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È stato grazie al Premio Strega…

di Patrizia Maccotta

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È stato grazie al Premio Strega…
(…e all’opera di Tommaso Giartosio, Autobiogrammatica)

Pensavo che non avrei più scritto. Le storie, le immagini, le frasi, la lingua intera mi avevano abbandonata.
Ma…ma… Ecco cosa è successo. Il gruppo di lettura al quale ho aderito, il gruppo della splendida Biblioteca Europea di Roma, è stato scelto quest’anno come giuria (popolare?) del Premio Strega. Dodici libri da leggere.
Tante – troppe per me – parole scritte! Pensavo di non farcela! Eppure ci sono riuscita, o quasi: otto libri concorrenti letti su dodici per la scelta della cinquina.
E le parole mi hanno avvolta nelle loro spire. Con la soddisfazione di trovare uno dei libri prescelti che aveva superato la prima selezione.
Sorpresa, alla cinquina è stato aggiunto un sesto libro: Autobiogrammatica di Tommaso Giartosio, edito da Minimum Fax. Non lo avevo letto.


Una biografia basata sull’analisi e l’amore per le parole (italiane e anche inglesi, visto che Giartosio è bilingue). Malgrado il loro abbandono, le parole mi sono sempre piaciute molto: i loro suoni, la loro etimologia, i nomi delle piante. E poi, quale migliore antidoto per ritrovarle!

Tommaso Giartosio è pure lui innamorato delle parole.
Come Daniel Pennac che nel suo Journal d’un corps (Storia di un corpo), del 2012, decide di scrivere una biografia attraverso un diario – che il protagonista lascia dopo la sua morte alla figlia – unicamente basato sulle reazioni del suo corpo dai dodici anni fino alla fine, così Giartosio decide di raccontarci la sua vita basandosi sulle parole, il lessico familiare e non, che lo hanno avvolto dalla sua infanzia in poi!

Che modo originale per svelarsi ai propri lettori! Una biografia basata sulle parole. E non solo le parole italiane, pure le parole in lingua inglese!
Conoscevo già il nome e la voce di Tommaso: conduce infatti, con Loredana Lipperini, una trasmissione sui libri di RAI 3 che ascolto spesso: Fahrenheit. Ma Tommaso è anche uno scrittore amante dei viaggi ( ha pubblicato il resoconto di un suo viaggio in Africa, in Eritrea, nel 2019, che si intitola Tutto quello che non abbiamo visto; ha pubblicato pure un originale ‘viaggio’ attraverso la città di Roma: L’O di Roma, presso Laterza). È dunque uno scrittore. È il redattore di Nuovi Argomenti. Ha lavorato per tanto tempo all’ufficio stampa di Famiglia Arcobaleno di cui è ancora garante.
Insomma, è anche un romano (nato a Roma nel 1963) come me. È uno scrittore impegnato, amante di viaggi, una persona abituata a giocare con le parole. Forse, per un poco di tempo, me le avrebbe restituite.
Così ho deciso di prendere in prestito il suo libro in biblioteca ( che aveva messo i prescelti per il Premio a nostra disposizione) e ne sono rimasta …rapita!

Autobiogrammatica si divide in due sezioni: Presa di parola e Abecedario.
La prima sezione inizia con un divertente malinteso su… Salvo Lima e la mafia (capitolo La Frase infelice, frase che l’autore pronuncia davanti ad amici siciliani) e con la considerazione che “anche la battuta più infelice, più goffa e lambiccata e fuori luogo è scandalosamente felice.” Contiene una gioia perché introduce al potere dei nomi e al linguaggio che “è tutto ciò che può essere sognato”. Tommaso aggiunge: “Se la parola Salvo era sia corruzione che purezza, la parola Lima mi serviva per chiudere l’alternativa, per evadere – Lima le sbarre, scappa, fuggi! Mi piaceva o no quella parola aveva due facce, entrambe abrasive”. E da queste considerazione il testo va in discesa e in risalita per capire la relazione tra le parole e la morte, la politica e l’amore.

La seconda sezione, Abecedario, entra nel vivo della prima metà del titolo: Autobiogra…fia o Autobiogrammatica?).
“Il linguaggio esiste in quanto si contrappone al silenzio”. Il silenzio è il linguaggio del padre – ufficiale di marina – che viene definito dalla sua onestà, dal suo rigore e dal suo Ò.òòòlaà pronunciato come un grido festoso e affettuoso quando ritorna a casa.
E con le parole del padre e le sue Giartosio traccia la storia del genitore che educa i suoi tre figli con la massima “Fatti non parole” e con la sua coerenza.


La lingua dell’infanzia farà capire allo scrittore che “la parola e la scrittura saranno tutto per lui” nato nell’anno del Lessico Familiare di Natalia Ginsburg e cullato dalla lingua fantasiosa della madre fatta di massime, proverbi e di dialetto, lingua golosa di parole – e dalla lingua inglese, una seconda lingua madre per i tre fratelli Giartosio, parlata con le ragazze alla pari chiamate in casa.
La presenza della madre è molto forte. Questa donna imponente, originale, gli comunicherà l’amore per le parole come un nutrimento, lei che da vecchia “è viva ma non parla più. Domani morirà. Morirà e il suo linguaggio resterà solo in chi la ricorda. (…) Ce l’ho dentro”. Le parole che salvano dunque dalla perdita assoluta gli esseri amati che non ci sono più perché si depositano in fondo a noi.
E poi le parole dei compagni di scuola, di quelli che menano, di quelli che guardano o ci sono amici. E le parole dei nomi degli animali, del loro rapporto con l’infanzia (nei capitoli Voce – Giochi e libri), le parole che ama Tommaso piccolo che si definisce come un “bambino totemico”.
Il suo totem è il topo! Così lui, laureato alla Sapienza in lettere nel 1987, studente all’università californiana di Berkeley che ottiene un PHD in letterature comparate, diventerà un topo di biblioteca!

L’autore passerà in seguito a parlare dell’alfabeto puro, delle varie lettere, vocali e consonanti – ovviamente in inglese ed in italiano – segni ‘materici’ tracciati come disegni. All’amore per la grafia si accompagna, infatti, l’amore per il disegno che srotola segni e linee come le parole.
“Scrittura come disegno. Disegno come scrittura” ci dice “quel ragazzo olivastro che è un grafico nato” , come lo definì il suo insegnante di tecnica della scuola media.
Le parole lo descriveranno, pertanto, nei suoi rapporti con i compagni e con i libri amati, nel suo fare e sentirsi diverso dagli altri, nelle sue prime emozioni adolescenziali.

Un testo originale, molto originale, dotto senza essere pedante, intimo e sincero e spesso ironico, che ci fa riflettere sulla vita e sul mezzo straordinario che ha l’uomo per comunicare: le parole. La storia di una vita che corrisponde alla storia delle lingue ascoltate, scritte e parlate.
L’ Alfabeto, l’Alpha e l’Omega , la Nascita e la Morte… La nostra Vita.
Un libro da leggere, da assaporare, da gioire e… da vincere premi!

Qualche immagine delle pagine, presa a caso durante la lettura

2 Comments

2 Comments

  1. Fabio Lambertucci

    3 Luglio 2024 at 18:41

    Grazie a Patrizia Maccotta per la bella e ‘invogliante’ recensione.
    Tommaso Giartosio lo conoscevo. Ne ho scritto sul sito nel sett. 2020 in: Omofobia in camicia nera. San Domino. L’isola dei femminielli, in cui cito il saggio “La città e l’isola. Omosessuali al confino nell’Italia fascista (Donzelli editore, 2006), di cui Giartosio è coautore, assieme allo storico Gianfranco Goretti.

  2. Patrizia Maccotta

    3 Luglio 2024 at 19:26

    Ricevo due messaggi sulla posta privata e li giro al sito perché possono essere utili a tutti.

    Da Emilia Alessi
    Che bello, Patrizia, come hai saputo spiegare bene i motivi che fanno di questo libro, a quanto pare per niente affatto capito da molte giurie, una perla originale e affascinante tra volumi più scontati e banali. Giartrosio parla di sé, ma in questo modo invita a riflettere e ripensare al nostro rapporto con le parole e a costruire la propria autobiogrammatica con scherzosa ironia e tenera nostalgia.

    Da Beatriz Pasolin (Bea)
    Ciao Patrizia come stai e dove stai? Sei la nostra cara “hormiguita viajera” (*)
    Tante grazie per il tuo commento su Giartosio, scritto in un modo coinvolgente, preciso, scorrevole, piacevole a leggere che – non lo dico per ‘piacioneria’ -, mi è piaciuto molto davvero.
    Anche a me Autobiogrammatica piace, ma devo essere sincera, lo sto leggendo a pezzetti… un po’, poi lascio, perché non riesco a seguirlo per tutte le sue 400 pagine di seguito; richiede concentrazione e ho i miei limiti, ma con costanza arriverò alla fine. Il tuo commento mi invoglia a continuare.
    Complimenti ancora, un abbraccio e a presto

    (*) – Piccola formica viaggiatrice (Bea è uruguaiana)

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