Ambiente e Natura

Che c’entro io con l’Intelligenza Artificiale?

di Bixio

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Considerazioni agostane sparse… da “sole in testa”.
Ci sarebbero arrivati prima o dopo, così hanno creato, inventato l’IA, l’Intelligenza Artificiale, velocità di esecuzione, di sunto e numerazione, di interconnessione, di soluzioni alternative etc, etc… In pratica di sostituzione umana. e ora tutti preoccupati e spaventati!
Invocavano tempi rapidi… più rapidi.. presto! Ancora più presto.
Maddeché? Ma di che?! Quanta superficialità in tutto questo!!!
L’ umano è pensiero, tormento, sensibilità e lui stesso non potrà creare ciò, cioè se stesso… Sono sentimenti e sensazioni che si provano e non si controllano!
La sensibilità ti conduce lungo quel filo, quel confine invisibile che ti porta a chiedere il perché di tutto questo, è difficile che l’ A.I. si spinga fino a questo punto.

Svaniti i fasti estivi, riabbracci l’agognata stagione – amata e preferita- , l’ autunno che ti conduce, ti accompagna lungo i sentieri, quando il silenzio è interrotto solo dal  crepitìo delle foglie secche calpestate.
Gravosi pensieri appesantiscono la mente, il temuto inverno è alle porte, l’amico autunno ti dà tepore e conforto.
È la stagione più umana; ti porta a racchiuderli in te stesso, i pensieri.
C’è molto di divino in tutto questo. Senti di sfiorare quel confine degli eterni interrogativi, la mente è vicinissima a scoprire, a svelare ogni enigma. Ma poi… niente! Ancora una volta, niente…
Nessuna diavoleria, nessun artificio inventato e costruito dall’uomo potrà mai accostarsi a tutto questo.

Altro che Intelligenza Artificiale… Provassero a costruire la Sensibilità Artificiale (A. S.), piuttosto!


I. A. (Getty Images)

3 Comments

3 Comments

  1. Sandro Russo

    12 Agosto 2024 at 18:28

    Sempre interessanti le elucubrazioni di Bixio, anche se “da caldo alla testa”. Aprono mondi inesplorati, almeno qui, in Ponzaracconta.
    Perché è un campo sterminato quello dell’Intelligenza Artificiale, noto a noi lettori di fantascienza della prim’ora, ben prima che a tutti gli altri.
    Il rischio che l’Intelligenza Artificiale soppianti e sostituisca l’umanità esiste ed è reale, se uno dei geni della Fisica, Stephen Hawking, già nel 2014, metteva in guardia sui suoi pericoli, considerandola una minaccia per la sopravvivenza dell’umanità.
    Fondamentalmente il tassello che manca alla catastrofe è minimo ed enorme, al tempo stesso: che l’I.A prenda coscienza di sé.
    E’ quanto delineato in questo geniale racconto breve di Fredric Brown (un Maestro, nel genere).

    La Risposta

    Con gesti lenti e solenni Dwar Ev procedette alla saldatura – in oro – degli ultimi due fili. Gli occhi di venti telecamere erano fissi su di lui e le onde subeteriche portarono da un angolo all’altro dell’universo venti diverse immagini della cerimonia.
    Si rialzò, con un cenno del capo a Dwar Reyn, e s’accostò alla leva dell’interruttore generale: la leva che avrebbe collegato, in un colpo solo, tutte le gigantesche calcolatrici elettroniche di tutti i pianeti abitati dell’universo formando il supercircuito da cui sarebbe uscita la supercalcolatrice, un’unica macchina cibernetica racchiudente tutto il sapere di tutte le galassie.
    Dwar Reyn rivolse un breve discorso agli innumerevoli miliardi di spettatori.
    Poi, dopo un attimo di silenzio, disse: «Tutto è pronto, Dwar Ev».
    Dwar Ev abbassò la leva. Si udì un formidabile ronzìo che concentrava tutta la potenza, tutta l’energia di migliaia di pianeti. Grappoli di luci multicolori lampeggiarono sull’immenso quadro, poi, una dopo l’altra, si attenuarono.
    Dwar Ev fece un passo indietro e trasse un profondo respiro.
    «L’onore di porre la prima domanda spetta a te, Dwar Reyn».
    «Grazie», disse Dwar Reyn. «Sarà una domanda cui nessuna macchina cibernetica ha potuto, da sola, rispondere».
    Tornò a voltarsi verso la macchina.
    «C’è Dio?»
    L’immensa voce rispose senza esitazione, senza il minimo crepitìo di valvole o condensatori.
    «Sì. Adesso, Dio c’è».
    Il terrore sconvolse la faccia di Dwar Ev, che si slanciò verso il quadro di comando.
    Un fulmine sceso dal cielo senza nubi lo incenerì, e fuse la leva inchiodandola per sempre al suo posto.

    (Da L’ora di fantascienza, trad. di C. Fruttero, Einaudi, Torino, 1982)

  2. Bixio

    13 Agosto 2024 at 09:07

    Sandro, delle cose che ho scritto, ha focalizzato l’attenzione sull’Intelligenza Artificiale, mentre a me piace tornare sull’autunno…
    No Autumn in New York, grande film (del 2000, di Joan Chen, con Richard Gere e Winona Ryder – ndr), ma l’autunno qui a Ponza, ritengo la stagione più umana, meno drammatica e triste che nel film.
    Il sentiero si dirama a mezzacosta lungo i declivi dell’isola, nel silenzio, la brezza di maestrale, il rumore delle foglie secche calpestate, l’amico cane che mi precede, di volta in volta si ferma voltandosi indietro ad aspettare un passo che non è più quello di un tempo. Un tratto di parracina franato invade il sentiero; tra le pietre fa capolino una lucertola ed il cane subito vi infila il naso cercando di stanarla; all’imbrunire qualche rondine vola rasente su di noi e sulle macchie, quasi a salutarci, è già di ritorno per quella rotta che la porterà in Africa.
    Il viottolo è ancora lungo, terminerà tra quelle case sul ciglio. Ora la sera cala presto, è ora di tornare, prima che ci sorprenda il buio e il cammino già incerto possa creare problemi.
    Come si fa a non amare tutto questo!?

  3. Sandro Russo

    14 Agosto 2024 at 07:02

    Ripensandoci, un film che lega l’Intelligenza Artificiale e la Sensibilità Artificiale, nel senso proposto da Bixio, ce l’ho, l’ho visto.
    Si chiama banalmente A.I. – Intelligenza artificiale (A.I. Artificial Intelligence) è un film del 2001 scritto e diretto da Steven Spielberg, basato su un progetto di Stanley Kubrick.
    Il soggetto del film è tratto dal racconto del 1969 di Brian Aldiss “Super-giocattoli che durano tutta l’estate” (Supertoys Last All Summer Long). Queste le informazioni da Wikipedia.

    Lo ricordo come un film pieno di suggestioni ma molto lungo e in qualche modo dispersivo, fuori centro; pur essendo stato concepito e poi portato a termini da due geni, quali sono Kubrick e Spielberg. Oltre che per l’ispirazione, nel film è espressamente citata la favola Le aavventure di Pinocchio, del nostro Collodi (uno dei personaggi è la Fata Turchina).
    Nel film (ambientato in un futuro possibile, nel 2125) un bambino androide, David [è Haley Joel Osment, lo stesso attore bambino de Il sesto senso di Shymalan, del 1999], frutto di una tecnologia recentemente sviluppata, viene dato in adozione ad una coppia con un figlio gravemente ammalato, quale parziale sostituzione affettiva. Il bambino cyber con fattezze umane subisce un imprinting che lo porta a riconoscere, e ‘affezionarsi’ profondamente, alla madre adottiva. Quando il figlio della coppia inopinatamente guarisce, dopo un tentativo di integrazione con il ‘fratello’ umano, David viene ‘dismesso’ e abbandonato in un bosco. Di qui comincia una serie sempre più mirabolante di avventure che si estendono fino all’anno 4125. Malgrado le notevoli intuizioni visive e scenografiche questa è la parte più debole dell’opera che ricordo come “un film che non riusciva a finire”.

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