di Silverio Guarino
Fin dall’età di 6-7 anni, appassionatissimo, maschera e pinne, rigorosamente in apnea, mi sono cimentato nella “pesca” subacquea; dapprima con arco e frecce rimediati dagli ombrelli di nonna in disuso e poi con fucili subacquei a molle e ad aria compressa, tridente e poi arpione; per ultimo con arbalete e sempre con i coltellacci da sub attaccati alle gambe per completare l’assalto agli abitanti del mare.
Dapprima triglie, marmore, mazzoni e seppiette nella sabbia della Caletta, poi qualche sarago, polpi in quantità, rare corvine, perchie, marvizzi e “lazzospingoli”, scorfanelli, qualche murena dietro la scogliera e altrove, poi una, sì solo una cernia nello stretto fra Gavi e Ponza che tanto ha fatto sorridere Nino Baglìo “…morta per le risate!”
Il pescato di piccola taglia, ai gatti di casa; il resto rigorosamente cucinato da nonna e consumato in famiglia.
Andando avanti con l’età, non ho più continuato a coltivare questa pesca subacquea dedicandomi pressoché completamente alla più mite raccolta delle patelle, fino a quando è stato possibile; mi sono invece dedicato, per rimanere informato su questa attività in apnea, a prendere visione degli innumerevoli filmati che si trovano facilmente in rete e che illustrano questo sport marino molto speciale.
E qui è cambiata tutta la mia chiave di lettura della “pesca” subacquea.
Vedere e rivedere come i “pescatori” subacquei catturano le loro prede, mi lascia ora l’amaro in bocca. Sì, perché questi pesci così eroicamente catturati e mostrati come prede ambite, si comportano come degli agnellini destinati al macello: dei veri e propri pivelli.
Così come capitava anche a me, quando mi cimentavo nella “pesca” subacquea.
I pesci, soprattutto quelli di grossa taglia, quasi sempre vedono per la prima e unica volta il “pescatore” con curiosità e con malcelato pudore; non fuggono pressoché mai e gli si avvicinano con lentezza, offrendogli il fianco alla loro inevitabile cattura, quando vengono colpiti talora a distanza di pochi centimetri o decimetri, raramente “al volo” a distanza di qualche metro, infilzati mortalmente dai loro arpioni.
Queste prede sono proprio dei “fessacchiotti”, vittime predestinate, talora di dimensioni veramente fuori da ogni regola e di questo si vantano questi sportivi della caccia subacquea.
Ma perché vantarsi di questo successo? I pesci catturati vedono per la prima, unica e ultima volta questi esseri giganteschi mimetizzati che ora portano sempre una telecamera sulla fronte per documentare le loro imprese, sicuramente bravi e allenati per la loro acquaticità e capacità a rimanere in apnea, in silenzio, in appostamento; il tempo di elaborarsi forse alcune domande: “Chi è costui? Da dove viene? Cosa vorrà?” ed eccoli colpiti, infilzati da arpioni d’acciaio e uccisi dal grande pescatore.
Una vera e propria fatica per il nostro eroe-sub o sub-eroe?
Ultimo commento: queste catture visibili in rete rimangono eventi che almeno nei fondali di Ponza e Palmarola accessibili in apnea ai comuni mortali amanti dello snorkeling non potranno mai più succedere; un deserto assoluto.
Di pesci da “pescare” sott’acqua e magari, meglio, solo da riportare in video o da fotografare, neanche l’ombra.
Restano solo ‘uarracini , viole e cazzirré, che notoriamente hanno sempre ignorato l’uso del profilattico e della pillola anticoncezionale.
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Nota di Sandro Russo del 9 ottobre (vedi in Commenti)
Sandro Russo
9 Ottobre 2024 at 10:00
L’evoluzione di un incallito pescatore subacqueo come Silverio – e io non ero da meno, sugli stessi scenari e agli stessi tempi: abbiamo solo due anni di differenza – offre l’occasione per fare qualche considerazione. Di come col progredire dell’età si finisca di essere “cacciatori” e si diventi prima “osservatori” e poi “protettori”. Dei pesci degli animali, della natura in genere, della “vita” in tutte le sue espressioni. Che ci diventa “preziosa” mentre sentiamo che la nostra si accorcia e si assottiglia. Erano considerazioni già espresse in un altro articolo di parecchi anni fa (2011), a proposito di una vecchia diatriba con Domenico (Musco) e Nino (Baglio).
Leggi qui: https://www.ponzaracconta.it/2011/05/17/quinto-non-uccidere-2/
Chissà se anche loro, dopo tanto sparare, sono arrivati alle nostre stesse conclusioni!
La foto di una cernia che illustrava il ragionamento, nell’articolo di base.