segnalato da Sandro Russo da la Repubblica del 18 dic. 2024
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Molto in tema con problematiche che toccano da vicino anche questo sito di memoria e attualità ponzese, i rapporti tra “informazione” e “palazzo” (nel senso pasoliniano di stanze del potere) sono complessi e di non univoca interpretazione, anche in seno a questa redazione. Tanto più attuale il contributo di una giornalista che ne ha fatto esperienza in prima persona.
S. R.
Invece Concita
Altri modi di mettere a tacere
di Concita De Gregorio – da la Repubblica del 18 dic. 2024
Non è importante vincere dal giudice, anzi perdono sempre
Conta la minaccia
Le “azioni temerarie”, siano cause civili o querele, sono procedimenti giudiziari che persone dotate di grande potere politico ed economico intentano ai danni di altre persone assai meno potenti (forti coi più deboli, è la tradizione) ma dotate di qualche credibilità o popolarità, lo fanno a scopo dissuasivo: lo fanno cioè consapevoli di aver torto, i querelanti difatti le cause le perdono sempre, ma siccome prima di avere un verdetto possono passare molti anni le vittime dell’azione temeraria pagano intanto in tempo preoccupazione e denaro (pignorato in attesa di giudizio, a tutela della parte lesa e qui viene moltissimo da ridere, perché il magnate o il ministro o il grande imprenditore sarebbe la parte lesa) perché i critici imparino una volta per tutte che è meglio non disturbare, il Potere non si tocca. Parlo a ragion veduta, credo di essere campionessa olimpica di azioni temerarie.
Ne ho collezionate 58 nei miei brevi anni alla guida di un giornale, le ho vinte tutte ma ci ho messo quindici anni durante i quali la vita non è stata semplice, ne ho parlato pochissimo perché preferisco fare senza dire al dire senza fare, o campare di rendita accampando vittimismi. Oggi però se ne parla un po’ di più, vedo. Sono oggetto di azioni temerarie importanti intellettuali, Nicola Lagioia querelato dal ministro Valditara, prima di lui Christian Raimo e più di tutti Giulio Cavalli che ne ha una collezione, l’ultima di Valditara – di nuovo – il quale deve avere un ufficio preposto, collaboratori a nostre spese dedicati.
Mai nessun governo, di sinistra o di destra, si è occupato seriamente di questa materia. I giornalisti sono considerati ‘casta’ dal populismo di ogni latitudine che fa di ogni erba un fascio senza mai cercare di capire, informarsi. È un danno grande per la democrazia, è un autentico pericolo. Non lo dico per fatto personale, le mie 58 cause sono terminate. Lo dico per gli altri, è un fatto: lo lascio detto ai posteri, con fiducia inesausta nel sapere, nella giustizia.
Non è importante vincere dal giudice, anzi perdono sempre
Conta la minaccia