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Approfitto dell’articolo uscito ieri su la Repubblica per scrivere a mia volta di Flow, recuperando gli appunti che avevo buttato giù a caldo, all’uscita del cinema.
Si tratta di un film di animazione con immagini molto belle, assolutamente ‘veriste’: gli amanti dei gatti riconosceranno in esse i movimenti e i vezzi’ dei gatti.
Uscito prima in Francia con il sottotitolo “Il gatto che imparò a nuotare” che il Italia, dove pure hanno ritenuto di dover aggiungere qualche spiegazione: “Flow, un mondo da salvare”.
Le rispettive case di distribuzione sono state volenterose, ma entrambe fuori registro. Di fatto Flow (lett. flusso, è lo scorrere, fluire di un liquido, non è una marea (tide) e neanche un diluvio universale (great flood).
La difficoltà di incasellare in qualche modo il film – per indirizzare/invogliare il pubblico evidentemente – costituisce una delle caratteristiche del film.
A me è sembrato un film di un genere particolare – non ce ne sono tanti in verità (1); con gli amici cinefili con cui non ho confrontato queste considerazioni, forse verrebbero fuori altri titoli – di quelli che presentano delle immagini, delle cose che accadono, senza fornire indicazioni troppo precise.
Questo compito – di aggiungere informazioni, contestualizzazione, significato -, è devoluto allo spettatore che in questo caso, più che in altri film è artefice ‘in proprio’ del valore aggiunto. Compito impegnativo, invero, ma di grande soddisfazione.
A beneficio degli amici che volevo certamente motivare a vedere il film (anche cercandolo se fosse scomparso subito dalle sale) ma senza rivelar loro nulla della trama e rovinare parte della sorpresa, ho stilato tre parole chiave per indirizzarli; che sono state:
- Ignoto
- Meraviglia
- Istinto di sopravvivenza
Pressato poi a dare qualche informazione in più, ho svelato due ulteriori temi:
- Catastrofe ecologica
- Solidarietà nella alteritá.
Ma non immaginate una trama, o una concatenazione causa-effetto. Le immagini arrivano e passano subito sostituite da altre, per il piacere degli occhi e delle associazioni mentali.
Naturalmente ho dovuto confessare di aver apprezzato tanto il film perché preparato da una salda lettura di fantascienza del filone catastrofico, genere in cui eccelleva James Ballard (2). Ma il lettore appassionato ricorderà molti altri Autori e temi: in note (3) solo qualcuno dei temi della fantascienza catastrofica (molti di quelli che ricordo io con qualche aiuto alla memoria da Wikipedia), omettendo per brevità tutti quelli che vedono la fine dell’umanità come conseguenza di pandemie senza speranza o di invasioni aliene… E poi ci sarebbe la sezione film che è altrettanto ricca…
Ci sono altri animali nel film, e non sono stato interessato a dare un significato simbolico a nessuno di essi; tranne forse gli uccelli, che potrebbero essere le mitiche fenici (post fata resurgo; sta anche nello stemma comunale di Formia). con un accenno, nel film, alla trascendenza.
Certo il gatto nero è centrale nella narrazione e li sovrasta tutti.
La scena finale – gli animali che si rispecchiano nello stagno e si riconoscono (acquistano coscienza di sé) – la interpreto come un invito rivolto all’uomo a fare altrettanto: E mó… Che volemo fa’?!
Siccome molti saranno delusi da questa pseudo-recensione surreale, allego due trafiletti di critici ben più seri di me, nella speranza che possano dare qualche aiuto. Ma non ci sperate troppo: dovrete vederlo!
Sopra Mariarosa Mancuso da Il Manifesto; sotto Roberto Nepoti da la Repubblica (cliccare per ingrandire)
Note
(1) – Categoria (di mia invenzione) di film con coordinate scarse o aberranti; di epoche e genere molto diversi, ma per far capire cosa intendo:
– Fantasia (Walt Disney, 1940)
– Caché (Niente da nascondere, del 2005, di Michael Haneke
– L’arca russa (film del 2002, di Aleksandr Sokurov)
(2) – James G. Ballard, autore inglese (1930 -2009) con vasti interessi, anche con incursioni nel cinema ((suo, del 1973, il soggetto del film Crash, di Cronenberg, 1996). Il suo primo romanzo fu Il vento dal nulla (The Wind From Nowhere) del 1962, che aprì una tetralogia di genere catastrofico; gli altri tre furono Il mondo sommerso (The Drowned World), Terra bruciata (The Burning World) e Foresta di cristallo (The Crystal World), dove la catastrofe finale è causata dai quattro elementi aristotelici aria, acqua, terra e fuoco, più un quinto elemento, il tempo, che domina Foresta di cristallo (1966).
(3) – Temi della fantascienza catastrofica (o apocalittica)
- La nube purpurea (The Purple Cloud, 1901) di M. P. Shiel, in cui la fuga accidentale di un composto gassoso uccide ogni persona sul pianeta.
- Morte dell’erba (The Death of Grass, 1956) di John Christopher, apocalittico, dove un virus stermina tutte le coltivazioni di graminacee, grano, avena, orzo, segale, mais, miglio, canna da zucchero e perfino l’erba facendo regredire la società al medioevo.
- Il vampiro del mare (The Tide Went Out), 1958 di Charles Eric Maine, apocalittico, ipotizza che esperimenti atomici abbiano aperto un’enorme falda nel fondale degli oceani e che da essa tutta l’acqua marina defluisca nel sottosuolo.
- Livello 7 (1959) di Mordecai Roshwald, apocalittico; il diario di uno dei testimoni della distruzione nucleare dell’umanità
- Addio, Babilonia (Alas, Babylon, 1959) di Pat Frank, apocalittico; lo scoppio della guerra nucleare visto da un remoto paesino della Florida. Il titolo del romanzo è ripreso dal libro dell’Apocalisse di Giovanni, 18:10.
- Gomorra e dintorni (The Genocides, 1965) di Thomas M. Disch, apocalittico, in cui una infestazione di piante di origine extraterrestre devasta la Terra e porta l’umanità all’estinzione.
- Il giorno dei trifidi, di John Windam (pseudonimo di John Benyon Harrys), può essere inserito nel genere post-apocalittico in quanto prende le mosse da una pioggia di meteoriti verdi che rende cieca una parte rilevante dell’umanità, ma è questo fatto traumatico che innesca modifiche del comportamento umano fino a degenerazioni della stessa natura umana.
- Fase IV (Phase IV) di Barry N. Malzberg del 1973, è la trasposizione letteraria del film Fase IV: distruzione Terra di Saul Bass (anche noto come grafico dei titoli di testa dei film, di Hitchcock e molti altri) distribuito nel 1974, in cui una misteriosa energia spaziale causa mutazioni nelle formiche rendendole intelligenti, cooperative e determinate a sostituirsi all’uomo come razza dominante sulla Terra.
- Cronache del Dopobomba (Dr. Bloodmoney, or How We Got Along After the Bomb) è un romanzo di fantascienza di Philip K. Dick del 1963.
- Lebbra antiplastica (Mutant 59: The Plastic Eater) è un romanzo di fantascienza degli autori britannici Kit Pedler e Gerry Davis pubblicato nel 1971.