di Carlo Marcone
A novantacinque anni, Giulia D’Atri, la mia maestra della seconda elementare, ci ha lasciati.
Era l’anno scolastico 1967/1968, lei aveva insegnato già ad alcuni anni della scuola elementare di Le Forna quando, nel suo primo anno di incarico alla scuola elementare del Porto, le assegnarono la seconda classe che frequentavo anche io.
Eravamo una classe mista di circa trenta bambini e subito siamo entrati in una grande confidenza con la maestra Giulia.
Era una maestra molto semplice, affettuosa con tutti noi, e aveva lo stesso atteggiamento di comprensione con tutti i bambini.
Anche se naturalmente riconosceva con i voti e i giudizi le differenze di preparazione, non dimostrava mai preferenze tra gli alunni e rivolgeva le stesse attenzioni al più bravo e all’ultimo allievo della sua classe. Cosa, da non poco per quegli anni, che le riusciva anche perché conosceva bene le dinamiche, le condizioni e le difficoltà delle varie famiglie ponzesi.
Un tratto umano forse dovuto proprio all’educazione che i genitori, il dott. Silverio D’Atri e la mamma Adele Manna, hanno saputo trasmettere alle loro figlie.
Ci ha trasmesso ottimi insegnamenti non solo relativamente al programma scolastico, ma anche nel comportamento e nella religione. Lei stessa era una donna di grande moralità e timorata di Dio (sentimenti oggi rari) e ha cercato di trasmettere questi sentimenti a tutti noi.
Di famiglia ponzese benestante e molto conosciuta, è stata – insieme ai suoi – presente nella vita di tutti noi. Io li ricordo da bambino nella tabaccheria sul corso Pisacane: i genitori anziani, seduti dietro il bancone e la sorella Genoveffa, sempre puntuale al servizio del pubblico. Quanti ponzesi, dalla Calacaparra agli abitanti del Porto, sono entrati in quel negozietto, molti solo per chiedere un consiglio… tanti anche per comprare il sale o una scatola di fiammiferi.
Io stesso, in età adulta sino alla chiusura dell’attività, entravo nella tabaccheria con la scusa di comprare una cartolina, un francobollo o una marca da bollo, solo per il piacere di salutare la mia maestra e Genoveffa, due sorelle di carattere completamente diverso, ma due donne molto semplici, leali e sincere, sempre unite che hanno lasciato un ottimo esempio di amore familiare.
Entrare in quel negozietto era per me un privilegio. Genoveffa, aveva una memoria storica e ricordava tanti avvenimenti del passato, dall’epoca del confino politico agli anni ‘60/’70; poi, alla fine dell’ultima stagione di apertura ricordo con commozione quando mi hanno regalato alcuni libri su Ponza.
Negli ultimi anni ci sono mancate. Passeggiare sul corso e vedere quelle due porte sempre chiuse è una grande tristezza.
Un caro saluto alla sorella Genoveffa e ai nipoti.