Ambiente e Natura

L’isola vecchia

di Bixio

Le forna. la citta vecchia. Oscurata

 .

Non ve la prendete con me. Niente polemiche. Descrivo solo la realtà. Sconosciuta ai più che pur se ci convivono si voltano dall’altra parte per non vedere, non sentire. Ritengono di essere più evoluti, anche se sono stati partoriti da quegli stessi, loro paesani e parenti.
Piazzetta  della Chiesa di Le  Forna e zone limitrofe, un agglomerato di vecchie case… ma dove anche nel periodo invernale c’è una parvenza di vita, un Museo vivente delle tradizioni, del modo di pensare, delle convinzioni difficili da scalfire. Tutto lì si mantiene e si conserva, a cielo aperto.

Io pratico la piazzetta, i bar… sto intorno ai tavoli da gioco, nelle bettole e nelle trattorie fumanti, consapevole di essere dentro a ciò che resta dell’isola, accettato dai frequentatori perché considerato uno di loro. Tra una sigaretta e l’altra, un bicchiere di vino, carte da gioco sul tavolo, commenti  sfiduciati e malevoli su tutto; da anni non vanno a votare, vogliono escludersi dall’attualità, non partecipano, non sono neanche più  arrabbiati, vale solo chi gioca meglio, chi pesca meglio e chi un tempo, con le donne… – anzi no… cu ‘i femmene –, aveva successo.
Non vi dico i commenti… Solo le  nostre si salvano… Considerano ancora le femmine come oggetto di conquista… come una preda… un gradino più basso ma da proteggere; infatti non capiscono la violenza contro di esse se non sono al loro livello. Solo chi si ritira la sera ubriaco… poteva  succedere, ma non succede più.
Non vi dico poi le opinioni sugli uomini che diventano femmine… Il contrario si spiega… è perché non ci sono più  gli uomini di una volta… e via dicendo…
È una cerchia blindata, ripeto, sono ben accetto, anche se sanno che non la penso come loro. Ma gli voglio bene, sono gli ultimi che mi sono rimasti… Anche perché, pur se alcuni di loro hanno navigato per il mondo,  l’isola è  il loro unico piccolo universo riconosciuto.

Una gamba qua, una gamba là, gonfi di vinoQuattro pensionati, mezzo avvelenati al tavolinoLi troverai là, col tempo che fa, estate e invernoA stratracannare, a stramaledir le donne, il tempo ed il governoLoro cercan là la felicità dentro a un bicchierePer dimenticare d’esser stati presi per il sedereCi sarà allegria anche in agonia col vino fortePorteran sul viso l’ombra d’un sorriso fra le braccia della morte.

[Fabrizio De Andrè – La città vecchia (1966)]

Clicca per commentare

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top