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La casa non ha più il tetto. Il vento ha divelto le imposte. La vite si è impadronita del muro, si è insinuata nelle crepe, è entrata nelle stanze, lasciando sul pavimento un tappeto dolciastro di acini appassiti. La sedia è ancora sulla soglia, accanto alla porta, appoggiata al muro scrostato. Uno scheletro di legno, il cuscino sfondato, la fodera mangiata dal sole. I cespugli di timo hanno invaso il cortile, intrecciandosi ai cardi e agli asfodeli secchi. Un cancello arrugginito penzola ancorato a un solo cardine.
Su una lamiera nascosta tra il fogliame sonnecchia il vecchio gatto nero. Si rizza al frusciare improvviso sotto le foglie secche, aguzza gli occhi, verdi come i riflessi dei pini sulla baia di Assos, quando il sole è alto nel cielo. Poi tende le orecchie in attesa dei rumori familiari.
Non c’è nessun rimestìo di pentole in cucina. Nessuna risata roca. Nessuna pantofola struscia sulla polvere. Nessuna batte le coperte appena alzata, nessuna versa il latte nella ciotola. Nessun odore di cipolla che frigge. Nessuna veste fiorita appare sulla porta. Nessuno schiocco della lingua, in quel modo deciso e inconfondibile che può significare “Agapi mou vieni qua” e allo stesso tempo “Basta, fila via”, e non è difficile capire quando è il momento di andare o di venire, un gatto lo sa.
Evangelia non c’è più.
Immagine di copertina
Il paesino e la baia di Assos, a Cefalonia (le foto sono dell’autrice)
Sandro Russo
17 Settembre 2024 at 07:13
Brava Roberta! Avevo apprezzato il suo raccontino – ma lei preferisce chiamarlo ‘ritratto – già alla lettura pubblica, in quel di Cefalonia.
Il senso di sfacelo e di perdita visto con gli occhi di un gatto mi aveva evocato quello della famosa poesia di Wisława Szymborska: Il gatto in un appartamento vuoto.
Ma Roberta mi ha detto che non ama particolarmente i gatti. Avrebbe registrato quelle sensazioni anche se in quel che vedeva ci fosse stato un pappagallo (!). Molto realistico e bisogna prenderne atto, ma io amo i gatti e li trovo dei testimoni (letterari) formidabili: nessun paragone con i pappagalli!.
E non solo io, come si vede in questo “corto” di animazione di Bruno Bozzetto, sulle note del Valzer triste di Ian Sibelius, il brano musicale che ha accompagnato in assoluto più suicidi nella storia della musica e dell’umanità: La tristezza si addice ai gatti.