a cura della Redazione su segnalazione di Emanuela Siciliani
Il tema è di quelli scottanti e tra i più discussi da un po’ di anni. Si tratta dell’annosa questione delle concessioni balneari che, scadute il 31 dicembre del 2023, il governo ha prorogato fino al 31 dicembre 2024. Il Consiglio di Stato ha poi annullato la decisione ma gli stabilimenti hanno aperto.
Pare che ora ci si avvii verso una sorta di compromesso con l’Unione Europea.
Sull’argomento un interessante articolo del 3 settembre segnalato da Emanuela Siciliani.
da Italia a Tavola, quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza:
Proroghe e indennizzi: la nuova proposta del governo sulle concessioni balneari
La riforma delle concessioni balneari, pur introducendo novità come le gare competitive e gli indennizzi, presenta diverse criticità. La proroga, infatti, contrasta con le normative europee, mentre gli indennizzi potrebbero favorire i grandi operatori. L’assenza di limiti alla concentrazione delle concessioni rappresenta poi un ulteriore punto di debolezza
Sta per arrivare il disegno di legge sulle concessioni balneari che prova a rappresentare un passo avanti verso una regolamentazione più moderna e trasparente di questo settore. Il testo, ancora in fase di negoziazione con l’Unione europea, traccia una strada che punta a conciliare le esigenze di tutela del bene pubblico con quelle degli operatori del settore, introducendo elementi di novità e confermando alcune continuità con le precedenti normative.
Concessioni balneari, saranno prorogate?
Una delle novità più significative, secondo quanto riporta il portale Mondo Balneare, è la proroga delle concessioni esistenti, la cui durata varia a seconda della percentuale di costa libera presente in ciascuna regione. Questa misura, che va da un minimo di un anno a un massimo di cinque, mira a garantire una certa continuità agli operatori, mitigando l’impatto dell’imminente scadenza dei titoli concessori. In parallelo, il disegno di legge introduce l’obbligo di redigere un Piano Nazionale per lo sviluppo delle attività balneari, con l’obiettivo di definire una mappatura dettagliata delle coste italiane e di stabilire le modalità per raggiungere l’obiettivo del 15% di litorale libero entro il 2029. Questo strumento di pianificazione, che coinvolgerà Regioni e Comuni, dovrebbe garantire una gestione più equilibrata del demanio marittimo.
Nello specifico, la validità sarà fino al 31 dicembre 2025 per le concessioni situate nelle regioni con meno del 25% di spiaggia libera, fino al 31 dicembre 2027 per le regioni con una percentuale tra il 25% e il 49% e fino al 31 dicembre 2029 per le regioni con più del 49% di spiagge libere. Si tratta di fatto di una proroga del termine delle concessioni, rispetto a quello previsto dalla legge del governo Draghi che aveva fissato la scadenza di tutti i titoli al 31 dicembre 2023.
Concessioni balneari, come saranno le gare
Una volta scadute le proroghe, le concessioni saranno assegnate attraverso procedure competitive, che si baseranno su criteri di qualità del servizio offerto, caratteristiche degli impianti, capacità di valorizzazione del territorio e, non ultimo, il valore aziendale delle imprese concorrenti. Particolare attenzione è dedicata alla figura del concessionario uscente, al quale viene riconosciuto il diritto a un indennizzo calcolato sulla base del valore della sua azienda. Questo aspetto è cruciale per garantire una transizione ordinata e per evitare contenziosi legali.
I nuovi titoli potranno avere una durata compresa tra i cinque e i vent’anni e «fino alla data di stipulazione dell’atto che regola il rapporto concessorio, l’occupazione dell’area demaniale da parte del concessionario uscente è comunque legittima». I bandi saranno gestiti dai Comuni, che dovranno pubblicarli sul proprio albo pretorio online per almeno trenta giorni. Inoltre, per le concessioni demaniali di interesse regionale o nazionale sarà obbligatoria la pubblicazione nel Bollettino ufficiale regionale e nella Gazzetta ufficiale, e per le concessioni di durata superiore a dieci anni o di interesse transfrontaliero, anche nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.
Concessioni balneari, gli indennizzi
Il disegno di legge prevede un meccanismo di indennizzo a favore dei concessionari che perderanno la gestione della spiaggia al termine della proroga. Questo indennizzo, a carico del nuovo concessionario, tiene conto del valore complessivo dell’attività, considerando sia il patrimonio (immobili, attrezzature), sia i ricavi generati e la reputazione acquisita nel tempo (avviamento). Sono inoltre compresi gli investimenti effettuati per adeguarsi a nuove normative o per far fronte a eventi calamitosi.
Per determinare l’ammontare esatto dell’indennizzo, sarà necessaria una perizia contabile redatta da un esperto iscritto all’albo dei revisori legali. Le spese per questa valutazione saranno a carico del concessionario uscente. Il pagamento dell’indennizzo è una condizione indispensabile per l’assegnazione della nuova concessione. In caso di mancato pagamento, la concessione assegnata al nuovo operatore sarà revocata. Il disegno di legge prevede inoltre la possibilità per il nuovo concessionario di richiedere una rivalutazione della perizia, al fine di evitare eventuali contenziosi.
Concessioni balneari, un equilibrio difficile
Il disegno di legge sulle concessioni balneari rappresenta un tentativo di trovare un punto di equilibrio tra le diverse esigenze in gioco. Da un lato, si riconosce l’importanza di tutelare il bene pubblico e di promuovere una gestione più efficiente e trasparente del demanio marittimo. Dall’altro, si cerca di salvaguardare gli interessi degli operatori del settore, garantendo loro una certa stabilità e la possibilità di valorizzare gli investimenti effettuati. Tuttavia, rimangono ancora diversi aspetti da chiarire e approfondire. In particolare, sarà fondamentale definire con precisione i criteri per il calcolo degli indennizzi e per l’assegnazione delle nuove concessioni. Inoltre, sarà interessante osservare come le Regioni e i Comuni si adatteranno a questa nuova normativa, e quali saranno gli impatti sulla competitività del settore turistico balneare italiano.
Concessioni balneari, le criticità
La bozza di legge sulle concessioni balneari presenta una serie di criticità che ne mettono in discussione la sostenibilità nel lungo periodo. La proroga delle concessioni, l’incertezza sugli indennizzi e la mancanza di limiti alla concentrazione delle concessioni sono solo alcune delle questioni aperte. Il punto più controverso è indubbiamente la proroga delle concessioni esistenti. Nonostante la differenziazione in base alla percentuale regionale di occupazione dei litorali, questa misura contrasta con le recenti pronunce della Corte di Giustizia Europea e del Consiglio di Stato, che hanno chiaramente affermato l’illegittimità di qualsiasi proroga automatica. La decisione del governo di inserire questa norma nella bozza di legge appare in contraddizione con i principi di legalità e trasparenza che dovrebbero guidare l’azione amministrativa. Il rischio concreto è che la proroga venga annullata dai giudici, con conseguenti incertezze e disagi per il settore.
La disciplina degli indennizzi, pur essendo dettagliata, presenta alcune criticità. In primo luogo, l’introduzione di questa misura arriva con notevole ritardo, creando disparità tra i comuni che hanno già avviato le procedure di gara e quelli che non lo hanno ancora fatto. In secondo luogo, la compatibilità degli indennizzi con la normativa europea è tutt’altro che scontata. La Commissione Europea ha più volte espresso perplessità su questo punto, sottolineando il rischio di favorire i gestori uscenti a discapito di nuovi entranti. L’assenza di un limite al numero di concessioni che possono essere assegnate a un singolo soggetto rappresenta un’altra criticità della bozza di legge. Questa lacuna normativa rischia di favorire la concentrazione delle concessioni nelle mani di pochi grandi operatori, a discapito delle piccole imprese e delle cooperative.
Concessioni balneari, operatori traditi?
La decisione del governo di regolamentare le gare per l’assegnazione delle concessioni rappresenta una netta inversione di tendenza rispetto alle promesse elettorali secondo quanto denunciano gli operatori del settore. Questa scelta, se da un lato può essere interpretata come un atto di responsabilità nei confronti dell’Unione europea, dall’altro rischia di alienare il consenso di una parte consistente del settore balneare.