Ambiente e Natura

È uscito il numero di settembre 2024 di inNatura

segnalato dalla redazione

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Come d’abitudine, ad ogni scadenza trimestrale segnaliamo ai nostri lettori l’uscita della bella rivista inNatura – in edicola a 3,90 € – insieme al relativo sommario e a qualche pagina in chiaro (stavolta l’editoriale del condirettore Enrico Ceci)

Editoriale
Negazione e tecno-ottimismo
di Enrico Ceci

Il sociologo Stanley Cohen ha illuminato le strategie che la società, proprio come fanno gli individui, adotta per evitare di affrontare realtà dolorose o scomode. Strategie che vediamo pienamente in azione nel contesto di sfide globali cruciali come il cambiamento climatico.
La prima e più semplice forma di negazione è quella letterale. Quella di chi, nonostante la mole di dati e il consenso scientifico schiacciante, continua a proclamare che il cambiamento climatico è una bufala o un complotto.
Più sottile è la negazione interpretativa, in cui si riconosce l’evento ma lo si reinterpreta minimizzandone l’importanza. E allora si ammettono gli eventi climatici estremi ma si attribuiscono a cicli naturali, senza collegarli alle attività umane. Si riconoscono, dunque, i sintomi ma non si identifica la causa perpetuando così una narrativa che riduce l’urgenza di interventi significativi.
Ma è la negazione implicita, quella più perniciosa. Non si nega l’esistenza di un problema ma, di fatto, si assume un atteggiamento di indifferenza o di ritardo nell’azione. Sostanzialmente, questa forma di negazione – intrinsecamente legata a un’ideologia tecno-ottimista – crede che la tecnologia, da sola, sarà la soluzione ai problemi climatici. Si manifesta con una fede quasi religiosa nelle future innovazioni tecnologiche che verranno a salvarci e con l’ignorare la necessità di cambiamenti immediati e radicali nel nostro modo di vivere e nelle nostre politiche. Un’ideologia dunque che, pur sembrando propositiva e speranzosa, è pericolosa per il Pianeta. Posticipare le azioni concrete e necessarie in attesa di una soluzione tecnologica miracolosa equivale a giocare d’azzardo con il nostro futuro. Mentre aspettiamo che la tecnologia ci salvi, i danni si accumulano e le opportunità di mitigazione si riducono. Mascherata da pragmatismo e ottimismo, la negazione implicita perpetua l’inazione. Un atteggiamento ritardista si traduce in politiche inefficaci investimenti insufficienti e una continua dipendenza da pratiche dannose per l’ambiente. Al contrario, il cambiamento climatico richiede azioni immediate e decisive. Ogni ritardo aumenta il rischio di superare punti di non ti ritorno, dove i danni diventano irreversibili e le soluzioni sempre più costose e difficili da implementare. Il tecno-ottimismo è un lusso che non possiamo permetterci.

 

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