di Giuseppe Mazzella di Rurillo
Secondo l’Associazione dei locali storici d’Italia, che hanno celebrato una festa nazionale lo scorso 5 ottobre, ci vogliono almeno 70 anni affinché un locale di intrattenimento o di aggregazione sociale sia definito “storico”.
È periodo discutibile. Alcuni locali passano dalla cronaca alla storia solo con pochi anni di vita. Nel caso di Ischia alcuni locali sono entrati nella storia passando per la cronaca e sono scomparsi. Questi sono la memoria storica ritratta in foto, giornali, libri ma senza più continuità.
La golden age dell’isola d’Ischia durò almeno 20 anni dagli anni 50 ai 70 del 900. Quando cominciava e si espandeva la voglia di ricostruzione dopo il secondo dopoguerra. Gli americani portarono l’american bar e la musica jazz.
Prima ancora dei soldi di Rizzoli e della Cassa per il Mezzogiorno ad Ischia arrivò un clima nuovo. Il Munkey Bar nacque nel 1949. Il cantante Ugo Calise con l’arch. Sandro Petti creò ‘O rangio fellone nel 1955. Poi nascono ‘A Lampara di Tonino Baiocco, l’uomo delle notti d’Ischia per mezzo secolo, ‘A Kambusa, ‘O Pignatiello, il Castillo de Aragon, Il Fischio, ‘O Pertuso, ‘O Sarracino e tanti altri. Fanno cronaca ma non storia. Seguono la moda. Tutti scomparsi.
Il Capricho de Calise del 1969 segue questo corso. Per venti anni è il simbolo di una nuova Casamicciola. Poi chiude. Oggi viene demolito. É un locale simbolo di una “ricostruzione mancata”. Un periodo di un rilancio impossibile. Entra nel mito – con le serate di Umberto Bindi, i Ricchi e Poveri, Gegge di Giacomo, Umberto Boselli, Nino Soprano, Carla Toniutti, Giulio De marco e Luigi Trentoss con Gabriele “cappello” Silvestro.
Cala il sipario. L’epoca si chiude ma non si vede la nascita di una nuova epoca. Questo il punto.