di Francesco De Luca
Ieri sera ritirandomi a casa ho costatato come la vita ponzese sia attraversata da un male che da molti anni la molesta, e che si inasprisce sempre più. Parlo della vita estiva, in contrapposizione con quella invernale. Ribadisco, in contrapposizione, perché l’andamento della giornata, le relazioni sociali, le incombenze, gli orari, le disposizioni d’animo sono profondamente diversi nei residenti stabili, a seconda del periodo stagionale.
Ieri sera infatti sono andato a letto con negli occhi il luccichìo delle insegne dei negozi, il brulichìo della gente a passeggio fra Sant’Antonio e Corso Pisacane.
Stamane, al risveglio, nello specchio, ho rivisto lo stesso spettacolo, anche se infastidito da immagini immagazzinate nell’intimo, che contrappuntavano il brillore estivo delle strade con la mesta luce invernale, e il vociare caciarone di ieri con lo spettrale silenzio dei mesi freddi, e così il calpestìo dell’acciottolato, oggi non evidente, che in inverno diventa raccapricciante per la sua prorompenza.
Due realtà, che vengono vissute in modo distonico, non trovando una congiunzione. Ed è la comunità a soffrirne. Giacché lo stile di vita isolana, che si impone nei mesi non estivi, procede con un andamento posato, anche perché la società adulta è composta pressoché da anziani, e dunque tende a prendere pause, a rincorrere il tempo non ad anticiparlo. Come dovrebbe fare (o fa?) la società giovanile (adolescenziale) che, non organizzata in club, associazioni, band, sbandatamente vive alla giornata. La società infantile, poi, segue una sua strutturazione voluta in parte dallo Stato (la Scuola: materna, primaria, secondaria) e in parte dalla famiglia (chiesa, canto, musica, danza).
La distonia fra le due realtà, nei due periodi diversi dell’anno, si rende più stridula con altri fenomeni sociali nefasti: il depauperamento della stanzialità invernale, l’invecchiamento della popolazione residente, la denatalità.
Tutto questo intreccio di fenomeni negativi è davvero spaventoso, tanto che… invece di soffermarmi sulle immagini viste ieri sera, mi sono alienato riportando alla mente i mattini piovosi dei mesi invernali, quando si rimane in compagnia delle vie deserte, e dove si incontrano pensionati dal volto rassegnato, rancorosi verso tutti, indaffarati a coltivare il mugugno. E l’amicizia si assottiglia, la vicinanza è mal tollerata.
Si prega Dio per non insultarlo.