Ambiente e Natura

Discorso sui minimi sistemi (1). Economia domestica, passato e presente

di Pasquale Scarpati

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Negli anni ’50 del secolo scorso, la gente faceva economia fino all’osso. Ad esempio comprava la pasta ad etti perché poco redditizia. Per lo stesso motivo preferiva il provolone al formaggio a pasta filata; ma non più di un etto “cient’ gramm” (se lo superava anche di pochi grammi il residuo lo faceva togliere) perché quello, a casa, andava ancora diviso in due ed offerto soltanto al capo famiglia. Sotto le scarpe si utilizzavano i centrelle di ferro per risparmiare la suola/cartone. Gli abiti del figlio più grande passavano (rattoppati o meno) a quelli più piccoli. Olio e caffè erano merce preziosissima e così via… ne ho avuto esperienza diretta. Sono soltanto pochi esempi.  Ciò era dovuto alla penuria di denaro (scarso guadagno) ma soprattutto alla paura dell’imponderabile (soprattutto la malattia). Un vecchio detto diceva: Stip’ ’u sord’ bianch’ p’a jurnata nera; perché la jurnata nera nun manca mai” (conserva la moneta per il giorno in cui ne hai bisogno perché quello non manca mai e può arrivare all’improvviso). Così quando si stava male si ricorreva al metodo della “nonna”: tisane, decotti ed altro. In farmacia si andava solo e soltanto in casi eccezionali. Anche chiamare il medico aveva un costo.
Poi, con il passare del tempo, non solo il denaro cominciò a circolare ma nacque anche il SSN – Sistema Sanitario Nazionale che eliminava quasi del tutto ciò che poteva capitare all’improvviso: la malattia. Così le persone cominciarono a spendere anche in cose che prima erano ritenute voluttuose: divertimenti in locali notturni, gite ed altro che non sto qui ad enumerare. Se, ad esempio, la carne o qualsiasi altra cosa superava il peso richiesto si pagava e basta senza stare a sottilizzare. Sorsero quindi nuove figure a cui le nuove generazioni presto si abituarono (perché l’uomo presto si abitua alle cose e non ci fa più caso, specialmente se piacevoli).
Per non entrare troppo nei dettagli, questo stato di cose produsse, però, nuove esigenze a cui bisognava far fronte rastrellando altro denaro. Si introdussero, pertanto, nuovi balzelli, come ad esempio le strisce blu (parcheggi  a pagamento), i quali a loro volta hanno creato nuove figure e nuove società. Questi con il passare del tempo sono andati via via sempre più aumentando. Ad esempio, il parcheggio in una cittadina costava 1000 lire;  non appena s’introdusse l’euro (anno 2000) immediatamente passò a… un euro (cioè raddoppiò).
Fino a che l’economia ha galleggiato, ognuno ha pagato questo ed altro. Quando però si son cominciati ad intaccare elementi basilari di cui nessuno può fare a meno: aumento vertiginoso delle derrate alimentari, dell’elettricità, del gas, del telefono, uso assiduo dell’auto e soprattutto si è di nuovo alle prese – di nuovo! – con… l’imponderabile, cioè la salute (se infatti, oggi, si ha bisogno di una visita specialistica o di un accertamento si deve andare a pagamento, altrimenti passano mesi), la borsa comincia di nuovo ad essere stretta. A questi aumenti non corrispondono adeguatamente gli aumenti degli stipendi e/o dei salari per cui si è costretti a scegliere cosa ridurre o del tutto eliminare.
Cosa, allora, deve fare chi, in tutti questi anni è vissuto solo ed esclusivamente di turismo, che sembra essere uno di quei fattori non strettamente necessario?
Questa domanda la rivolgevo a Veruccio con cui mi accompagnavo là su cala Gaetano da dove si ammira tutto il Porto.

[Discorso sui minimi sistemi (1) – Continua]

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