segnalato da Sandro Russo, ripreso da una recensione di Repubblica
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Un gatto al giorno toglie il medico di torno
di Ilaria Zaffino –Da la Repubblica del 20 agosto 2024
Il bestseller di Ishida Syou: i piccoli felini come cura per l’anima
Un gatto al giorno toglie il medico di torno. Parafrasando il celebre adagio, è proprio questa — e non è uno scherzo — la cura suggerita ai fragili, disorientati e impacciati pazienti, paralizzati da dubbi esistenziali e turbolenze interiori, che bussano alla porta della “Clinica per l’anima” Kokoro. Clinica alquanto particolare, se non altro per la sua collocazione misteriosa, nascosta alla fine di uno stretto vicolo di Kyoto, che può essere trovata attraverso il passaparola solo da chi ha veramente bisogno di essere aiutato. E che soprattutto, è questa la sua peculiarità, offre un trattamento unico: prescrive gatti come fossero farmaci. Lasciando i pazienti perplessi quando viene messa loro in mano la sportina con felino al suo interno e tanto di ricetta d’accompagnamento con la durata della “somministrazione” e le accortezze da seguire, caso per caso, con il gatto “somministrato”.
Dopo piccoli iniziali e esilaranti disastri per far decollare la relazione uomo-animale, la cura ovviamente funzionerà per ciascuno dei cinque protagonisti di Un gatto per i giorni difficili, libro di esordio della scrittrice giapponese Ishida Syou, premiato bestseller in patria e divenuto un successo internazionale in corso di pubblicazione in 25 Paesi (in Italia per Rizzoli). Tanto che l’autrice, nata a Kyoto nel 1975, dove oltre a scrivere lavora nel settore delle telecomunicazioni e vive insieme ai suoi adorati gatti (non ne avevamo dubbi), ha dato alle stampe il sequel, anche questo già opzionato da numerose case editrici internazionali. Perché c’è qualcosa in queste storie che scalda il cuore, anche di chi con i gatti non ha mai pensato, almeno fino a ora, di intrecciare una relazione tanto stretta.
Ishida Syou ha sicuramente fatto centro con un connubio perfetto che grande appeal ha in Occidente, coniugando le atmosfere soffuse di magia e antica saggezza, di cui tanta narrativa giapponese arrivata felicemente sugli scaffali delle nostre librerie è piena, con storie che parlano di gatti, dei quali viene enfatizzato qui il potere altamente “curativo” su umani in crisi d’identità.
Il romanzo, inutile dirlo, appena uscito è entrato subito in classifica, dove è rimasto stabile tra i primi dieci titoli di narrativa straniera venduti in Italia per tutto il mese di luglio ed è ancora lì.
Che i libri sui gatti piacciano ai lettori italiani non è una novità, se poi vengono dal Giappone diventa una garanzia: è successo per esempio, qualche anno fa, con Se i gatti scomparissero dal mondo, opera d’esordio di Genki Kawamura divenuto subito un bestseller (tradotto in Italia da Einaudi) che in queste settimane è tornato tra i libri più acquistati grazie al passaparola sul web.
Del resto, «i gatti sono così», dice a un certo punto l’enigmatico medico della clinica Kokoro a uno dei suoi diffidenti pazienti. «Sanno come farsi voler bene. È quasi come se… chiamassero le persone. E chi viene chiamato, non può rifiutare».
Basta questo (ma nel libro c’è anche molto altro) e sembra di essere tornati nella caffetteria immortalata da Toshikazu Kawaguchi in Finché il caffè è caldo — e in tutti i suoi sequel — dove tutto è possibile, se ci credi.
In fondo è questa la lezione che viene da Oriente. Dove ci sono grandi magazzini in cui si vendono sogni (vedi il romanzo della coreana Lee Mi-Ye – Il grande magazzino dei sogni (2023) – portato in Italia da Mondadori), lavanderie che lavano via i pesi che portiamo sul cuore (è il caso, più recente, di Dove si riparano i ricordi di un’altra coreana, Jungeun Yun), ristoranti in cui si preparano piatti che rispondono a bisogni psicologici (come ci insegna Ito Ogawa – Il ristorante dell’amore ritrovato (2019) – e adesso arrivano anche cliniche che prescrivono gatti.
In questo senso Ishida Syou si inserisce perfettamente nel filone della letteratura giapponese feel good ma raccontando, con delicatezza e humour, quel legame profondo tra uomo e animale che può aiutare l’anima a guarire, grazie a un amore fatto di gesti semplici, fa un passo in più e un regalo enorme a tutti i lettori che amano i gatti. E così mentre gli umani troveranno finalmente la spinta per dare una svolta alle loro vite, noi non potremo fare a meno di innamorarci di Bi che chiude gli occhi e sembra sorridere, di Margot insofferente alle porte chiuse oppure di Tanku e Tangerine che, con la forza di un tornado, mettono a dura prova il perfezionismo della rigida creatrice di moda Tomoko e proprio per questo le sono stati prescritti. A terapia finita, persino lei farà fatica a restituirli. «È l’effetto che fanno i gatti. Resta nel cuore il desiderio di non separarsi da qualcosa di caldo».
Silverio Guarino
21 Agosto 2024 at 22:25
Diavolo di un Sandro Russo!
Siamo proprio un’anima sola.
Pensa che proprio ieri ho acquistato il libro di Kawagara “Se i gatti scomparissero dal mondo”!
Mi ha intrigato il titolo, per un orfano di gatti come me che sta vivendo la sua quarta stagione “catless” dopo aver vissuto la prima sempre con gatti pomicioni e grandi amori felini.
Quello che poi mi ha convinto di più del libro in questione è stata la lunghezza (160 pagine) e la grandezza della scrittura (carattere 12), due target ideali per il mio desiderio di lettura.
Risponde Sandrorusso
L’ho letto anch’io, anfatti, qualche mese fa. Mentre quello della recensione è appena uscito.
– Damme tiempe, ca te spurtose, decette ‘u pappece a ‘u fasule
Ciao Silverio
Un abbraccio