San Silverio

Sulle tracce di San Silverio. Da “Vivere Ponza” del 1987

di Sandro Romano

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Di valore storico e ricognitivo questo articolo pubblicato da Sandro Romano nel lontano 1987, su “Vivere Ponza”, con “Ponza Mia” (prima) e Ponzaracconta (sito web) dopo, le tre esperienze divulgative-associative di rilievo che Ponza abbia mai prodotto.
Gli abbiamo chiesto di poterlo riproporre sul sito, soprattutto quale testimonianza di un approccio di ricerca ad una problematica complessa.
Ha la sua importanza che nel frattempo Sandro Romano ha ripreso gli studi universitari e si è laureato in Storia Moderna e Contemporanea nel giugno 2023 all’Università ‘La Sapienza ‘ di Roma
La Redazione

Sulle tracce di San Silverio
di Alessandro Romano

Sono dieci anni ormai che tra chiese, paesi sperduti e vecchi libri cerco invano di scoprire dove riposano le ossa di Papa Silverio, patrono di Ponza. Ricostruire vicende di oltre mille anni fa non è cosa semplice, soprattutto in questo caso dove un’incredibile mancanza di fonti attendibili rende l’impresa veramente ardua. Senza dubbio si griderà al miracolo se un giorno si riuscirà ad avere qualche elemento concreto. Ma a parte le difficoltà incontrate in questa singolare ricerca, è mia intenzione illustrare il procedimento adottato nonché tutto quanto ne è emerso.

Le ricerche partono dalla tragica morte di San Silverio avvenuta nell’anno 537. Il suo corpo fu sistemato nella chiesa Benedettina di Santa Maria in Ponza, cioè nello stesso luogo dove aveva trascorso gli amari giorni del suo esilio. Numerosi scritti tra i quali l’autorevole «Dizionario di Erudizione Storico-Ecclesiastica», riportante inediti «appunti vaticani», avallano tale tesi. Un’interessante notizia, in merito, ci giunge anche dal Duchesne; egli ci da addirittura l’iscrizione marmorea della tomba del Santo — «Romanae Supremus Apex Silverius Aedits, Ossa Sub hoc retinet mortus extraneo» cioè “Silverio, Sommo Pontefice della Ro-mana Sede, morto, tiene le sue ossa sotto questo marmo straniero” (fuori Roma). Altri importanti elementi sull’esistenza della tomba del Papa Silverio in Ponza, ci vengono da alcuni autori del tempo. In alcune loro antiche cronache sono descritte le difficoltà affrontate dai pellegrini provenienti dal continente, nonché le misericordiose intercessioni del Santo che essi ottenevano in queste devote visite. D’altronde, autori a parte, diversamente non sarebbe potuto andare. Una traslazione delle spoglie di un Papa, per lo più martire per opera di chi stava ancora al potere, sarebbe stata un’operazione estremamente scomoda oltre che essere un grave errore politico.
Il corpo di Papa Silverio, quindi, restò nell’isola oggetto di pellegrinaggi e venerazioni fino all’anno 813, data in cui l’intera colonia ponzese e con essa lo stesso monastero di Santa Maria furono distrutti dai «mori della Siria». Il Tricoli, nella sua «Monografia delle Isole Ponzie», da un’idea chiara della violenta azione piratesca: «…essi vollero lasciare benanche memoria sopra gli stessi edilizi collo smantellarli».

Quindi 1’813 fu l’anno che segnò la fine della colonia greco-latina delle Isole Ponziane, nonché la perdita delle notizie riguardanti i resti mortali di S. Silverio. Questo il punto vero e proprio da dove partire con le ricerche. In prima analisi occorreva sapere se la tomba di San Silverio avesse anch’essa subito il saccheggio o se fosse stata opportunamente «svuotata» dai monaci in fuga.
La risposta a questo primo grosso interrogativo poteva venire solo da un’accurata visita nelle località raggiunte da quei monaci scampati al massacro. Sia il Tricoli, nella sua opera già citata, sia gli «Annali d’Italia» davano un’indicazione precisa delle città e nuove sedi raggiunte dai benedettini; Formia, Subiaco, Arcinazzo Romano, S. Alessio in Roma, S. Maria Maggiore in Roma, Amalfi.
In Arcinazzo Romano emersero interessanti notizie sulle origini isolane dei suoi abitanti. Discendenti dai sopravvissuti dell’anno 813, conservavano ancora vivo il ricordo della tragedia subita dai propri antenati e soprattutto avevano il ricordo dell’antico nome del loro paese, “Ponza”, cambiato appena dopo l’unificazione italiana. In Subiaco, presso l’Abbazia del Sacro Speco, emersero notizie sulle origini Benedettine di «Ponza di Arcinazzo» ma nulla risultò su eventuali traslazioni effettuate al tempo della sua costituzione, né emerse alcuna notizia di martiri ivi seppelliti. La visita in Santa Maria Maggiore in Roma fu scoraggiante. Questa importante basilica indicata sia dal Tricoli e sia dal Mons. Dies come il luogo di custodia di una notevole quantità di reliquie del Santo, in realtà oltre a non avere alcuna notizia di una tale sistemazione, riportava nei suoi archivi storici Papa Silverio come antipapa.

Le ricerche in Sant’Alessio furono le più laboriose. Saccheggiata in più riprese nel corso dei secoli, divenuta ricovero per cavalli durante il periodo napoleonico, tolta al culto per la sua posizione «strategica» dalle truppe di unificazione italiane, questa antica basilica appariva priva di ogni documentazione propria. Fortuna volle che Padre Salvatore, appartenente all’ordine Somasco (ordine religioso affittuario della chiesa di proprietà dello Stato) trovasse un vecchio testo, «De Tempio e Cenobio S. Alessio» risalente agli inizi del secolo nel quale venivano elencati i numerosi Santi sepolti in S. Alessio. Purtroppo anche questo tentativo non dava il risultato sperato. Tuttavia qualcosa di nuovo ne era emerso, in Bologna vi era una chiesa con annesso monastero dedicata a San Silverio, ma, anche in questa sede ci fu un nulla di fatto. Dopo tanto girare si era nuovamente al punto di partenza ma sicuramente con una cognizione più chiara su come probabilmente erano andate le cose in quel lontano anno 813. Cosa dovette esattamente accadere solo Dio lo sa, ma certamente in quel grande trambusto, provocato dalla fulmineità dell’assalto musulmano, i monaci non ebbero il tempo di recuperare le spoglie del santo ben tumulate nella chiesa del monastero. Una prima risposta era quindi arrivata: il corpo di San Silverio rimase nella Ponza messa a «ferro e fuoco». Comunque si escluse che esso avesse anche in seguito lasciato nell’isola e ciò per svariati motivi, uno tra i quali rappresentato dalle infruttuose ricerche effettuate per anni da un po’ tutti.
Ma chi l’avrebbe traslato e dove?
Nel frattempo, mentre tra un’ipotesi e l’altra si brancolava nel buio, s’intraprese una ricerca storica sul papato di Silverio nel disperato tentativo di cogliere qualche elemento utile. A parte i vari atti pontificali, in particolare risultò che Papa Silverio, nonostante il difficile periodo storico, si impegnò a restaurare alcuni monumenti della cristianità. La Basilica di S. Prudenziana in Roma era tra essi. In un primo momento ci si trovò di fronte ad un’iscrizione marmo-:ea dedicata forse dal prelato di quella chiesa a Silverio Papa.

Questa scoperta, anche se emozionante e rappresentativa perché l’unica scritta marmorea in nostro possesso riferita al papato di Silverio, restava fine a se stessa e quindi sterile per la ricerca. Nello stesso testo «Le Basiliche di Roma» si volle concentrare l’attenzione su tutto quanto fosse stato fatto dai Papi negli anni immediatamente successivi 1’813. Ne risultò che, nell’anno 817, Papa Pasquale primo aveva ristrutturato quasi nella sua totalità la Basilica di S. Prassede in Roma, facendovi collocare le spoglie di numerosi martiri.
Ulteriori approfonditi studi diedero risultati insperati. In effetti Pasquale Primo decise di portare in S. Prassedc i resti di quei martiri le cui tombe erano state saccheggiate dai pirati siriani o che comunque erano in condizioni di completo abbandono. Sembrava aprirsi uno spiraglio; ora bisognava solo scoprire se Pasquale Primo avesse esteso la sua opera di «religiosa pietà» anche a Ponza per avere, finalmente, un elemento valido sulla probabile sorte subita dalle spoglie di San Silverio.
Il 6 giugno 1987, nell’effettuare una ennesima ricognizione, su una antica lapide di S. Prassede un’iscrizione latina indicava che alcuni martiri, ivi seppelliti, provenivano dal cimitero Ponziano. Tra di essi spiccava il nome di «Candidae», era la prova che si cercava: Papa Pasquale aveva esteso la sua opera anche nelle isole Ponziane. I resti della santa della vicina Ventotene, furono quindi traslati insieme a quelli di altri martiri.
Ma perché la lapide non portava il nome di San Silverio? Era da scartare l’ipotesi di una sua esclusione nella traslazione dei martiri isolani anche per il fatto che il suo culto si era propagato in tutto il mondo cristiano del tempo. Al contrario l’ipotesi più reale poteva essere quella che vedeva San Silverio tumulato tra santi che in vita rivestivano importanti cariche ecclesiastiche. Certo la scoperta era rilevante, anche dei resti di S. Candida non si sapeva più nulla, ma a quel punto di S. Silverio non si aveva altro che un’ipotesi. Quando tutto sembrava finire nel mondo del vago si apriva un altro piccolo spiraglio di speranza.
Da ulteriori ricerche risultava che nella stessa basilica vi erano sepolte le spoglie dì ben 12 papi. Purtroppo di essi non erano indicati né i nomi né l’ubicazione delle tombe.

Il resto è storia attuale. Per molti quanto è emerso in questa singolare ricerca rappresenta un primo importante passo verso il successo. Forse lo sarà, ma ancora quanto bisognerà aspettare per avere il risultato finale tanto sperato? E poi, ci sono reali probabilità di riuscita?
Certo è che se non si è seguita una strada sbagliata e se allo stato attuale non dovessero aggiungersi ulteriori novità bisognerà veramente sperare in un miracolo di S. Silverio.
Alessandro Romano

L’articolo originale, in formato .pdfVivere Ponza. Anno III n° 4. 1987. A. Romano. San Silverio

6 Comments

6 Comments

  1. arturogallia

    11 Ottobre 2024 at 15:26

    esiste un archivio, anche digitale, di questo bel periodico? e sarebbe possibile avere qualche informazione in più, tipo da quando sono iniziate le pubblicazioni e quando sono finite?
    GRAZIE!

  2. Sandro Russo

    11 Ottobre 2024 at 21:16

    Caro Arturo,
    le tre esperienze editoriali di Ponza, a parte qualche giornalino parrocchiale e un giornaletto artigianale dei ragazzi della “sinistra” (di allora) che si chiamava – mi par di ricordare – “Punto rosso” sono state queste tre, in ordine temporale: “Ponza mia”, “Vivere Ponza” e attualmente, il nostro sito Ponzaracconta.
    Ne scrivevo in questi termini, al traguardo dei primi mille articoli, nel dicembre 2011 (avevamo debuttato il 6 febbraio 2011):

    Come dimostra l’esperienza di ‘Ponza mia’ – antesignano cartaceo di un periodico di cultura e cronaca dell’isola, nato negli anni tra il 1965 e 1966 per iniziativa e dall’opera di aggregazione di Gennaro Mazzella – sembra che ogni generazione debba ricominciare da capo, ma poi a ben guardare, nulla va perduto. Noi stessi della Redazione di Ponzaracconta e i nostri Collaboratori, abbiamo dato più di un’occhiata a quel severo periodico in bianco e nero e riletto i servizi di quegli eroici (per l’immobilismo del tempo) ‘cronisti d’assalto’.
    Dei tempi di ‘Ponza Mia’, il ‘nostro’ Giuseppe Mazzella (come figlio di Gennaro), e Silverio Lamonica che anche lui ha partecipato ad entrambe le esperienze, rappresentano il filo di continuità più diretto.

    Poi storicamente c’è stata l’esperienza editoriale di “Vivere Ponza”, curata da Giuseppe Mazzella che è durata solo qualche anno, e si è interrotta per defezioni varie e alla fin fine disamoramento e stanchezza per il progetto.

    Di Vivere Ponza ti potrà dare tutti i ragguagli che chiedi Giuseppe Mazzella, l’avvocato, che ne è stato l’animatore e che ancora corre insieme a noi.

  3. silverio lamonica1

    12 Ottobre 2024 at 07:31

    Devo precisare che il direttore responsabile della rivista era Giuseppe De Luca. Giuseppe aveva anche la passione della pesca subacquea. Ora vive a Monza. Viene a Ponza in estate e trascorre le vacanze nella sua dimora di Le Forna.
    Iniziai la collaborazione a Ponza Mia con una “Lettera al Direttore”. Fu anche l’inizio della mia avventura di “pubblicista”. Avevo 24 anni, bei tempi!

  4. Sandro Russo

    12 Ottobre 2024 at 08:44

    Giuseppe De Luca! …E come no? Panz’e gomma! Si vantava di un’apnea sott’acqua di oltre due minuti. Lo ricordo soprattutto per le accanite partite di palla-al-volo in acqua, con tutti noi, i giuvene d’a Calètta!
    Beh… è rimasto legato a Ponza, come no? …per una vocale: Ponza/Monza!
    Per il resto non ha mai scritto un rigo su Ponzaracconta.
    Giuseppe, se ci sei, batti un colpo!

  5. Giuseppe Mazzella

    12 Ottobre 2024 at 12:15

    Gentile Professor Gallia,
    la rivista ‘Vivere Ponza’ fu da me fondata e diretta, in collaborazione con mio fratello Silverio, ebbe il suo primo numero nel 1985, sotto la direzione responsabile dell’amico Sergio Monforte. Durò fino al 1993 con alterne vicende, con delusioni ma anche con belle soddisfazioni. Il tutto per 18 numeri.
    Copie cartacee le potrà trovare certamente presso “Al Brigantino” di mio fratello. Tra le belle cose da ricordare il rinvenimento della nave romana di Lucia Rosa, ad opera proprio di mio fratello e di un nostro amico purtroppo scomparso Roberto Calò, e il recupero di numerose anfore da parte della Soprintendenza e del Gruppo Sommozzatori dei Carabinieri.
    La rivista seguì passo passo gli entusiasmanti inizi dell’avventura archeologica. Questo pose la rivista all’attenzione nazionale, con un bel riconoscimento ufficiale in TV durante una puntata di “Portobello” durante le festività di San Silverio.
    Un successo di pubblico e di apprezzamento “Vivere Ponza” l’ebbe anche in occasione della Bit di Milano del 1987.

    La rivista, alla quale collaborarono tantissime persone, più esterni che isolani, raccoglie importanti testimonianze di quegli anni di
    pieno boom economico.
    Il prossimo anno, in occasione del quarantennale, conto di farne una ricostruzione più approfondita, mettendo in risalto le resistenze o prevenzioni di tanti, le mancate collaborazioni motivate da ragioni che oggi posso giudicare risibili.
    Ecco perché, forte dell’antica esperienza, quello che accade sul nostro sito che ho concorso a fondare, non mi desta particolare
    meraviglia. Una rivista o un sito on line è come uno specchio e se ben osservato, disvela tante cose che l’apparenza non fa vedere.
    Ancora un grazie per il suo tenace affetto e interesse verso la nostra Ponza
    Con vive cordialità, Giuseppe

  6. Silverio Guarino

    12 Ottobre 2024 at 18:58

    Caro Sandro,
    a proposito di Giuseppe De Luca, posso testimoniare: davanti ad uno sparuto numero di astanti (tra cui il sottoscritto), Giuseppe De Luca è rimasto in apnea (senza muoversi, con la testa sott’acqua dietro la Caletta, dove si faceva “piede”), per più di sei (6!) minuti.

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