Ambiente e Natura

L’oralità perduta

di Francesco De Luca

 

Con lo scemare della folla dei turisti a Santantonio è più facile incontrarci, noi isolani residenti ad oltranza, e riconoscerci e salutarci.

Settembre porta il deflusso turistico e ieri ho incontrato zi’ ‘Ntunino. Amico mio e dei lettori del Sito. Aveva per mano un bambino, figlio di sua figlia.
Come si chiama? – esordisco, dopo la gioia espressa all’amico. “Non lo indovini?” – risponde.
Con slancio dico: “Antonio… come te!
Non colpisco il segno e ‘Ntunino deluso: “Si chiama Silverio. E’ vero – chiede conferma al nipote – che ti chiami Silverio?
Colgo il disappunto e preferisco dirottare l’attenzione sul sorriso del bambino, che ripete: “Silverio…”.
Aah… mi avvedo di qualcosa. Cosa? Nel sorriso del bimbo si evidenzia un netto buco nella dentatura. Silverio ha perso un dentino e la caduta non passa inosservata.
‘Ntunino nota la sorpresa che manifesto in viso ed esclama:
Scugnato senza diente
vase ‘nculo a zi’ Vecienzo.
Scugnato senza mole
vase ‘nculo a zi’ Nicola

Un mottetto dialettale dei nostri tempi (di ‘Ntunino e mio).
Il bimbo cerca di ripeterlo. Sicuramente con l’aiuto del nonno lo apprenderà.
‘Ntunino deve andare alla Posta, io devo comprare un po’ di frutta. Ci salutiamo.

Il motto dialettale, riposto nei meandri dei ricordi, ribadisce la sua presenza.
Quale la sua funzione? A cosa servivano questi modi di intessere relazioni verbali fra fatti reali (come è l’essere scugnato, ossia senza denti) con un invito scurrile (come vase ‘nculo). Anche se, a ben vedere, la scurrilità si consuma tutta nell’espressione orale.
Era una volgarità ‘aerea’, leggera, che si esauriva nel dire, e pertanto lambiva la morale, la infastidiva ma non la infrangeva.

Per quel poco che ricordo dell’ era della mia infanzia (con braciere per riscaldamento, con la luce elettrica soltanto per poche ore di sera, col pennino ed inchiostro per scrivere, con l’acqua da tirar col secchio dalla piscina) il tempo umano aveva scansioni lente e codificate. C’era il tempo del sonno, quello del lavoro, quello del divertimento, della preghiera, e c’era il tempo dedicato alla socialità spicciola (la strada, lo star vicino alla tavola dopo mangiato, l’ascolto delle cose antiche).
L’oralità aveva il sopravvento sulla scrittura e sulla lettura. L’oralità si districava nel dialetto, si consumava col dialetto, si inebriava di dialetto. Parole con significato, ma anche parole senza significato e con tanta assonanza. Frasi con un riscontro fattuale e frasi giocate con le iperboli. Un modo di trascorrere il tempo con ironia, rasentando la saggezza, incurante della logica.

 

NdR: immagine di copertina – Aldo Carpi (1886-1973)  “Chiacchiere tra amici” cm. 50×73 – tecnica mista su carta

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