Ischia

Ischia, ‘indietro?’ o ‘avanti!’

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

 

42 anni dopo potrebbe essere questo il titolo.
Ma non di un amarcord del vecchio cronista politico che ha molto poco da dire o tanto da ripetere.

42 anni fa proposi all’ Amministrazione Comunale di Casamicciola, la prima nella storia repubblicana composta dalla sinistra costituita sulle due travi essenziali del PSI e del PCI che nel piccolo paese erano radicate da oltre 10 anni per una “alternativa di metodo e di sistema alla DC” che, comunque, aveva saputo gestire la ricostruzione del secondo dopoguerra con i suoi leader Antonio Castagna e Raffaele Monti.
Facevo parte attiva, di quella Amministrazione, come ultimo eletto della lista PSI con 5 consiglieri e quindi ultimo del manuale Cencelli. Posto al ruolo di “capogruppo” con mansioni marginali nella gestione comunale, se non con una delega fuori… giunta al “cimitero ed ai giardini pubblici”, ebbi il compito di organizzare un convegno nazionale su termalismo e turismo in Campania, “Il ruolo degli enti locali, della Regione e dell’imprenditoria pubblica e privata“.
La proposta fu accolta dal sindaco Giuseppe Iacono, del Psi, che era stato presidente della provincia di Napoli dal 1975 al 1978 e, prima ancora, vice presidente dal 1970 al 1975. Per lui un’ occasione nel proprio paese – come politico e come imprenditore termale – di dare una scossa o una svolta al turismo termale della più antica cittadina turistica dell’isola d’Ischia che segnava da molti anni un declino turistico determinato dalla scoperta della “piscina termale” che aveva reso Forio ed Ischia porti a ruota per accogliere il nuovo turismo tedesco con i giardini Poseidon a Forio. La crisi di Casamicciola toccava la ragion d’essere del suo termalismo dell’ 800 con gli storici stabilimenti termali con l’acqua che sgorgava dalla fonte sui luoghi stessi della cura. Il mondo della cura per la “bellezza del corpo”, non solo per la cura, si apriva e Casamicciola non era al passo dei tempi.

Un nuovo governo del comune, visto come si deve, a governare un territorio con la sua microeconomia doveva porsi il problema di una svolta di indirizzo.
Così nacque, su mia iniziativa, il convegno su termalismo e turismo in Campania, “Il ruolo dei enti locali della Regione e dell’imprenditoria pubblica e privata“. Si tenne a Casamicciola, dal 17 al 18 aprile 1982, nell’aula magna dell’Istituto tecnico Mattei, la nostra più importante istituzione scolastica. Mi incaricai di curare tutta l’impostazione mettendo a frutto quanto avevo appreso nel confronto sulle problematiche di sviluppo, alla provincia di Napoli dove ricoprivo da 7 anni l’incarico di responsabile dell’ufficio stampa. Pur in un tempo terribile per l’ente provincia, la cui “utilità” era posta in continua discussione, ebbi l’occasione di conoscere i problemi, le richieste, l’impegno di altri 90 comuni che lottavano per il loro avvenire.
Ritenni che dovevamo, noi di Casamicciola, proporre un problema nazionale sul “turismo termale” nel quadro del Mezzogiorno, della regione Campania, dell’intervento finanziario essenziale della Casmez e delle sue partecipate. Avevamo bisogno di un intervento pubblico di sostegno ma non volevamo assistenzialismo. Ero certo – da quanto avevo potuto confrontarmi con le problematiche ancora più complesse dei comuni dell’area metropolitana – che un intervento della Casmez e della sua controllata Insud per una “cittadella turistica e termale” nell’abbandonato complesso del Pio Monte della Misericordia (50mila mc su 30 mila mq2) sarebbe stato un intervento produttivo – senza assistenzialismo – per Casamicciola e l’intera isola d’Ischia.

Ho sempre visto e vissuto Ischia nella sua unità di “legge geografica” come la definiva il prof. Edoardo Malagoli di cui mi sentivo allievo “civile”. Volli a quel convegno il vice presidente della Insud. Detti a quel convegno la massima diffusione. Ne parlarono il Mattino con un commento di Federico Tortorelli nelle pagine di economia e finanza e Paese sera e perfino l’Unità ed il Secolo d’Ischia. La rassegna stampa fu almeno di 25 pagine. Scrissi un articolo di commento e di impegno programmatico che uscì il 30 luglio 1982 a pag. 10 nell’edizione nazionale dell’ Avanti!,  il quotidiano nazionale del Psi dove solo le grandi notizie avevano spazio.

Fu una speranza andata in fumo sulla quale già ci siamo soffermati e ritorneremo perché ciascuno porta il peso della responsabilità storica del fallimento. Ma piangere sul latte versato serve a poco. Servirebbe fare tesoro dei fallimenti del passato per costruire un avvenire.
42 anni fa non avrei mai immaginato due alluvioni ed un terremoto. Le tre catastrofi hanno rafforzato in me la necessità di un intervento pubblico per un civile e sopportabile sviluppo sociale ed economico.
Dobbiamo quindi vedere in “avanti” il progresso civile e non viverlo come oggi all’ “indietro”.

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