di Franco De Luca
L’estate passata, giù in Piazzetta, fui garbatamente avvicinato da una persona che, probabilmente dietro suggerimento, si presentò con l’intento preciso di sapere alcune notizie su Ponza.
La cosa mi lusingò e cercai di colorire al meglio le mie risposte. Fra l’altro mi chiese cosa significasse Eéa, che vedeva in bella mostra scritta sul porto.
Risposi, come ogni ponzese sa, che Eéa è il nome greco dell’isola di Circe, menzionata nell’ Odissea e che significa “posta ad oriente”. Nome che può attribuirsi a Ponza, chiamata talvolta poeticamente “isola dell’ aurora”.
Mi dilungai un tantino sulla credenza che vuole Ponza isola visitata da Odisseo, insieme alle isole partenopee, a Gaeta, al Circeo.
Penso di essere stato in sintonia con le aspettative di quel turista, che mi ringraziò e mi salutò.
L’indomani, sceso in Piazzetta, vidi che quel signore quasi mi attendeva, perché scrutava con solerzia i passanti. Mi si accostò e, con fare gentile, riprese il colloquio del giorno avanti facendomi notare che il nome Eéa in nessun modo poteva valere per Ponza.
Chiesi le ragioni e mi chiarì che, se il nome è di provenienza greca, allora occorre rifarsi agli itinerari degli antichi Greci. I quali avevano colonizzato il sud italico costituendo la Magna Grecia, e dunque i nostri mari dovevano esser loro familiari.
La navigazione dei Greci utilizzava la vista, era una navigazione “a vista”, bordeggiando dunque la costa. Ma, provenendo da sud, le isole ponziane sorgono sull’orizzonte ad owest, ovvero a ponente, dove il sole tramonta, e non dove sorge.
E’ costatazione comune e consueta. Venendo da Terracina la visione delle isole non appare dubbia: sono a ponente.
Per essere localizzate ad est, le isole ponziane, occorreva venire dalla Sardegna o da una rotta che non seguisse la costa dal sud ( improbabile per i Greci ).
La denominazione “isola dell’aurora” è certamente affascinante e suggestiva ma infondata geograficamente, per chi, beninteso, ripercorre le rotte dei greci omerici.
Accusai il colpo là per là, deviai la conversazione su altri indizi che provano la frequentazione dei Greci in Ponza – tanto per rimarcare l’importanza dell’isola nella storia antica.
Rimasi male.
Ho rivisto le citazioni riguardanti Ponza e insieme Eéa, e non mi voglio capacitare.
Non è tanto in discussione la fondatezza poetica dell’attribuzione a Ponza dell’isola di Circe, ma la rispondenza geografica: questa mi duole.
Se qualcuno, più dotto, volesse essere così cortese da portare argomenti ( a torto o a ragione ) in merito, lo ringrazio anticipatamente.
Pasquale
9 Novembre 2012 at 22:22
Caro Franco
Leggo sempre con piacere i tuoi scritti : inducono alla riflessione e ai ricordi. L’ultimo quello che riguarda l’isola Eea mi “stuzzica “ un po’. E’ pur vero che Eos in greco vuol dire Aurora, è pur vero che i greci navigavano “a vista” ma l’Isola ,se da una parte è un po’distante dalla costa dall’altra non lo è dalle altre isole oggi dette partenopee e che pertanto non era difficile arrivarci da quel lato. Si sa: La prima colonia greca in Italia fu fondata verso occidente: a Puthecusa ( Ischia), poi di lì i greci fondarono Cuma, ad oriente. Ora, penso, che era molto conveniente per loro e soprattutto per chi amava o osava spingersi di più nei misteri del pelago, avventurasi al di fuori di Pithecusa proseguendo verso occidente e quindi toccare prima Pandataria ( Ventotene) e poi Pontia o Eea. In certi giorni e/o in certe ore, infatti, le isole sembrano vicinissime. Una volta, da Punta dell’Arco,a Ventotene, mi sembrò di toccare Ponza con mano. Orbene, supponiamo: noi non ci mettiamo dalla parte di chi arriva e immediatamente dà un nome alla località, ma dalla parte di chi, una volta giunto, si ferma e sosta sull’ultima di queste isole che abbonda di flora, di fauna e di acqua dolce, il cui approdo sicuro guarda verso oriente . Lo spettacolo che si ottiene in un limpido mattino al sorgere del sole non è forse meraviglioso? Quante volte io, come tutti noi , lo ammiravo, durante il periodo estivo,mentre la nave alle quattro e mezzo del mattino lasciava il porto in un mare tranquillo e calmo come l’olio. Penso che il nome Eea sia dovuto al fatto che le montagne che si stagliano lontane là dove sorge il sole davano una certa sicurezza e gli antichi, navigando di buon mattino, quando il mare è più calmo, facevano voti alla Dea per una felice navigazione. Omero, poi, aggiunge che Odisseo, una volta arrivato da Circe, dall’alto di una sommità vedeva il vasto mare. Qualcuno asserisce che dall’alto del promontorio del Circeo, una volta isola, si poteva ammirare questo spettacolo. Ma io penso che se da una parte lo sguardo si inoltrava nel vasto mare, dall’altra , però, lo sguardo rimaneva “chiuso” dalla pianura disseminata di paludi. Penso, poi, che verso il 1200 a.C. , epoca in cui si svolsero i fatti ,il Circeo non era certamente un’isola o se lo era, soltanto un breve tratto di mare lo separava dalla terra ferma, per cui né un navigatore esperto come Odisseo né un poeta come Omero, che conosceva bene cosa fosse un’isola, avrebbero potuto confondersi a tal punto. Qualcuno dirà: ma Omero o altri narrano ciò che hanno sentito dire. Ma allora come si fa ad asserire che è quella la località in cui dimorò la maga Circe? Ti racconto. Un giorno, d’estate, il maestrale era impetuoso e faceva ondeggiare le canne. Io e mio fratello stavamo nella vecchia casa di mia nonna ai Conti. Non potendo andare in barca, decidemmo di fare un’escursione sulla Guardia. Il sole picchiava, come soltanto sull’Isola sa fare, ma il forte vento mitigava sia la calura sia lo sforzo della salita. Tutta la fatica svanì quando giungemmo sulla sommità della collina. Lo spettacolo che si presentò ai miei occhi e al mio animo fu indescrivibile. Sotto di noi il mare spumeggiante, al largo una nave che si nascondeva e riappariva tra le onde, l’occhio si perdeva nella vastità del mare , mi sembrava di essere sospeso tra cielo e mare. Tutto intorno non si udiva nulla all’infuori della voce del vento che correva, a folate, nella macchia e faceva sbattere un vecchio ferro arrugginito contro un muro della casa abbandonata. Ebbi la certezza della munificenza del Creatore e scese in me una grande serenità; come non rimanere inebriati? ( non oso paragonarmi al grande Poeta che probabilmente ebbe la stessa sensazione sul monte Ventaux). Forse anche Odisseo, che, si sa, è l’emblema dell’uomo mai sazio di conoscere, sempre alla ricerca del nuovo e dell’avventura anche a costo della vita, volle salire sulla sommità, forse per conoscere i luoghi o per vedere dove drizzare la prua e percepì la medesima sensazione. Per quanto riguarda la toponomastica molte volte, si sa, spesso gli antichi davano il nome di un eroe o di qualche altro personaggio dopo il toponimo, come, ad esempio, Roma non deriva da Romolo ma viceversa. Orbene la maga è colei che ammalia che non fa pensare, che tramuta gli uomini in “ porci”. Penso, quindi, che l’Isola talmente bella e ricca di flora e di fauna, terrestre e marina, con approdi sicuri da ogni parte, come una bella donna abbia talmente ammaliato Odisseo ed i suoi compagni che essi decisero di rimanere lì per un anno intero. Ciao Pasquale
rosanna
10 Novembre 2012 at 19:16
Caro Franco
perché voler cercare la risposta a una domanda che di per sé sarebbe bene non porsi? Non lasciarti trascinare nel vortice dell’ineffabile piacere di sentirti parte di un qualcosa di antichissimo che noi oggi vediamo attraverso la lente distorcente del tempo come il bello, ma ancor di più, come “ciò che non si potrà mai scordare”, perché poi tale è il mito. Certo questa posizione di rendita alimenta l’immaginario poetico, ma non certamente la verità storica, anche se in taluni casi il mito ha dato l’imbeccata alla storiografia o all’archeologia.
Il tentativo di accaparrarsi i luoghi dei miti è molto antico perché in essi sono immerse le radici della storia umana: erano la qualificazione dell’ identità dei popoli. Oggi non se ne sente più la necessità, del resto i miti di oggi (perché tuttora l’uomo si crea dei miti) hanno un altro spessore ( grande fragilità, identificazione di masse amorfe riconoscibili attraverso comportamenti simili segmentati.. .) e un’altra funzione (sopravvivere da individui, con l’assorbimento di una maschera identificativa, in un mondo massificato..)
Monsignor Dies si è speso parecchio per affermare che Ponza è l’omerica Eea. Ora se vogliamo discutere amabilmente di dove potesse essere collocata l’isola di Circe, dobbiamo prima sapere a quali greci ci riferiamo quando parliamo di Ulisse, se ai Micenei o ai successivi greci, quelli che si definiranno Elleni. E questo perché si sa che l’Odissea impregna gli originari racconti dei viaggi micenei del punto di vista della società medevale ellenica, con tutte le manipolazioni legate al racconto orale e alle nuove conoscenze degli elleni, quando ormai hanno iniziato a navigare e a colonizzare le coste tirreniche.
Di sicuro la navigazione greca micenea era prevalentemente di piccolo e, al massimo, di grande cabotaggio; in tal caso ha ragione il tuo “bizzarro” interlocutore. Ma quando arrivano i colonizzatori elleni nel Tirreno, trovano navigatori che praticano la navigazione di altura, come i fenici-cartaginesi, stanziati anche in Sardegna e per loro Ponza è ad Oriente. Di sicuro ci sono stati rapporti tra di loro, ma perché mai i greci avrebbero dovuto subire un’imposizione terminologica geografica dai loro concorrenti, quando si sentivano abbastanza padroni delle zone in cui si stavano stanziando?
Come vedi ci si può impelagare in una discussione senza né capo né coda: è sempre velleitario ritenere per certa la collocazione geografica di un luogo mitico. Perciò non credo che sia il caso di insistere sulla coincidenza Ponza-Eea; pensa che le stesse Colonne d’Ercole vengono attribuite a luoghi diversi (stretto di Gibilterra, stretto di Messina, Stretto dei Dardanelli…) e non parliamo della discesa all’Ade (lago di Averno, la piana di Ammoudia col fiume Acheronte…). Accontentiamoci di sapere che esiste un luogo mitico, l’isola di Eea, laggiù verso oriente, dove gli uomini non guidati più dalla ragione ma dai loro istinti, diventano porci, animali.. e mi pare che sia un buon mito da collocare all’inizio della civiltà umana.