Esteri

Due opposte visioni del mondo

proposto dalla redazione

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Biden-Erdogan, le due visioni del mondo
di Alberto D’Argenio – Da la Repubblica del 24 settembre

Da una parte i valori della democrazia, dall’altra le contraddizioni di autocrazie e sovranismi

New York, 24 settembre: l’intervento di Recep Tayyip Erdogan all’Onu

Un unico palco globale, due mondi che ormai faticano a convivere sullo stesso globo. Joe Biden all’ultimo — applauditissimo — discorso alle Nazioni Unite usa la sua storia personale per incarnare i valori democratici e del multilateralismo, eredità della sua novecentesca carriera politica.

Il turco Recep Tayyip Erdogan, che in Assemblea Generale parla subito dopo, usa il corpo, strumento tipico degli autocrati, per squadernare una visione opposta dei valori e del futuro. Cita la «diabolica» cerimonia delle Olimpiadi di Parigi — alludendo a posture e corpi dei loro protagonisti — per chiamare a raccolta le dittature del pianeta. «Quel disgraziato attacco sessuale — afferma — non ha offeso solo i cattolici, ma tutti coloro che difendono i valori sacri della famiglia».

Sottotesto: una coalizione che parte dalla Russia di Putin, passa dalla Cina per guardare a Iran, Corea del Nord e ai sovranisti d’Occidente. Tutti, non a caso, contro quella cerimonia che a luglio sotto la regia di Emmanuel Macron ha voluto rappresentare un appello all’inclusività, alle diversità, all’illuminismo e in ultima istanza all’europeismo dell’Eliseo.

Due visioni del mondo opposte, con Biden che, riecheggiando il messaggio elettorale di Kamala Harris, nonostante tutto guarda al futuro con ottimismo, con la «speranza» di risolvere le tragedie e i rischi del mondo attuale.

Il vecchio leone che ha deposto scettro e corona pensa che l’umanità troverà le soluzioni alla guerra in Ucraina, a quella in Medio Oriente, al terrorismo, al cambiamento climatico e al vorticoso sviluppo della tecnologia. Il perché Biden lo dice citando la sua esperienza politica: «C’è qualcosa di più importante di rimanere al potere, ed è la tua gente».

È la forza della democrazia alla quale lo stesso Joe si è inchinato per lasciare spazio a chi verrà dopo. La visione del Sultano, che al potere è aggrappato da oltre 20 anni, è invece apocalittica: per lui sotto i cinque cerchi issati sulla Torre Eiffel si è verificato un «attacco all’umanità».

La differenza tra i due mondi parte dai valori, ma in realtà è di potere. Erdogan usa il palco dell’Onu e le crisi in corso per ergersi a paladino del mondo musulmano e, allargando lo sguardo, prova a farsi portavoce del Sud Globale, del mondo che si dichiara escluso dai grandi giochi (curioso, visto che Cina e Russia sono membri permanenti del Consiglio di sicurezza e dispongono di infinite leve politiche). Ma dietro la sberluccicante veste del Sultano — fatta di parole forti — si nascondono tutte le contraddizioni di autocrazie e sovranismi.

Il Rais di Ankara torna a paragonare Netanyahu a Hitler per ingraziarsi le folle domestiche. Incolpa le democrazie del «genocidio» a Gaza, affermando che nella Striscia «sono morti i valori Occidentali». Ma seppur per interesse politico ne attacca il premier, evita di rompere con Israele in quanto Paese («non abbiamo nessun problema con il popolo israeliano») e parla di soluzioni ai problemi globali all’interno di Onu, G20, Cop e altre istituzioni che dunque non vuole smontare. Ma nelle quali vuole più spazio.

Cita l’Ungheria di Orbán e la Cina, incassa dalla Russia il ruolo di mediatore in Siria, ma allude ai Brics solo di sfuggita, nonostante ne abbia chiesto l’adesione, in chiave anti occidentale, e a ottobre sarà ospite del loro vertice a Kazan.

Dunque quella della diserzione dalla Nato e dai suoi valori viene usata come mera clava negoziale per ottenere ciò che vuole da Europa e Stati Uniti. Come lo stop al bando all’import delle armi i Turchia, i visti Ue per i turchi e l’Unione doganale con Bruxelles. E nell’intento di cavalcare i due mondi per trarne profitto, il Sultano non cita la diffidenza con la quale viene visto dagli stessi russi e cinesi e la dipendenza dall’economia europea e dall’energia di Putin.

Insomma, leader del Sud Globale per un giorno, Erdogan ne incarna le contraddizioni e l’assenza di una chiara direzione politica condivisa. Come d’altra parte i sovranisti d’Occidente, che si azzuffano per momentanei vantaggi con quelli che dovrebbero essere i loro partner naturali.

Un esempio è Giorgia Meloni, che a New York si fa premiare da Elon Musksperando di recuperare crediti presso Trump rispetto a Matteo Salvini e parla di Nazione e Sovranismo, dimenticando che il vero patriottismo oggi, in un mondo di giganti carnivori, non può che essere quello europeo, unico valore aggiunto alla piccola forza di qualsiasi Stato del Vecchio Continente.

Anziché flirtare con Orbán, Vox e Le Pen o di litigare con MacronSánchez, un leader democratico dovrebbe ascoltare Biden («siamo più forti insieme») ed evitare di scimmiottare le autocrazie che — come Erdogan — nel nome di un nuovo mondo multipolare cercano solo una miope strategia multi-tavolo.

 

2 Comments

2 Comments

  1. Biagio Vitiello

    28 Settembre 2024 at 06:59

    Buongiorno, ho letto “la sviolinata” di D’Argenio a favore della democrazia americana. Mi sembra che per lui tutte le porcate di quella democrazia siano state solo invenzioni di Assange? Critica Erdogan, ma lo teniamo stretto come partner Nato. Critica le dittature come Iran, Corea Nord ecc., ma dimentica che andiamo a fare affari e alleanze con i paesi arabi del Golfo, non certo democratici. Ha già dimenticato l’uccisione (fatto a pezzi come un capretto) del giornalista oppositore ad opera dell’Arabia Saudita? Tutta la “kermesse”, fatta recentemente all’ONU, è solo di facciata. Questa istituzione oramai non vale nulla, bisognerebbe scioglierla, si risparmierebbero tanti quattrini. Ma la cosa più grave è che le persone innocenti continuano a morire, soprattutto nelle guerre in Medio Oriente e in Europa, e la colpa di ciò ognuno la gira come gli fa comodo. E’ questo il vivere civile nel nostro mondo attuale?

  2. Sandro Russo

    28 Settembre 2024 at 07:38

    Tutto vero, ma sta di fatto che tutti noi – se ragioniamo per blocchi contrapposti – idealmente facciamo parte del blocco e della “civiltà” occidentale, piuttosto che di quella che si è intestata Erdogan

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