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Parthenope mania, santo o blasfemo Sorrentino spacca
di Alberto Crespi – da la Repubblica del 3 novembre 2024
– In testa al box office Il film di Paolo Sorrentino è già a 3,5 milioni.
– La Deputazione di San Gennaro e don Rapullino parlano di “profanazione”
Il box office di questo weekend lungo, per chi ancora apprezza il cinema italiano, è incoraggiante: Parthenope di Paolo Sorrentino vola verso i 4 milioni di incasso (li supererà, può fare molto meglio) e Berlinguer – La grande ambizione, di Andrea Segre sale sul podio, doppiando ampiamente gli incassi di Fino alla fine, di Gabriele Muccino.
Ma il fenomeno del momento è Parthenope .
Chi scrive l’ha visto a Cannes, quasi sei mesi fa, e ricorda perfettamente le facce perplesse e beffarde di numerosi addetti ai lavori che mormoravano: “Lo fanno uscire in autunno, quando di Cannes non si ricorderà più nessuno, questi della Piper sono dei dilettanti”. Si è visto.
Un film diventa un fenomeno quando travalica le sale. Prima, è “solo” un film di successo. Il fenomeno è partito con le anteprime di settembre, una forma di distribuzione mirata che ha avuto ottimi esiti. Ancora oggi, quando a una proiezione viene annunciata la presenza in sala di Sorrentino, i posti si esauriscono in un batter d’occhio.
Sui social, Parthenope spacca: in tutti i sensi. Spacca in due il popolo della rete, che oscilla fra stroncature derisorie e lodi entusiaste (in mezzo non c’è quasi nulla, per nessuno Parthenope è un film da 6, 6 e mezzo: si va dal 5 in giù o dall’8 in su). E spacca perché chiunque lo veda si sente in dovere di esternare. Fra tutti i meme che circolano sui social il più divertente è una foto dell’enciclopedia Treccani, in molti tomi, sulla cui copertina è sovrapposta la scritta “Tutte le recensioni online di Parthenope di Sorrentino”.
A Napoli intanto circolano le magliette sul film. Sono per lo più bianche con scritta in azzurro, cosa che a Sorrentino farà piacere: il regista è un grande tifoso e nel film ci sono anche immagini dei festeggiamenti per lo scudetto vinto dal Napoli nel 2023, se Aurelio De Laurentiis fosse ancora un cinefilo (oltre che il presidente della squadra) i biancoazzurri giocherebbero la prossima partita con la scritta “Forza Parthenope” sul petto. Per Sorrentino, credeteci, sarebbe meglio dell’Oscar.
Ma poiché il film “spacca”, come si diceva poc’anzi, non mancano le voci contro.
La ricercatrice del CNR Stefania Martuscelli, figlia di un componente della Deputazione di San Gennaro, ha spedito ai media una lettera aperta indignata per come San Gennaro viene raccontato nel film: «Viene profanato in un modo che giudico offensivo per i credenti e per chi sente Napoli come parte di sé».
E don Franco Rapullino, il parroco che nel 1990 dall’altare lanciò ai giovani il grido “Fuitevénne ’a Napule”, boccia senza mezzi termini Sorrentino: “Non ha diritto di essere così blasfemo”.
Non si registrano invece reazioni, per il momento, da parte dell’altra “santa laica” evocata nel film, Sophia Loren, alla quale allude in maniera anche lievemente perfida il personaggio di Greta Cool, la diva impersonata da Luisa Ranieri. Ha parlato la stessa Ranieri, stemperando: «La povera Sophia non c’entra niente, io la adoro e lei non si è mai espressa in modo malevolo su Napoli. Greta è un archetipo».
Il critico può dire solo una cosa: Parthenope è un film bello e non facile, e se un simile film diventa un fenomeno di costume vuol dire che il cinema è ancora vivo. Brindiamo.
[Di Alberto Crespi, da la Repubblica del 3 ottobre 2024]