Pesca

La mia pesca subacquea

di Guido Del Gizzo

 

La difesa dell’ambiente è una cosa troppo seria, per affidarla a degli ambientalisti….

L’intervento di Silverio Guarino, dello scorso 9 ottobre (leggi qui), è uno spunto che trovo molto interessante per avviare una discussione sulla tutela dell’ambiente costiero e isolano.

Come lui, per circa trent’anni, sono stato un accanito pescatore subacqueo in apnea.
Un’apnea superiore ai due minuti richiede molta disciplina ed allenamento: in mare e in piscina, per tutto l’anno; corsa, alimentazione appropriata, niente fumo e poco alcool.
E molta maturità, perché di solito si andava da soli e occorreva avere una percezione lucida dei propri limiti: bisogna essere certi di voler entrare in una tana a quindici metri di profondità, ma la sensazione che si prova nelle fasi di benessere, sul fondo, è assolutamente indelebile nella nostra memoria.
Così come il pesce cucinato appena pescato: dopo averlo pulito in mare, improvvisando un fuoco sulla spiaggia e del rosmarino come unico condimento, è un sapore che non possiamo dimenticare e che rende inutili molte preparazioni presuntuose, nei ristoranti di mezzo mondo, realizzate con pesce “abbattuto” o diversamente conservato.
E non parliamo di quello allevato.

Tutto questo per dire che la pesca e, immagino, la caccia, fino a qualche decennio fa, rappresentavano la capacità di conoscere intimamente un ambiente naturale nel quale ci interessava vivere.
Oggi, invece, lo osserviamo e non capiamo un accidente di quello che sta accadendo: ma davvero qualcuno può pensare che i fondali ponzesi, fino probabilmente ai trenta metri, siano così desertificati perché un gran numero di persone abbia indossato “pinne, fucile ed occhiali” per andare a pesca?

Gli animalisti come Giulia Innocenzi (“Food for Profit”) sembra che spalanchino i cancelli di Mathausen, ogni volta che entrano in un allevamento intensivo di maiali: ma io ho incontrato Giacomo – nome di fantasia – sul traghetto per l’isola d’Elba l’altro giorno.
Giacomo fa il pescatore part-time, lavora su una moderna imbarcazione per la pesca del pesce spada.
Niente più “spadare” derivanti per miglia e miglia, perché catturavano i delfini: adesso palamiti, sempre per miglia e miglia, con grossi ami innescati, così adesso nei guai ci finiscono i tonni rossi.
Il bello della storia è che i tonni rossi sono contingentati e quindi, chi ha la licenza per il pesce spada non può catturare i tonni, pena multe molto salate.
Risultato: centinaia di tonni rossi, anche di grandi dimensioni, pescati e morti, lasciati in mare, per evitare i controlli e i verbali.
Ad ogni uscita di pesca, di ogni singola barca.
Giacomo lo racconta con imbarazzo, dice che il pesce si potrebbe “almeno regalare a chi ne ha bisogno”, ma continuerà nel suo lavoro: intanto, noi ci consoliamo del fatto di aver dismesso il fucile da pesca.
Fesserie.

La verità è che, invece di continuare a pescare e a controllare ciò che succede alle nostre coste, ci siamo abituati ad osservare disastri ambientali, da un lato, e dall’altro deleghiamo, a soggetti improbabili, i ragionamenti sulla difesa dell’ambiente.
Il pesce a Ponza non frequenta più la batimetrica dai trenta metri in su, perché ogni giorno, per due mesi l’anno, girano barchini come mosconi, dalla mattina alla sera; e perché inquinamento luminoso e sonoro lo disturba e ha cambiato abitudini: proprio non mi pare che la nostra consapevolezza sia aumentata con l’età o l’avvicinarsi della morte.
Al massimo, ci siamo “rincoglioniti”.

Il presidente francese Clemenceau è comunemente citato per un’acuta osservazione sulla guerra : “Ah, la guerra! È una faccenda troppo seria per affidarla ai generali”.
Possiamo dire la stessa cosa della difesa per l’ambiente e gli ambientalisti: li avete sentiti, a proposito della pesca al pesce spada, o per il ripopolamento degli ambienti costieri, o le colture sentinella per il controllo dell’inquinamento?
Macché.
Manifestazioni contro l’abbattimento di qualche capo suino, usato come prova, peraltro assolutamente improbabile, di un qualche tipo di intervento contro la peste suina: forme di opposta cialtroneria.

L’animalismo, attualmente di moda, non avrà alcun effetto sulla tutela dell’ambiente e promuove solo falsa coscienza, tutta solo occidentale, oltretutto.

L’altro giorno, alla partenza del traghetto, 26 gradi di temperatura, la mia splendida cagna Circe, una Terranova di 65 kg, osservava, calmissima e perplessa, una cagnolina di circa 4 kg, che le abbaiava contro furiosamente, mentre era tenuta al guinzaglio da una ragazza che si era preoccupata di metterle addosso un cappottino in piumino rosa shocking, per portala in giro….

Ma di cosa vogliamo parlare?

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