Ricorrenze

Ancora per Giacomo Matteotti, a cento anni dalla morte

segnalato dalla Redazione un articolo di Antonio Scurati su la Repubblica

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Si moltiplicano le iniziative per ricordare Giacomo Matteotti nell’anniversario dei cento anni dalla sua morte. Abbiamo pubblicato l’annuncio del Convegno a Forio d’Ischia (leggi qui).

Domani gratis con la Repubblica uscirà un libro a lui dedicato:

Antonio Scurati

Qui di seguito un articolo uscito su la Repubblica dei venerdì 7 giugno, di Antonio Scurati, una dei massimi esperti italiani del ventennio fascista; sua la trilogia sul regime (1) di cui  M. Il figlio del secolo ha avuto anche una apprezzata messa in scena teatrale a opera di Massimo Popolizio [sul sito leggi qui (di Patrizia Maccotta) e qui (a cura della Redazione)].

ANNIVERSARI
Perché Matteotti è stato ucciso tante volte
di Antonio Scurati

Il 10 giugno di cento anni fa, il leader socialista fu massacrato dai fascisti. Ma, prima ancora, il suo omicidio iniziò a consumarsi nella calunnia e nell’isolamento che spensero una voce libera
Andrebbe ricordato non soltanto come vittima, ma per le sue tante attività e per le sue qualità politiche
Il suo è il profilo di un uomo mite, di un marito devoto, di un padre condannato all’assenza dalla persecuzione

Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. E fu assassinato su mandato morale di Benito Mussolini, il fondatore, guida e idolo del fascismo. Modalità barbariche e mandante del delitto elevarono immediatamente l’omicidio a emblema di ogni altro crimine fascista proclamando una verità non controvertibile: la violenza politica omicida è stata — e sempre rimarrà — una componente essenziale del fascismo. La tragica morte di Matteotti rese evidente ai contemporanei — e a noi cento anni dopo — che lo squadrismo è l’essenza stessa del fascismo: un Capo, un branco di uomini in armi, la necessità di un nemico da annientare, la violenza (fisica o verbale) come orizzonte intranscendibile della lotta politica. A questa brutale semplificazione la mentalità fascista riduce la vita umana, allora come oggi.

Furono in cinque ad attendere Matteotti sotto casa il 10 di giugno del 1924, Amerigo Dùmini più quattro squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Mussolini. L’onorevole Matteotti, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.
Mussolini fu immediatamente informato. Cercò di insabbiare le prove del crimine con ogni mezzo, mentì spudoratamente su di esso di fronte al Parlamento. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.

Purtroppo, l’anniversario del crimine fascista induce a commemorare Matteotti prevalentemente come vittima. Anche il podcast che qui si annuncia verrà intitolato alla morte del leader socialista e non alla sua vita. È questa, infatti, una delle conseguenze secondarie, ma non minori, della violenza: gli uomini che la subiscono vengono declassati a vittime, la loro complessa identità tende a ridursi alla sola qualità puntiforme della vittimizzazione. Ciò da luogo a una forma di oblio, a un ulteriore annientamento: si viene considerati e ricordati non per ciò che si è fatto, pensato, scritto ma soltanto per ciò che si è subito.

Matteotti andrebbe invece ricordato per le sue tante attività, per le sue qualità di rappresentante del miglior socialismo italiano e, dunque, di irriducibile antifascista; andrebbe ricordato per il suo ragionato eppure intransigente pacifismo (fu l’unico socialista riformista a scontare tre anni di confino); per il suo “gradualismo”, cioè per un’azione riformatrice tesa allo sviluppo graduale del capitalismo verso un socialismo democratico, sostanzialmente estraneo a i metodi violenti (il che fece di lui, in un’epoca di forsennati, sedicenti rivoluzionari di destra e di sinistra, un bersaglio dei contrapposti odi di fazioni polarizzate agli estremi); per l’estrema competenza, dedizione e tenacia con cui svolse suo dovere di parlamentare (esaminò a fondo il bilancio dello Stato e denunciò l’illegalismo fascista non soltanto in campo penale ma anche elettorale e amministrativo); andrebbe, infine, ricordato il suo profilo di uomo mite, di marito devoto, di padre condannato all’assenza dalla persecuzione (lo struggente carteggio con la moglie Velia rende testimonianza di fragilità, tormenti, perfino della sua intima disperazione).

Poi, certo, non si deve dimenticare calvario e martirio del leader socialista. Il martirio fu atroce, il calvario fu lungo, sconsolante e sconsolato. Come avrebbe detto il poeta, Giacomo Matteotti fu ucciso molte volte prima di essere ammazzato. Fu ucciso dall’indifferenza degli ignavi, dal tradimento dei compagni inclini al compromesso o all’oltranzismo velleitario, soprattutto fu ucciso in vita dal vile accanimento dei fascisti che lo avevano eletto a nemico. Lo bandirono dalla sua casa, dalla sua terra, lo sequestrarono, lo torturarono, lo braccarono per anni con una persecuzione spietata. E, sopra ogni altra cosa, lo oltraggiarono, lui uomo integerrimo, nella reputazione prima che nel corpo, uccidendolo un poco ogni giorno con la calunnia, il discredito, la diffamazione.

A lui, erede di una ricca famiglia di agrari che aveva sposato la causa dei miserabili, rimproveravano con meschini cenni di scherno di essere “il socialista impellicciato” (oggi lo taccerebbero di essere un radical chic).

Soltanto in questo modo, mettendo la morte orribile di Giacomo Matteotti nella prospettiva della sua vita operosa, se ne comprende e riceve il lascito. Io credo che consista nel significato autentico, pieno e durevole della parola “antifascista”. Giacomo Matteotti ci insegnò che essere antifascista non significa abbandonarsi a un conato di mero contrasto, essere contro qualcosa o qualcuno, magari fino al punto di farsi ammazzare. Matteotti ci insegnò, piuttosto, che l’antifascismo dischiude un ampio ventaglio di valori positivi, di azioni propositive, di passioni creative.

L’antifascismo, a dispetto del suo prefisso, è innanzitutto a favore, è per qualcosa, prima di essere contro; è per la democrazia, dunque contro il dispotismo (sia esso dittatura aperta oppure autocrazia, autoritarismo, intolleranza); è per la pace, dunque contro la guerra (salvo in rarissimi casi di necessità); è per il progresso, dunque contro la reazione; è per la ragione, dunque contro la violenza; è per la legalità, dunque contro l’illegalismo; è per il lavoro, dunque contro lo sfruttamento; è per la comunione internazionale tra i popoli, dunque i nazionalismi (in ogni declinazione, compreso quella sovranista); per la tenue speranza nel futuro contro la rabbiosa nostalgia del passato, per la fragile bellezza del Parlamento contro la seduzione dell’uomo forte, per i diritti di tutti contro l’arbitrio dei molti.
«Vasto programma», commenteranno i cinici con il loro eterno ghigno di supponenza. Sì, vasto programma.
Oggi come ieri. Ieri come oggi.

[Di Antonio Scurati – Da la Repubblica del 7 giugno 2024]

Prima dell’assassinio. Giacomo Matteotti esce dal Parlamento pochi giorni prima di essere massacrato dai fascisti
(immagine dall’articolo di Repubblica)

 

Note

Tra i  libri di Antonio Scurati, la serie incentrata sul dittatore italiano e il regime fascista prevede l’uscita di un quarto volume finale.

  • I. M. Il figlio del secolo, Collana Narratori italiani, Milano, Bompiani, 2018 [vincitore del Premio Strega 2019]
  • II. M. L’uomo della provvidenza, Collana Narratori italiani, Milano-Firenze, Bompiani, 2020.
  • III. M. Gli ultimi giorni dell’Europa, Collana Narratori italiani, Milano-Firenze, Bompiani, 2022.
  • IV. (in preparazione)

***

Appendice-integrazione del 13 giugno 2024 (cfr. Commento della Redazione)

Poste Italiane comunica che oggi 10 giugno 2024 viene emesso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy un francobollo commemorativo di Giacomo Matteotti, nel centenario della scomparsa, relativo al valore della tariffa B pari a 1,25€.

Tiratura: duecentocinquantamilaventi esemplari
Foglio: quarantacinque esemplari.
Il francobollo è stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia, su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente.
Bozzetto a cura di Mattias Hermo.
La vignetta raffigura un ritratto di Giacomo Matteotti, autorevole politico italiano, più volte deputato alla Camera nel 1919, 1921 e 1924.
Completano il francobollo le legende “GIACOMO MATTEOTTI”, le date “1885 – 1924”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.

L’annullo primo giorno di emissione sarà disponibile presso lo sportello filatelico dell’ufficio postale di Fratta Polesine (RO).
Il francobollo e i prodotti filatelici correlati, cartoline, tessere e bollettini illustrativi saranno disponibili presso gli Uffici Postali con sportello filatelico, gli “Spazio Filatelia” di Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Roma 1, Torino, Trieste, Venezia, Verona e sul sito filatelia.poste.it.
Per l’occasione è stata realizzata anche una cartella filatelica in formato A4 a tre ante, contenente una quartina di francobolli, un francobollo singolo, una cartolina annullata ed affrancata, una busta primo giorno di emissione e il bollettino illustrativo, al prezzo di 20€.

 

 

1 Comment

1 Comments

  1. La Redazione

    13 Giugno 2024 at 06:35

    Solo oggi, con ritardo, prendiamo visione di un invio dell’Ufficio Comunicazione di Poste Italiane, che ci informa dell’emissione, nel centesimo anniversario della scomparsa, il 10 giugno 2024, di un francobollo dedicato a Giacomo Matteotti.
    “Poste Italiane comunica che oggi 10 giugno 2024 viene emesso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy un francobollo commemorativo di Giacomo Matteotti, nel centenario della scomparsa, relativo al valore della tariffa B pari a 1,25€.
    Tiratura: duecentocinquantamilaventi esemplari
    Foglio: quarantacinque esemplari.

    Il francobollo è stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia, su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente.
    Bozzetto a cura di Mattias Hermo.
    La vignetta raffigura un ritratto di Giacomo Matteotti (1885 -1924), autorevole politico italiano, più volte deputato alla Camera nel 1919, 1921 e 1924.

    La scheda completa di Poste Italiane e l’immagine del francobollo nell’articolo di base

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