Editoriale

Epicrisi 503. Nel segno di Ceronetti: “Per non dimenticare la memoria”

di Sandro Russo

 .

Sto leggendo in questo periodo tutto quel che trovo di Guido Ceronetti, per me un mago della parola e del pensiero. Una specie di “seconda passata” di letture. L’ho conosciuto in altri tempi attraverso amici comuni, già anziano, per aver abitato per un periodo dalla parti mie, ai Castelli.
Ha fatto tante cose nella vita, tutte originali. È stato un libero pensatore, senza schemi e senza etichette di partito, con posizioni spesso scomode.

Riporto qualche frase dai suoi libri e dalla sua lunga scheda su Wikipedia (ne consiglio la consultazione):
Guido Ceronetti (Torino, 1927 – Cetona (SI), 2018) è stato un poeta, aforista, scrittore, filosofo, traduttore, giornalista, drammaturgo, teatrante e marionettista italiano (…tutte queste cose in mogo originale e al meglio!
Ibidem
Insieme alla moglie nel 1970 diede vita al Teatro dei Sensibili, allestendo in casa spettacoli di marionette. “Le sue marionette esordivano su un piccolo palcoscenico, nel tinello di casa Ceronetti, ad Albano Laziale. Si consumavano tè, biscottini (i crumiri di Casale) e mele cotte”. Nel corso degli anni vi assisterono personalità quali Eugenio Montale, Guido Piovene, Natalia Ginzburg, Luis Buñuel e Federico Fellini. A partire dal 1985, con la rappresentazione de La iena di San Giorgio, il Teatro dei Sensibili divenne pubblico e itinerante.

«Sono sempre stato anticomunista… [Il Mullah Omar e Osama Bin Laden sono] modi dell’antiumano (…) Dietro di loro… l’ombra di Lenin, inviato della Tenebra, fondatore imitabile dell’universo concentrazionario, capostipite novecentesco di malvagie entità che non finiscono di manifestarsi».
(Da: Ti saluto mio secolo crudele, 2011)

«Solo un vero vegetariano è capace di vedere le sardine come cadaveri e la loro scatola come una «bara di latta»; un mangiatore di carne (non mi sento di scrivere «un carnivoro» perché l’uomo non è un carnivoro) neanche se lo chiudono nel frigorifero di una macelleria avrà la sensazione di coabitare con dei cadaveri squartati. C’è come un velo sulla retina dei non vegetariani, quasi un materializzarsi di un velo sull’anima, che gli impedisce di vedere il cadavere, il pezzo di cadavere cotto, nel piatto di carne o di pesce».
(Da Il silenzio del corpo (2015)

Nel 2012 fu insignito del premio “Inquieto dell’anno” a Finale Ligure [Inquieto dell’anno! Neanche sapevo che esistesse, un premio del genere! Certo avrà sgominato tutti nella categoria “Inquieti di genio” – NdA].

Nel 2014 propose in un articolo su la Repubblica, ispirandosi al fenomeno delle “assistenti sessuali per disabili” e alle proposte sull’affettività dei detenuti, l’istituzione di un “servizio erotico volontario” rivolto agli anziani senza che dovessero rivolgersi a prostitute, per evitare “la barbarie di una vecchiaia senza sesso”.

Come da disposizione testamentaria, dopo tre giorni e una cerimonia religiosa (!) [il punto esclamativo è mio!: Non me l’aspettavo! – NdA] a Cetona, fu sepolto sulle colline tra Torino e il Monferrato, in una tomba a terra, situata nel cimitero di Andezeno (Torino), il paese di origine dei genitori.
«Disposizione da prendere: «Non voglio donne in calzoni ai miei funerali. Cacciatele via. Almeno in questa pur insignificante occasione, ma per amore, siano insottanate come le ho sognate sempre, nella vita».
(da Per le strade della Vergine, 2016).

Edizione Adelphi, 1964; 2000

Non sempre sono d’accordo con lui e spesso non seguo le sue indicazioni, ma lo spirito di Ceronetti ha informato la mia lettura degli articoli della settimana su Ponzaracconta. L’originalità e libertà di pensiero, la creatività, la curiosità che hanno arricchito la sua vita (…e un po’ pure la nostra); anche la stanchezza delle cose usuali e ripetute.
Volevo un suo titolo, per questa epicrisi: poteva essere La carta è stanca (sono stato a lungo indeciso) per una sensazione generale di impasse – vicolo cieco – stallo – impantanamento – in cui mi/ci sembra di vivere; in nessun caso in relazione con gli articoli della settimana e i relativi autori, che hanno fatto del loro meglio (anche per quanto riguarda le scelte della Redazione di articoli ripresi dai giornali): è proprio il periodo storico che stiamo vivendo, ad essere asfissiante!
Per/con un minimo di speranza ho scelto il secondo titolo:

Ed. Adelphi; 2016

Impostata la mia chiave di lettura, ovvero il colore del vetro degli occhiali con cui ho letto gli articoli della settimana (rosa, celeste pallido, grigio fumo… quest’ultimo per me), il resto è facile. Ma riconosco che gli occhiali possono essere diversi, da persona a persona.
Un commento dell’ultim’ora di Bixio, a un articolo di Gabriella Nardacci di qualche tempo fa, mi fa pensare che siamo almeno in due, con lo stesso vetro degli occhiali.
Ma molti commenti di questa settimana sono stati incisivi e illuminanti.
Quelli raccolti dalla soddisfazione di Vigorelli per la vittoria di Trump (da parte di Enzo Di Giovanni, soprattutto) ; quello di Enzo Di Fazio a un’intervista al Sindaco di Bologna… e diversi altri. I commenti aggiungono profondità e sale agli articoli: ne sono un entusiasta fautore ed è anche una bella differenza tra un giornale e un sito come Ponzaracconta, a parte che un giornale, il giorno dopo, perde di interesse, mentre il sito può essere considerato un contenitore di saperi (ora grazie a Internet anche i giornali hanno attivato questa funzione).

Ovviamente è stata la settimana di Trump; questa e la precedente; anche Emilio Iodice ci ha proposto un articolo con un’analisi del risultato delle elezioni.
Un articolo selezionato da la Repubblica da Enzo Di Fazio sulle possibili conseguenze per l’Europa del voto americano, di Lucrezia Reichlin, economista, figlia di Luciana Castellina che ospitiamo per dire la sua in un’intervista sempre da Repubblica: mente lucida e giudizi taglienti, senza mezzi termini, di una che ha vissuto ben dentro la politica italiana degli anni migliori.
Franco De Luca cala i cambiamenti politici globali nella piccola realtà ponzese in “Cambio di stagione”.
Infine scoop degli scoop, anche Sang’ ‘i Retunne ha momentaneamente lasciato la sua tana ‘arete ‘u scoglie russe per infiorettare con l’abituale maestria sul tema. Buon vecchio Sang’..! Fa piacere constatare che nun s’è ‘nzallanuto “da disuso”, per la prolungata inattività. Aleggerà ancora, Sang’, nel finale di questa epicrisi…

Articoli di interesse generale e locale non sono mancati sul sito. Li enumero nel caso, dal titolo, qualcuno volesse richiamarli e riconsiderarli:

Anche questa settimana abbiamo avuto una perdita e qualche lieto evento
È morto Antonio De Luca (‘Ciacione’), fratello del nostro amico e collaboratore Franco. Ne fa un intenso ricordo Luigi Dies – Ciao Antonio – e chiude con una frase per i suoi ragazzi: “Non tanto vale commuoversi per le nostre patetiche memorie. Create oggi per voi le premesse per avere domani ricordi belli per i quali possiate commuovervi stretti ai legami creati. Solo in quel momento capirete appieno la nostra commozione di oggi”.
Un anniversario dei cinquant’anni dalla morte viene ricordato da Gianni Sarro per Vittorio De Sica: “Pillole di Cinema” brevi, ma sempre gradite.
Cn i ricordi si confronta anche Pasquale Scarpati con una sua chicca sul famoso strummolo, croce e delizia dei ragazzini della Ponza d’altri tempi, questo particolare perché fatto da Pataccone in persona.

Tra i lieti eventi senz’altro da annoverare due Tesi di Specializzazione, per un caso improbabile “gemelle”: di Alessandra Iodice e Giulia Russo, in Chirurgia generale, nella stessa sessione di Specializzazione, amiche tra loro e ciascuna per la sua parte con legami con Ponza. Anche per loro tanti commenti e felicitazioni.

Articoli “canterini”, almeno quattro, questa settimana:

La chiusa di questa epicrisi è in leggerezza, e riguarda le trattative per convincere Sang’ ‘i Rutunne, l’ittico senza nome come lo chiamava Rita Bosso, a mandarci un pezzo dopo un così lungo silenzio. Perché io? Sono uno dei pochi (per non dire l’unico) che intrattiene segreti rapporti con lui. Lui nicchiava. Sono passato alle minacce. – Guarda – gli ho detto (scritto) – se non lo fai tu, un pezzo sul tema che è tanto di attualità in questi giorni, lo faccio io “alla maniera di Sang’ ‘i Retunne” .
– E provaci –
mi ha sfidato.

Una vignetta di Ellekappa su la Repubblica del 19.12.2019

Così ci ho provato, anche se poi non ho continuato e concluso perché nel frattempo lui, Sang’, si è sbloccato; e venuta meno la necessità di convincerlo mi è mancata anche l’ispirazione e non ho continuato. Cominciava così:

Sang’ ’i Retunne – Giggi’, che ddice? Fusse asciúte pazze a’ vecchiaia? Te puòzza tégnere i capille a ’sta manèra?
Giggino – Shssst… stattu zitte, ca si Isso se n’accorge s’i ffa pure isse!

SR – Isso chi?
GG – Comme chi? Isso ce ne sta un’ sule…

SR – Ma che vai dicènn’? ‘Isso’ i capille nunn’i ttene cchiú…
GG – Shssst… Perciò t’he’a sta’ zitte! Aggie sapute che se sta facenn’ i ’mpacch’ ’i rumm… Dice che accussí ce crescene già tignute…

 

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