Canzoni

Una canzone per la domenica (325). Surround me… La musica che ci avvolge

proposta da Sandro Russo e commentato da Marco Màdana Rufo Mansur

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Se questa rubrica settimanale ‘Una canzone per la domenica’ ha dei ‘tormentoni’, uno è sicuramente quello de la musica che gira, che ho proposto senza capire esattamente cosa fosse. Piuttosto, in mancanza di una definizione più precisa, ho portato nel tempo diversi esempi di quel che intendo.
Si può scegliere (i link sono in fondo all’articolo): ci sono brani musicali per tutti i gusti, accomunati da quell’essenza sfuggente che ho sperato – finora invano – qualcuno mi aiutasse a chiarire.
Ne propongo un’altra, di canzone per la domenica, con la stessa finalità. La potete ascoltare qui sotto; ma stavolta c’è una novità: una seconda voce, un musicista di quelli bravi con cui è un piacere ascoltare/fare e parlare di musica insieme perché del campo ha una conoscenza che io mai mi sarei sognata. 
Dopo l’ascolto di diversi brani, lui ha espresso un suo parere; lo potrete leggere dopo aver ascoltato la canzone che ho proposto per questa settimana.
S. R.

3-11 Porter è un gruppo musicale norvegese che si è formato nel 2000. Propone una musica originale che si affranca dal pop tradizionale, fondendo in modo originale pop, rock, jazz, musica latina ed elettronica, in combinazione con arrangiamenti e liriche non banali.
Il gruppo si forma in seguito all’incontro tra il cantante e cantautore Per Arne Bertheussen e Svein Hansen cui si aggiunge Tracee Meyn, cantante americano che vive in Norvegia. Con il nome 3-11 Porter il trio incide 20 canzoni nei successivi tre mesi, con Per Arne che scrive e Svein come ‘arrangiatore’. Il loro primo successo è la canzone “I Can’t Forget The Girl I Never Met” (Non posso dimenticre la ragazza che non ho mai incontrato)
In 2008, la loro canzone “Surround Me With Your Love” viene utilizzata come colonna sonora e per il trailer nella versione in lingua tedesca del film Fireflies in the Garden (Un segreto tra di noi, del 2008 del regista esordiente Dennis Lee con Julia Roberts, Willem Dafoe, and Emily Watson.

Da Youtube 3-11 Porter: Surround Me With Your Love, dall’album omonimo del 2008

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Solstizio d’inverno
di Marco Màdana
Sono gli ultimi giorni al casale che precedono la mia partenza (India, Nepal, Kashmir – ndr). Il potere evocativo di questo periodo dell’anno, che lo si percepisca o meno, induce invernali riflessioni, raccolte, intimiste.
Questo giorno è l’anello di congiunzione tra una stagione che muore e un’altra che lentamente nasce; innanzitutto nell’inconscio, come seme principiale custodito sotto il suolo della coscienza. Le antiche tradizioni lo chiamano Devayana (la porta degli Dei); il giorno che apre al cammino ascendente del sole dal suo punto più basso, all’apogeo. Era il giorno in cui avevano luogo le iniziazioni, le katabasi (la discesa nella parti oscure) che precedono la resurrezione alla luce, l’inizio delle rivelazioni. È il giorno ideale per porsi domande su se stessi.
È certamente per questo che Sandro, uomo razionale ma anche sensibile, sapendomi in procinto di partire, mi interpella su un’ultima curiosità riguardo alla musica… Un’ultima domanda che guarda caso, proprio in questo giorno così evocativo, suona più come un’auto-indagine: “Cosa sono, perché mi piacciono “le musiche che girano”?

Per comprendere meglio la sua domanda, non avendo lui usato un termine tecnico, gli chiedo degli esempi. Lui allora me ne offre svariati, molto diversi l’uno dall’altro.
Gli faccio notare che le differenze tra i vari pezzi che mi ha sottoposto, sono così grandi che di primo acchito è molto difficile riconoscere cosa c’è di comune tra loro. Eppure Sandro percepisce in essi un filo conduttore comune… e anche molto chiaramente.
Egli si rende conto della diversità musicale, e allo stesso tempo non riesce a spiegarsi quell’unità che pur nella diversità, avverte.

Ecco dunque una delle funzioni della musica cui si accennava in qualche articolo fa (leggi qui), strettamente legata ai processi analitici del sé.
La musica agisce sulla nostra coscienza come simbolo sonoro, capace di far sorgere in noi domande sui misteri della nostra mente.
– Perché questa musica mi suscita tristezza e quest’altra allegria?
– Perché una musica mi induce a ballare e un’altra mi rilassa?
Le risposte a queste domande sono tante quanti sono gli uomini sulla terra. Nella sua funzione psicologica la musica come simbolo non ha un valore assoluto, dunque non stimola sempre la stessa reazione, è possibile infatti che ascoltando la stessa musica un uomo possa giudicarla o reagire ad essa in maniera del tutto differente da un altro.
Attraverso questa funzione inquisitiva, a volte la musica si pone a noi come la domanda dello psicanalista che induce alla riflessione personale.
Alla domanda di Sandro non è facile rispondere sulla base delle sole competenze musicali, perché l’elemento che lui sente accumunare musiche diverse non dipende solo dalle musiche; c’è qualcosa di più.
Ma entriamo nello specifico. Usiamo l’esempio portato per illustrare questa funzione psicologica della musica.

L’elemento comune che Sandro riconosce in alcuni brani, lui lo definisce come ‘circolare’… Come – dice – qualcosa che gira.
Surround me, la canzone guida e il titolo di questo articolo, può essere inteso come qualcosa che circondandoci, ci abbraccia. Il modo circolare poi, ci suggerisce un ciclo che non ha né inizio né fine, un tempo non storico, ma interiore.

La circolarità in musica è espressa da un tema che ricorre continuamente, magari variando, ma non proponendo un vero e proprio sviluppo, una trasformazione.
È possibile scrivere questo senso di circolarità come un ritornello che si ripete come un’eco, oppure con la ripetizione di note ossessive, oppure anche con la suddivisione ternaria della musica (come il valzer per intenderci, o la tarantella) che inducono più di ogni altra musica alla danza. A questi esempi se ne potrebbero aggiungere altri.

Adesso consideriamo l’altro elemento: Affettività.
Il movimento circolare appena descritto suscita in Sandro  – o meglio nella mia interpretazione psicoanalitica della sua predilezione – il senso di essere avvolto, circondato, quindi abbracciato .
Una musica da cui ci sentiamo abbracciati ha un valore fortemente affettivo. Riconosciamo in essa il potere di consolarci, proteggerci e nutrici come una madre.
Aggiungendo il carattere circolare all’affettività, diviene una dimensione eterna dalla quale non verremmo distaccarci, un abbraccio che non finisce mai.

Ciò che di affettuoso non finisce mai in noi, sono i ricordi, sentimenti imprescindibili come quelli verso i propri genitori, la propria terra; dunque nell’immaginario di Sandro, “la musica che gira” è quella che possiede il potere di evocare in lui il senso di un’affettività ideale, eterna. Non importa se una musica sia totalmente diversa da un’altra; se possiede il carattere della circolarità e dell’affettività come li abbiamo descritto, lui la percepirà come tali.
Come controprova, riascolto adesso le musiche propostemi da Sandro. Ritrovo in effetti, in esse, questi elementi comuni.

Noto che tutte hanno un “andamento” né veloce né lento. Ricordano una camminata, come un passeggiare lento, un-passo-dopo-l’altro; quello che suscita pensieri e non è finalizzato a portarti da qualche parte. Ricorda anche la risacca del mare, il suono tipico delle onde. È anche una caratteristica del tempo, che non cambia le cose bruscamente, ma per un impercettibile fluire.

Questo è un ottimo esempio di come la musica possa stimolare riflessioni profonde; attraverso di essa scopriamo  in noi archetipi a volte sepolti come tesori nelle acque dell’inconscio.
Un tale potere della musica non era sconosciuto agli antichi sapienti che la usavano per indurre stati di coscienza, cioè per indurre gli uomini a conoscere meglio se stessi. In India ad esempio, ogni scala musicale è chiamata raga, ovvero ‘sentimento’. Vi è un raga che stimola il coraggio, un altro per vincere la paura; uno per evocare l’amore… e diversi altri.

Il giorno volge al termine, fuori piove e non vedremo il tramonto del sole; sopraggiungerà la notte quasi senza preavviso. Sfogliamo un libro di haiku da poco arrivato a casa. I pensieri seguono il rumore dell’acqua che viene dalla grondaia. Non gira, questa. Ma scorre… L’incanto si è spezzato.

Parafrasando John Donne (ma già l’aveva fatto Hemingway con le campane):
“…E così, non mandare a chiedere per chi gira la musica.
Essa gira per te”.

Una canzone per la domenica (276). La musica che gira intorno

 

La musica e la vita continuano a girare: “Le tourbillon”, “Volver”

Una canzone per la domenica (321). La più bella canzone sul mare

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