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Giacomo Leopardi e le tasse

di Fabio Lambertucci

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Si dice che solo due fatti della vita sono certi: la morte e le tasse. Per la prima non si può far niente, per la seconda ci si può ingegnare in vari modi. Anche le grandi menti lo fanno, in fondo, i soldi son soldi…

Dall’Archivio Segreto Vaticano ora Apostolico è sbucata fuori da qualche mese una lettera autografa del grande poeta e filosofo Giacomo Leopardi (1798-1837) al nunzio apostolico alla corte di Napoli, mons. Gabriele Ferretti (1795-1860), futuro cardinale, scritta dalla città partenopea il 24 settembre 1836, in un periodo di particolari ristrettezze economiche del letterato, costretto a chiedere aiuto agli amici.
Nella lettera Leopardi si lamenta con il diplomatico vaticano perché “…per errore mi hanno compreso fra i contribuenti alle spese della guardia civica di questa capitale. In oltre sono venuti i Gendarmi dove abito ed hanno esatto finora carlini sedici. Mi raccomando all’Eccellenza Vostra Reverendissima tanto per la recupera di detta piccola somma quanto per la mia totale esenzione da tal contribuzione, che come suddito di Sua Santità (Dio Grazia) non m’appartiene”.
Proprio lui che aveva definito nel 1821 il Vaticano “covile della superstizione, dell’ignoranza e de’ vizi”!

Ecco il testo integrale:

A Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Ferretti Nunzio Apostolico presso Sua Maestà Siciliana.

Eccellenza Reverendissima, io dimoro come Voi sapete da lungo tempo in Napoli, e per errore mi hanno compreso fra i contribuenti alle spese della guardia civica di questa capitale. In oltre sono venuti i Gendarmi dove abito ed hanno esatto finora carlini sedici. Mi raccomando all’Eccellenza Vostra Reverendissima tanto per la recupera di detta piccola somma quanto per la mia totale esenzione da tal contribuzione, che come suddito di Sua Santità (Dio Grazia) non m’appartiene e la otterrò dalla giustizia dell’Eccellenza Vostra Reverendissima.

Napoli 14 Settembre 1836 – Conte Giacomo Leopardi. 

Monsignor Sergio Pagano, Prefetto dell’Archivio Apostolico Vaticano, nel libro-intervista “Secretum. Papi, guerre, spie: i misteri dell’Archivio Vaticano svelati dal Prefetto che lo guida da un quarto di secolo” (Solferino, 2024) dell’editorialista del “Corriere della Sera” Massimo Franco, così chiosa: “Era un po’ tirchio. Non voleva pagare le tasse, Leopardi. Curioso”.

Fabio Lambertucci (Santa Marinella, Roma)

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Nota della Redazione
Un testo esemplare, su Gli italiani e le tasse è di Giorgio Manganelli. È stato pubblicato qui

Immagine di copertina: Domenico Morelli –  Ritratto di Giacomo Leopardi, 1842, ritenuto dai conoscenti come il più fedele all’aspetto fisico del poeta (fonte: Wikipedia)

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