Racconti

Angelo e io, 1954

di Luigi Maria Dies

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Accade 70 anni fa.
Erano i tempi che a tre anni un ragazzo più grande ti fa da balia, passando a prenderti a casa, dicendo semplicemente a qualcuno che forse sta pure in un’altra stanza: – Me piglie a Luiggi, stamm’ annanz’ a’ chiesa. E quello risponde: “Va bene”.
E così mi ritrovo a vagare in uno spazio immenso, a guardare “chilli llà” che fanno “giochi da grandi”.
Corre un muro intorno al piazzale. Con lo sguardo scruto intorno ma la vista coglie solo il paesaggio lontano, e le chiome degli alberi piantati in discesa a ridosso del muro a destra su via Roma. Tre o quattro, piantati sotto al muro della piazzetta. Chissà in quei momenti cosa pensavo e scoprivo, lasciato così a me stesso nella confusione che mi ignorava – ma non ne sono sicuro -. Di occhi addosso ne avevo tanti. Ragazzi, giovani, esuberanti e responsabili. “I ggiùvene” mi tenevano d’occhio. Io non ricordo, mi manca, anche fosse un piccolo flash, ogni memoria di quel momento. Racconto ciò che per anni mi fu raccontato e ripetuto.

Gialla, più di una pera matura, gialleggiava, adagiata sul muro al limitare e sembrava pendere, quale frutto, dell’albero che gli stava alle spalle, una scheggia di tufo. Abbandonata e reduce da qualche scampolo di gioco. Il palo di una porta per partite a pallone giocate dando calci a una vecchia “cuorcile” (natello, o galleggiante per la pesca, allora ancora di sughero).

Con la mano la riuscivo a toccare – quella cosa gialla – la spingevo, chissà, finalmente ho qualcosa da fare, pensavo. E poi l’urlo, che non ricordo, le corse in affanno, di chi, non so. Scende dalle stanze lo zio monsignore; spedisce di corsa ragazzi come pony express dal medico, dai genitori.

Il quadro completo che racchiude questa memoria contempla l’ultimo particolare dei carabinieri che vengono a casa “del ricercato”
’A capa spaccata di Angelo che, inconsapevole, si era un attimo appartato tra muro ed albero, dritto sotto al mio “proiettile” non a mai perso vigore nella mia mente. Non si è mai sfuocata. E stata ed è una traccia incancellabile che ha creato un legame mai interrotto e che non si spezzerà mai.

Angelo non c’è più. Per me è sempre qui. Questo ricordo è stato sempre il mio punto di contatto con lui. E per tantissime altre persone ci saranno altrettanti punti di contatto e di ricordi indelebili. Tra di noi che ci siamo voluti bene, non ci saranno mai addii.

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