America in cerca di lavoro; si imbarcò da Napoli e affrontò un viaggio di circa un mese, con i primi piroscafi a vapore. Arrivò anche lui a Ellis Island, dove gli venne controllato minuziosamente lo stato di salute ed altro, e venne  messo in quarantena (ometto di dire in quale stato trascorse questo periodo). Era l’otto settembre del 1920 (come da documento che allego).

La registrazione a Ellis Island. Il nome di mio nonno è il terzultimo della lista

In quel tempo in USA, chi veniva dall’Italia, veniva considerato un poco di buono (cominciavano a prendere piede le associazioni di malaffare gestite da italiani e irlandesi); pochi mesi prima c’era stato l’arresto di Sacco e Vanzetti (1919), che poi nel 1927 vennero ingiustamente messi a morte.

Al termine della quarantena mio nonno conobbe un italiano che gli offrì di andare a lavorare in una miniera del West Virginia, dove il lavoro era duro e pericoloso, ma la paga era buona (per quel tempo). In questo periodo prese anche il diploma di primo soccorso, che allego.

Il Diploma di Primo Soccorso (anno 1932)

Passati molti anni, ritornò in Italia, ma era riuscito a mandare alla famiglia un bel po’ di dollari.

Poco prima che scoppiasse il secondo conflitto mondiale, uscì una legge negli USA che gli emigranti lavoratori negli States potevano avere la pensione, per cui mio nonno di nuovo partì, anche perché a Ponza di lavoro ce n’era ben poco.

Allo scoppio del secondo conflitto mondiale, si persero le tracce di mio nonno in USA, anche perché se veniva individuato dalla polizia, come cittadino di un paese avverso, veniva messo nei campi di concentramento (la stessa cosa avvenne per i giapponesi). Lui riuscì a schivare questa evenienza avendo un buon datore di lavoro, che lo imboscò tenendolo al riparo da occhi indiscreti – non usciva mai dal perimetro della zona mineraria e non vi erano delatori – fino a quando non finì la guerra.

Nel 1946 inaspettatamente, nonno Biagio tornò a Ponza dall’America, soddisfatto di poter avere in vecchiaia l’agognata pensione americana, ma purtroppo la felicità fu di breve durata in quanto, giunto a Ponza, apprese che la moglie Rosalia Misuraca e la figlia Anna, erano perite nell’affondamento del piroscafo Santa Lucia, affondato vilmente da idrovolanti inglesi.

Ritornando alla emigrazione degli italiani – del periodo sia precedente che successivo al secondo conflitto mondiale -, mi piacerebbe avere altre testimonianze delle difficoltà e sofferenze patite dagli italiani in quei tempi. Anche per un confronto con quelle dei migranti che entrano ora in Italia.

La busta dei vecchi documenti del nonno Biagio

Un’immagine di San Silverio tra i documenti del nonno

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Nota del 31 dic. 2024 (cfr. Commento di Sandro Russo)

 

Maria Silvia Persico. Screenshot indice di alcuni dei suoi articoli

Migliaccio Gaetano Jr. Screenshot

1 Comment

1 Comments

  1. Sandro Russo

    31 Dicembre 2024 at 08:02

    Ho letto con molto interesse la rievocazione da parte di Biagio del nonno emigrante che mi ha stimolato, oltre che a riproporre altre storie di nonni, anche pensieri su come, sul sito, dell’emigrazione abbiamo trattato prevalentemente il coté ponzese, poco dell’emigrazione vista dalla parte degli emigranti. Nulla sul viaggio, a suo tempo lungo e periglioso, pochissimo sulle difficoltà incontrate nel nuovo mondo (ambientamento, lingua, costumi diversi, difficoltà di ogni tipo).
    Ricordo sul sito “Silverio Mazzello, una storia di emigrazione”, fatta dalla pronipote Maria Silvia Persico e una serie di quattro articoli, con un punto di vista molto originale, di un figlio di emigrato, Gaetano Mazzella jr.
    Riporto nell’articolo di base le relative schermate dell’indice, per chi volesse approfondire l’argomento dall’altra parte, anche con l’invito a considerare, da parte dei nostri contributori, questo aspetto.

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