di Francesco De Luca
Dopo il maestro Titta, da fine 1800 al 1930 circa, Ponza ha accusato la mancanza di una banda musicale.
Nel primo dopoguerra l’isola nella conquistata tranquillità socio-economica accusava una lacuna: quella di non accompagnare le iniziative religiose con la gioiosità della musica in piazza. Quella che solamente la banda cittadina dà.
Il ricordo della banda con il maestro Titta era cocente. C’erano anche taluni che erano stati formati dal maestro Titta, ma non c’era chi li accorpasse e dai loro strumenti musicali facesse uscire melodie.
Negli anni ‘50 venne impiantato a Ponza l’Avviamento Professionale ad indirizzo marinaro. La vita ponzese subì uno scossone vitale. Alla gioventù venne offerta una possibilità formativa di conoscenza e di lavoro.
Lo scossone, di cui fu autrice la famigerata Democrazia Cristiana (questo per dire il pro e il contro), immise nel corpo sociale isolano linfa vitale.
Una manciata di professori vennero stanziati nell’ Avviamento. Tra di essi giunse a Ponza Giovanni Anzalone da Montefalcione (Avellino).
Nelle discipline, a fianco delle materie tradizionali, c’erano l’economia domestica, la musica, la pratica marinara. Ciò fu la causa della comparsa a Ponza di un diplomato in ‘direzione bandistica’, il maestro Anzalone.
la banda del maestro Anzalone
(archivio fotografico Giovanni Pacifico)
Egli fece subito comunella con chi aveva suonato nella precedente banda, prima della guerra. C’erano: Guarino Tatonno, Pacifico Giovanni, Cirotto Colonna ed altri. Si decise di formare una nuova banda comunale. Con beneplacito e sovvenzione del Comune.
I primi ad aderire furono: Luigi Ambrosino, Benito Costanzo, Ferino, Aniello d’ Amedeo. Seguirono Coppa Gaetano (‘u Russo ), Tonino Esposito, Antonio De Luca, Biagino De Luca. Tommasino De Luca, Aniello Coppa, i fratelli Spignesi (Sebastiano e Silverio ), Scarpati non mi sovviene il nome), Silverio Piscopo, ed altri… Mario Iozzi, Antonio Picano…
Si combinò un connubio virtuoso. Lo dico col senno di poi. Il maestro Anzalone ebbe modo di manifestare la sua competenza e maestrìa, i giovani menzionati ebbero l’agio di esternare doti e inclinazioni personali.
Dico questo perché la banda diede la stura a tanti giovani talenti di eccellere nella musica.
Talentuosi apparvero subito Aniello d’Amedeo, Aniello Coppa, Tonino Esposito che faceva praticamente il tappabuchi nell’ambito della banda, sostituendo di volta in volta chi veniva momentaneamente meno (questa disgrazia era ed è figlia della natura di isola). Ora suonava i piatti, ora il basso, ora il corno, ora il flicorno. E poi, al di fuori della banda, ha suonato il basso elettrico, la chitarra elettrica e la pianola.
Questo per evidenziare quanto detto sopra e cioè che la costituzione della banda negli anni ‘60 determinò nei giovani isolani opportunità di formazione straordinarie. Ricordo, fra l’altro, che in seguito allo studio della musica nacque a Ponza il complesso musicale dei Duri, formato dai suonatori della banda: Mario Iozzi al sax, Aniello Coppa alla fisarmonica, Nino Picicco alla batteria, Tonino Esposito al basso e Antonio De Luca alla chitarra.
La banda del maestro Anzalone si affrancò presto dallo stato di fanfara, impegnandosi finanche nelle marce sinfoniche che, per i profani, sono marce dalla complessità musicale notevole, tanto da potersi assimilare alle sinfonie.
Il maestro Anzalone, dall’aria mite e scanzonata, possedeva un orecchio fine che… e Tonino mi narra questo aneddoto: era la festa di san Giuseppe, 19 marzo, la banda stava suonando alla Punta Bianca quando entra nel porto la nave. Suona la sirena per uniformarsi all’aria di festa. Il maestro stoppa la musica della banda e comanda ad alta voce: RE bemolle. Tutti i bandisti emettono quella nota… in sintonia col suono della sirena del piroscafo. Così, ad orecchio… in un lampo!
Di questi ricordi parlo con Antonio mio fratello e con Tonino. Ad uno luccicano gli occhi, all’altro trema la voce. Intervengo per non far collassare l’atmosfera: e Biagino…? – dico.
Su Biagino De Luca si potrebbe scrivere molto delle sue trovate strambe, dei comportamenti assurdi, dei modi bizzarri … che si tramutavano tutti in occasioni di ilarità. Un uomo per tutte le stramberie… eppure davano gioia, e cementavano il gruppo.
Quando la banda passava non si poteva fare a meno di seguirla!
silverio lamonica1
30 Ottobre 2024 at 18:40
Avendo qualche annetto più di Franco, mi si consenta di fare alcune precisazioni:
1) I “superstiti” della gloriosa banda, diretta dal M° Titta, continuarono a suonare al seguito delle varie processioni, nel dopoguerra, guidati dal capobanda Antonio Guarino (bombardino) gli altri: Cirillo (grancassa), Elio Zecca (clarino) e suo padre Ciccillo (piatti), Raffaele Morrone (tromba), Pacifico (basso-tuba), Pasquale Tricoli, falegname (trombone), Ciro Colonna (cornetta)
2) Nel 1952 l’Amministrazione comunale contattò (se non erro) il M° Capozzi, dell’Orchestra S. Carlo di Napoli, era anziano, burbero e andò via presto. Quindi venne un maestro di origine campana, basso e tarchiato. Un tipo scostante che lasciò dopo qualche mese. Infine, arrivò il M° Anzalone. Mio fratello Francesco ed io fummo tra i primi ad aderire. Ricordo che le lezioni di solfeggio (suonare lo strumento si sarebbe imparato dopo) avvenivano negli ex cameroni, ora Sala Polifunzionale Pisacane. Successivamente, col M° Anzalone, imparai a suonare il flauto traverso e mio fratello Francesco l’oboe. Verso la metà degli anni ’50 andai a studiare a Napoli, per cui lasciai – purtroppo – la banda musicale.
Franco De Luca
30 Ottobre 2024 at 19:46
Bravo Silverio. Hai apportato un valore in più all’articolo.
Io l’ho costruito con i frammenti di ricordi a disposizione (mutuati da Tonino Esposito e da Antonio) e tu
lo hai completato alla grande.
Grazie a nome di tutti.
E’ una paginetta di storia ponzese.
Silverio Guarino
30 Ottobre 2024 at 21:40
Abbiamo dimenticato mio cugino Silverio Guarino che, proprio perché suonava la tromba ebbe come soprannome “il bersagliere”.
Per quanto riguarda quel Re bemolle del maestro Anzalone (forse la sirena della nave era un po’ calante), si può certo affermare che fosse dotato di quell'”orecchio assoluto” che è un dono della natura.
Una questione mi pongo: noi rockettari avremmo definito quella nota come un Do diesis e non un Re bemolle (che poi è la stessa nota).
Forse per dire che c’era un semitono in più piuttosto che un semitono in meno?
Visione ottimistica della vita e della musica.
Franco Zecca
31 Ottobre 2024 at 10:53
Nel ricordare i nomi dei componenti la banda di Ponza, sono stati omessi – per il periodo della direzione del M° Anzalone – quelli dei miei due cognati: Titino e Michele Usai. Il primo suonava credo si chiamasse il bombardino, strumento simile al basso tuba; il secondo suonava il clarino facendo coppia con mio zio Elio.
Tanto per ricordare… Comunque, proprio un bel pezzo!
Ricordi che fanno riaffiorare la gioventù.