di Pasquale Scarpati
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Poco tempo fa è apparso sul sito un articolo sul Casentino (leggi qui) che mi ha fatto ricordare un mio viaggio. Così nella calura me ne sono andato lassù, al fresco.
Un caro abbraccio agli amici di Ponzaracconta da
Pasqualino
Casentino, Poppi (da https://www.toscana.info/arezzo/provincia/poppi/)
Il Casentino
Nel luglio del 1984 la statua di San Romualdo ai cui piedi sgorgava una copiosa sorgente d’acqua, ci accolse nella frescura degli ombrosi alberi. Tutto questo già risollevava l’animo e lo spirito, per noi che venivano, già allora, da una tremenda calura.
Il viaggio in auto era stato piacevole anche se non c’era ancora l’aria condizionata e la “bretella” romana era in costruzione per cui bisognava transitare, giocoforza, per il raccordo anulare. In compenso il traffico era molto più scorrevole. O forse si sopportavano meglio gli “ impedimenti”!
Alloggiavamo in una struttura a metà strada tra il monastero e l’eremo. La cucina era ottima (per la prima volta, a me titubante, fecero gustare la trota). La cuoca mise a nostra disposizione un fornello della cucina per preparare il cibo per la nostra bambina di appena due anni.
Il castagno ‘Miraglia’, (fotografia di inizio ‘900, da Wikipedia)
Lunghe passeggiate all’ombra dei grandi alberi e lungo i sentieri. Ad un certo punto: un secolare castagno con un incavo talmente grande da “ospitare un tavolino”. Dei coniugi di Montepulciano (lui direttore didattico) andavano lì, ogni anno, dicevano per rigenerarsi, pur essendo il loro paese già in collina.
Ci dissero che tra le tante ville, immerse nel verde, c’era anche quella di Amintore Fanfani. Non ne vidi nessuna.
Due fatti mi sono rimasti, particolarmente impressi.
Il primo, un fenomeno naturale: durante una passeggiata, dopo l’imbrunire, in un versante della montagna notammo, milioni di lucciole che s’aggiravano nel bosco come le fiammelle del girone infernale dove è punito Ulisse. Eppure era il mese di luglio! Ma, ohibò, sull’altro versante della montagna: neanche una.
Il secondo un “fenomeno” umano.
Nelle lunghe passeggiate, notammo, ogni tanto ai lati della strada, delle aree che ospitavano dei barbecue con accanto della legna pronta da ardere. Tutto ben curato e ben pulito. Chiunque se ne poteva servire. Non c’era nulla fuori posto. Un giorno, durante una della solite passeggiate, notammo una carta appallottolata sull’ asfalto. Sola soletta. Quando tornammo, dopo circa mezz’ora, la carta era… sparita. Eppure non spirava un alito di vento! Abbiamo pensato che, probabilmente, fosse passata una pattuglia della “forestale” che costantemente vigilava e controllava! È buona norma, infatti, esporre avvisi, cartelli scritti anche a carattere cubitali ma ancor meglio è il controllo assiduo ed efficace ma non “becero”. Ciò, credo, sia valido dappertutto ed in ogni settore!
Il Santuario francescano della Verna
Ci siamo tornati ancora per un paio di volte. Abbiamo visitato: La Verna, dove S. Francesco ebbe la stimmate; Poppi con i suoi lanifici (ampio acquisto di tessuti perché particolari e belli); Bibbiena; la piana di Campaldino celebre per la battaglia a cui partecipò anche il Poeta, spingendoci fino a Vallombrosa.
C’eravamo proposti di andare a vedere le sorgenti del Tevere sul monte Fumaiolo, ma fino ad ora non ci siamo ancora riusciti: “promesse di Pasquale”!
Nota (a cura della Redazione, da Wikipedia, ibidem)
Il Casentino è una delle quattro vallate principali della Provincia di Arezzo, situata nel nord della Provincia.
Secondo il glottologo Silvio Pieri, Casentino ha origine da una forma aggettivale da Casuentum (Umbria), come antroponimo o nome di famiglia (Casuentini); il toponimo è citato nel 1008; è attestata nel Casentino la forte presenza di popolazioni appartenenti agli antichi Umbri.
L’attrattiva turistica del Casentino è da ricondursi prevalentemente ai suoi ambienti naturali e al suo isolamento geografico.