Ricorrenze

Cronache dall’Immacolata

di Francesco De Luca

Ciccillo (Costanzo – anni 83), Silverio (Anello – anni 83) hanno iniziato a prendere coscienza del lavoro come apprendisti nell’officina di Maurino, giù alla banchina. Negli anni ’50. Ora sono in chiesa. Il grosso degli uomini accolti per la ‘sveglia canora’ ai Ponzesi l’otto dicembre si è incamminata per le strade. Essi rimangono in chiesa per evitare sforzi. C’è anche il rischio della pioggia incombente.

Rimangono in chiesa, ma ci siamo anche noi, ossia Luigi Ambrosino (anni 85) e io (gli anni non li dico).
Silverio Anello vive stabilmente a New York ma quest’inverno, dietro desiderio della moglie, lo trascorreranno a Ponza.
Faccio da joker, e ci sediamo tutti e cinque a parlare. Il quinto è Peppe Scotti (anni 78, come i miei).

Sono io che getto l’esca. La base comune della conversazione è la processione che alle 5 del mattino il parroco Dies si inventò per svegliare i fedeli coi canti mariani. Tutti rigorosamente uomini (a quell’ora era sconveniente per le donne uscire da casa), e dunque giovani, ragazzi, bambini.

Ciccillo, rivolgendosi a Silverio: “ti ricordi quando il parroco ci fece dormire in chiesa ?” Inizia: s’era alla vigilia di san Silverio e l’oro del Santo era stato esposto sulla statua. Ma c’era ancora la notte da passare e … i malintenzionati potevano far danno. “Uno di voi deve dormire in chiesa” – intimò il parroco.

“Io solo… ho paura” – rispose Ciccillo. Il parroco gli affiancò Euro, un giovane parente del parroco. Si disposero due lettini sotto l’altare della Addolorata. Se non che, nel mezzo della notte, le candele dell’altare, accese per dare poca luce ai due, si squagliarono e caddero a terra, producendo un rumore tale che i due ragazzi sobbalzarono spaventati.

“E quella vota – interviene Silverio – che il fratello del parroco, capitano su un bastimento in traffico con la Sicilia, portò una botticella di vino – marsala. Il parroco se ne serviva per le messe. Lo scoprimmo pure noi e ogni tanto ne prelevavamo un bicchierino. Se ne accorse don Luigi e la botticella fu portata dalla sacrestia in casa, al sicuro”.

Ciccillo ricorda, Silverio annota; poi è Silverio che evidenzia e Ciccillo corregge, in un susseguirsi di ricordi, fatti, personaggi e dicerie. Ponza del primo dopoguerra, imbrigliata nella miseria e anelante alla riscossa; i Ponzesi a raschiare il fondo delle possibilità e solleciti ad inventarsi un futuro.

Su un fatto concordano i due in modo totale, sulla maestria di Maurino presso il quale, come ho accennato, hanno preso confidenza col il tornio, con la forgia, l’incudine, la saldatrice. Facevano i garzoni di bottega per qualche centinaio di lire a settimana. “’A famma era tanta…”.

Intervengo: “però tutta questa fame non la sentivamo…”.
“No – interviene Ciccillo – da piccolo la fame si toccava con mano. Il pane era razionato e bisognava racimolare qualcosa da mangiare”.

“Dall’ America – racconta Ciccillo – mandavano il caffè nei barattoli. Questi stessi venivano a loro volta spediti in America dai ponzesi con gli uccelli sotto olio. I quali dovevano essere sigillati, per affrontare il viaggio. A questo pensavano i fabbri. I quali, nel procedere alla saldatura del coperchio sottraevano uno o due uccelletti dal barattolo. Al termine dell’operazione di sigillatura, avevano rimediato un piatto di uccelli. Da mangiare. Perché la fame era tanta!”

“E ti ricordi – incalza Silverio – che facevamo colazione con pane e zucchero… pane e olio…”
Si avvicina al gruppo il comandante Altomare. Viene ogni 8 dicembre da Procida, perché attratto dalla devozione alla Madonna. E’ devozione popolare e si nutre di spirito popolare: grezzo, ruspante, autentico.

Col comandante Altomare diventa obbligatorio fare riferimento alle condizioni meteomarine. Lui, nella tratta Ponza – Ventotene – Formia, era un eroe perché affrontava il mare anche quando infuriava. Perché l’interesse che riteneva prioritario era il servizio alla popolazione isolana. Diversamente da quanto appare nella situazione odierna.

Stiamo vicino all’armonium, in chiesa. Lì dove ci stringevamo tenuti stretti dalla ‘magia’ d’u paricchiano. Una magia davvero, se è riuscita questa devozione ad imporsi come tradizione paesana.
L’ha esaltata anche l’attuale parroco don Ramon Fajardo, nel sottolineare le presenze che, pur non essendo in vita, supportano la tradizione col loro ricordo.
Viene Giovannino e ci invita alla compostezza. Sta per iniziare la Messa e dobbiamo far onore alla Madonna.

 

NdR: le foto a corredo sono di Rossano Di Loreto

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