Ambiente e Natura

Rachel Carson sulla biologia marina

segnalato dalla Redazione

 

Della figura e dell’opera di Rachel Carson i lettori de sito conoscono abbastanza.  Di lei e del suo libro più famoso, già abbiamo parlato più volte: in occasione di una  recente Giornata della Terra (Earth Day), il 22 aprile 2023 e anche prima (leggi qui). Ma la presentazione,  di gran lunga  più completa, arricchita dalla bibliografia, è stata fatta da Serenella Iovino su queste pagine:
https://www.ponzaracconta.it/2023/10/12/la-serie-i-guardiani-della-terra-di-serenella-iovino-4-rachel-carson/
Riprendiamo contatto con la scienziata e scrittrice in occasione della riedizione di un suo libro.

Quando Rachel Carson scriveva dalla parte delle creature marine
di Ilaria Zaffino – da la Repubblica di domenica 7 luglio 2024
In libreria l’opera di esordio della biologa americana

«L’inverno attanagliava ancora le terre del nord quando i piovanelli arrivarono sulle coste di una baia la cui forma ricordava una focena che salta, ai margini della tundra gelata in territori desolati. Di tutti gli uccelli costieri migratori, furono tra i primi ad arrivare». È con un linguaggio decisamente poetico che Rachel Carson ci impartisce una delle sue esemplari “lezioni di meraviglia”, tanto per citare uno dei libri di questa grande biologa marina, madre riconosciuta dell’ambientalismo e scrittrice straordinaria, scomparsa troppo presto, a soli 57 anni, nella primavera di 60 anni fa.

Ora, prendendo a pretesto questo anniversario tondo della morte dell’autrice, la casa editrice Aboca — specializzata in libri scientifici e divulgativi o in narrativa che ha per tema la natura — prosegue l’operazione di riscoperta e valorizzazione dei suoi scritti portando in libreria Storie dalle profondità del mare. È il primo libro di Rachel Carson e quello che lei ha amato di più, pubblicato per la prima volta nel 1941 con il titolo Under the Sea Wind, dunque vent’anni prima di quella Primavera silenziosa che nel 1962 le diede la grande notorietà che merita.

Primo titolo di una trilogia dedicata al mare (gli altri due, Il mare intorno a noi e La vita che brilla sulla riva del mare risalgono alla prima metà degli anni ’50), nasce negli anni in cui Rachel Carson lavora come biologa marina al Dipartimento per la Pesca degli Stati Uniti, anzi è a questo incarico strettamente legato.

È lo stesso dipartimento a commissionarle infatti un articolo come introduzione a un report governativo sulla vita marina. L’articolo però verrà scartato, in quanto ritenuto “troppo letterario” e mancante di quel freddo distacco che l’ingessato linguaggio scientifico dell’epoca richiedeva.
Pubblicato poi da un mensile culturale, attirò l’attenzione della casa editrice Simon & Schuster che le chiese di ampliarlo e trasformarlo nel libro che ora abbiamo tra le mani. In cui l’autrice racconta la vita di tre abitanti dell’oceano, un piovanello, uno sgombro e un’anguilla, avvalendosi proprio di quella prosa evocativa, quasi fiabesca, che resterà la sua cifra distintiva, ma soprattutto assumendo il punto di vista dei tre animali.

Piovanello comune (Calidris ferruginea) – in inglese curlew sandpiper,  silverbar – è un limicolo di dimensioni medio piccole, caratterizzato da un becco piuttosto lungo, nero e arcuato verso il basso e delle zampe anch’esse lunghe e nere. Insieme al piovanello tridattilo (Calidris alba) è un uccello della famiglia degli Scolopacidae.

«Sono stata successivamente un piovanello, uno sgombro, un’anguilla e altri cinque o sei animali», scrive provando a spiegare la sua scelta di evitare la prospettiva umana. Cosa che del resto le riesce benissimo. Per esempio quando descrive la nascita di Scomber — lo sgombro dal profilo slanciato, vagabondo dei mari — nelle acque superficiali del mare aperto, settanta miglia a sudest dalla punta occidentale di Long Island: «Si affacciò alla vita sotto forma di un minuscolo globulo non più grande di un seme di papavero, alla deriva negli strati superficiali dell’acqua verde pallido».
O quando ci presenta il “laghetto dei tarabusi”: «Si chiama così perché non passa mai primavera senza che alcuni di questi schivi uccelli nidifichino tra le canne che lo costeggiano, quanto agli strani richiami simili all’ansimare di un mantice, che essi emettono ondeggiando nascosti in un confondersi di luci e ombre, qualcuno pensa si tratti della voce di uno spirito invisibile del lago. Ogni primavera una moltitudine di piccole creature vi entra dopo aver viaggiato per duecento miglia dal mare: hanno una forma curiosa, sembrano piccoli segmenti di sottili bacchette di vetro, più corte del dito d’un uomo. Sono giovani anguille, nate nel mare profondo ed Eel è una di loro».

L’uso dei nomi propri – Silverbar il piovanello, Scomber lo sgombro, Eel l’anguilla – non fa che accentuare l’attitudine all’immedesimazione dell’autrice che, antropomorfizzando gli animali, ce li rende ancora più vicini.
Uscito solo un mese prima che l’attacco a Pearl Harbor portasse in guerra gli Stati Uniti, cosa che non ne favorì la diffusione, resta un libro profondamente letterario che, tradotto in Italia nel 1955 e poi mai più – fino a oggi – ristampato, va assolutamente riscoperto.

Storie dalle profondità del mare di Rachel Carson (Aboca, trad. di Isabella C. Blum, pagg. 236, euro 26)

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