Sardegna

Santa Teresa di Gallura. Storie di barche e di pescatori ponzesi

a cura della Redazione

 

Sono straordinarie le pagine che hanno scritto i pescatori ponzesi, soprattutto quelli fornesi, nella storia della pesca che per anni, a partire dalla fine dell’800 per finire agli inizi degli anni 50, hanno interessato la parte della Sardegna che va da Aglientu a Santa Teresa di Gallura (*). E ogni volta che, al riguardo, leggiamo qualcosa ne rimaniamo affascinati. Per le imprese che quei pescatori, accompagnati spesso dalle proprie mogli, hanno compiuto in quella terra facendo sacrifici e superando difficoltà di ogni genere.
Un valore li ha sempre sostenuti: la profonda conoscenza che avevano del mare.
Grazie alla collaborazione di Sandro Vitiello, un cultore della storia dei pescatori di Le Forna, proponiamo uno scritto di Salvatore Giagheddu in cui si è imbattuto facendo le sue ricerche.

Salvatore Giagheddu è un sottufficiale comandante della Guardia di Finanza in pensione. Uomo di mare, nativo di Santa Teresa di Gallura, ama raccogliere storie dei pescatori del luogo per poi raccontarle.

Santa Teresa di Gallura. Gente di mare: pescatori e gozzi nella Lungoni degli anni ’50
di Salvatore Giagheddu

In Lungoni alla fine dell’800 e agli inizi del 900 l’attività della pesca era esercitata solo da pochi stanziali, quali i Poggi detti Frati Burrasca e i Nicolai/Cappella/Sciallò di origine toscana e pochi altri.
L’attività si incrementò notevolmente con l’avvento in Lungoni dei ponzesi (i primi dei quali arrivarono alla fine dell’800 e gli altri a partire dal 1908, mentre i rimanenti fra le due guerre con l’ultimo alla fine degli anni 40 inizi dei 50) e dei puteolani (puzzulani) ed altri originari della Campania. Queste persone coraggiose, avvezze ad ogni sacrificio e grandi conoscitori del mare, in un primo momento giunsero in Lungoni e in altri punti di approdo della Sardegna esclusivamente per la pesca delle aragoste che iniziava in primavera; non potevano arrischiarsi ad intraprendere l’attraversamento del Tirreno prima perché dovevano tener conto delle condizioni meteo che allora non erano certo annunciate come oggi con bollettini, ma affidati all’esperienza degli uomini di mare.

In principio arrivarono i capi famiglia con qualche figlio o parente maschio e terminata la stagione di pesca, venduto il frutto del loro lavoro ai velieri aragostari, tornavano nei luoghi di origine. Successivamente portarono al seguito mogli e figli con l’intenzione marcata di stabilirvisi; poiché le precarie disponibilità economiche non permettevano loro di condurre un livello di vita simile alla gente del posto, erano costretti a dimorare in locali presi in affitto, quasi sempre in pessimo stato d’uso e adattati alla bell’e meglio.
Si racconta che all’inizio alcuni di essi, pur di non ritornare al paese natio, in attesa di trovare alloggio, preferirono vivere temporaneamente in barca e negli anfratti vicino al porto. Poi visto che a Lungoni ci si poteva vivere meglio del luogo di provenienza, considerato che la campagna offriva molto, le loro donne nella stagione tardo primaverile e estiva si adattarono a lavorare negli orti, specialmente durante la stagione del raccolto e il loro regime di vita migliorò gradualmente. Poiché erano grandi economi i più avveduti iniziarono ad acquistare anche piccoli appezzamenti di terreno.

Le prime famiglie che si insediarono furono:

– Avellino Francesco, padre del più conosciuto zu Giuà, coniugato poi con la locale Lucia Poggi (za Luciedda), genitori – tra gli altri – di Francesco (Papanu), Filomena ed altri;
– Aprea Silverio e la moglie Palma Vitiello, detta za Parmitiella, genitori di Pasqualino, Raffeluccio, Annella, Maria, Luisa e di tanti altri;
–  Madonna Tomaso con la moglie Lucia, genitori di Pietro (Capibiancu),Teresina ed altri.

Arrivati tra le due guerre:

– Morlè Silverio e la moglie Maria Civita, con i figli Aniello e Lucietta, quest’ultima nonna di Lucia Spano, del Kaldo caffè;
– Spigno Antonio con la moglie Carmela, genitori Angelò, Marcello e Salvatore;
– Aprea Vincenzo con la moglie Cristinella, genitori di Federico e Luigino Barbarossa;
– Vitiello Gioacchino (Giuacchi) con la moglie Ernesta, genitori di Libera, Flora, Tore e di tanti altri;
– Aiello Luigi, padre di Vincenzo (Binnella) e di Giovanna;
– Feola Silverio (detto Piscitello), padre di Vincenzo e di Argentino;
– Aprea Silverio, noto Scarparo; il suddetto risulta giunto in Lungoni fine anno 40, inizi anni 50.

N.B. Molti figli di costoro nacquero a Lungoni.

Le citate famiglie bazzicavano quasi tutte nel rione di Santa Lucia, tanto che successivamente anche con il loro contributo fu costruita l’omonima Chiesa. Recandosi nella bassa tanchitta (piccolo chiuso – ndr), di fronte a terra ecchja, le famiglie avevano la possibilità di riconoscere i gozzi con i loro cari al rientro dalla pesca; è da tener presente che agli inizi del XX secolo la pesca veniva esercitata ancora con barche a vela e a remi, solo qualche anno più tardi le unità di nuova costruzione installeranno il motore. Le famiglie di questi pescatori, ed in seguito tutti noi, della zona, d’estate ci bagnavamo nella Cala di la punzesa, ubicata sotto la tanchitta di Santa Lucia, considerato che la spiaggia della rena bianca per noi risultava distante.

I suddetti grandi lavoratori del mare ed i loro discendenti hanno contribuito fattivamente, oltre ad amalgamarsi celermente con le famiglie autoctone, alla crescita socio-economica di Lungoni affermandosi nei diversi campi dell’inventiva, del commercio e del sapere contribuendo in modo determinante a portare in alto il prestigio di Santa Teresa, un po’ come è avvenuto – in un certo qual modo – con gli immigrati italiani in ogni dove.

Nota della redazione – da Wikipedia e Google map (screenshot)

(*) Santa Teresa Gallura (Lungoni in gallurese, Lungone in sardo) è un comune italiano di 5 085 abitanti in provincia di Sassari nella zona omogenea Olbia-Tempio, in Sardegna.

Google map. Italia Sardegna Corsica Screenshot
(in basso a dx dell’immagine, sulla perpendicolare del promontorio del Circeo, si riesce a vedere Ponza)


[Santa Teresa di Gallura. Gente di mare: pescatori e gozzi nella Lungoni degli anni ’50 (1) – Continua]

 

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