Sport

La Nazionale, un’uscita con i nipoti

di Bixio

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Cosa ancora ci unisce, nel bene e nel male? La Nazionale!
L’avevo promesso ai miei nipoti già da quest’estate, di portarli allo stadio a vedere la partita. Seconda elementare, li osservavo in ogni loro movimento al Foro Italico, di sera nella confusione della gente, festanti, non si rendevano neanche conto di cosa andavano incontro, la sosta alle bancarelle per magliette e bandiere e poi verso l’ingresso della tribuna Tevere a litigare con i tornelli.

Certo di notte il grande catino dell’Olimpico illuminato e il prato verde sono uno spettacolo meraviglioso… lo si vedeva dai loro occhi spalancati all’uscita del sottopassaggio. Altri bambini, altre scolaresche con i genitori, centri sportivi etc etc.
Spettacolo unico, cominciarono a capire che si trattava di una partita di calcio ma più in grande stile rispetto alle loro nel cortile o con mister Biagio a Calacaparra. I genitori spiegavano loro le cose ma tutti i bambini presenti erano già entrati “in partita”.
Agli inni nazionali… quello belga prima fischiato poi applaudito, poi cantano quello di Mameli. I tifosi belgi relegati e protetti in curva, la partita subito iniziata male per loro ma poi aggiustata col pareggio, senza entrare troppo in temi tecnici, errore di Spalletti non riuscito a nascondere  l’uomo in meno, ma comunque  grande festa, anche sugli improperi all’arbitro; i piccoli seguono i grandi, nonostante l’impegno dei genitori a tenerli a bada.
Alla fine tutto bene. Ricordo indelebile della prima partita e di tutto.
Questo è quel che resta del calcio, con la maglia azzurra indossata il giorno dopo a scuola. Il calcio minore, quello dei campionati, dei grandi soldi, delle risse, delle indagini e delle infiltrazioni malavitose sta allontanando tutti. Per paradosso, verrà il giorno che un calciatore inizierà la partita con una maglia e il secondo tempo entrerà in campo con l’altra casacca avendo nel frattempo stipulato un contratto miliardario negli spogliatoi con i dirigenti dell’altra compagine.
In gioventù Italo Allodi, abitante a Calacaparra, di cui ero conoscente, in Comune mi confidò di aver detto al calciatore del Napoli, Carnevale, che se si fosse sgonfiato… il pallone, sarebbe finita per tutti!

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